DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI…
Francesco Maesano per “la Stampa”
Il concetto è sempre lo stesso: in Italia non c’è spazio per nuovi arrivi. Un’idea semplice che la nuova mistica leghista, che parla per immagini, ha saputo mettere al centro del dibattito pubblico. È così che nel pantheon del Carroccio di Matteo Salvini è entrata la ruspa.
La ruspa auspice dello sgombero coatto degli insediamenti di migranti irregolari, seguita dal rimorchiatore navale, di quel Claudio Borghi che dopo il venti per cento colto alle regionali in Toscana conta sempre più negli equilibri di via Bellerio.
Ma sovrapponendo i numeri alle immagini si scopre che qualcosa non torna. Lo dimostrano i dati dell’Idos, il centro studi che da 25 anni compila il suo dossier statistico sull’immigrazione che verrà pubblicato solo a fine ottobre. Gli stranieri che decidono di venire nel nostro paese sono meno degli italiani che se ne vanno.
Molti meno: emigra oggi emigra domani, a Londra abitano 250 mila italiani, l’equivalente di una città come Verona. Nella classifica per abitanti, Londra sarebbe la tredicesima città italiana. Ancora: nel 2014 nel nostro paese si sono trasferiti 92 mila cittadini di altri Paesi. Nello stesso periodo 155 mila italiani hanno spostato la residenza all’estero. Un rapporto di due a tre. Non è l’invasione evocata nei giorni dell’emergenza sbarchi.
Non solo. Il totale degli italiani all’estero sta per raggiungere quello degli stranieri sul territorio nazionale: 4,6 milioni i primi, 5 milioni i secondi. Un sorpasso che a questi ritmi potrebbe avvenire entro i prossimi cinque anni. C’è poi un dato, quello relativo alle nascite, che spiega come la popolazione italiana stia diventando “dipendente” dal flusso migratorio in entrata. In Italia il saldo negativo tra nuovi nati e nuovi morti è di 503mila contro 598mila. Numeri che hanno un precedente solo nel 1917-1918, al termine della prima guerra mondiale.
Anche le richieste di cittadinanza rallentano. Se nel 2012 erano 60 mila, e nel 2013 100mila, nel 2014 sono state 130mila. Molte, ma meno delle quasi 150 mila previste dal trend. Segno che la curva dell’interesse a vivere nel nostro Paese si sta abbassando. «Negli ultimi 40 anni – spiega Ugo Melchionda, presidente di Idos – l’Italia è stata uno dei grandi Paesi d’immigrazione in Europa siamo tra i primi cinque. In un prossimo futuro potremmo non essere più una prima scelta per i migranti».
«Chi dice che in Italia vengono troppe persone non si rende conto che i migranti hanno contribuito in termini reali alla ricchezza Paese. Il saldo – prosegue Melchionda – tra quanto hanno prodotto in termini di contributi fiscali e previdenziali e quanto abbiamo speso in termini di welfare e sicurezza per respingere gli irregolari è positivo. In un anno abbiamo guadagnato 4 miliardi. L’equazione della migrazione è favorevole al paese, non ai migranti.
Abbiamo avuto un milione e mezzo di persone impiegate in attività che gli italiani disdegnano. Il parmigiano reggiano senza gli indiani non lo faremmo più, lo stesso vale per la mozzarella di bufala. Nelle stalle ci sono i sikh, il lavoro del vaccaro è durissimo. Non ci sono domeniche, giorni liberi o feste comandate. Il made in Italy oggi in vetrina all’Expo non sarebbe possibile senza i migranti».
@unodelosBuendia
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