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Flavia Amabile per "la Stampa"
Non se l'aspettavano. Ma non solo loro, gli imputati, l'intero mondo della scienza e della sismologia non avrebbe mai immaginato di essere sconfessata in modo così netto e di veder smentire una delle poche certezze che esistono in fatto di terremoti: non si possono prevedere. La sentenza, infatti, fa in pochi minuti il giro della Terra, e non è detto che sia un merito ma più che altro che sei anni di carcere - più quasi 8 milioni di euro tra risarcimenti e spese giudiziarie - rappresentano per tutti un terremoto nel terremoto, e la voce di Enzo Boschi non nasconde nulla dello sbandamento di queste ore.
Allora era presidente dell'Istituto di Geofisica e Vulcanologia e soprattutto era il più grande esperto di terremoti, in Italia non esisteva quasi altra persona in grado di parlare con altrettanta competenza quando c'era da spiegare i complicati meccanismi delle faglie e delle scosse che così di frequente attraversano la Penisola.
«Sfido chiunque a trovare qualcuno che ricordi che io abbia mai rassicurato in caso di terremoti», risponde alla sentenza. E poi: «In pratica mi accusano di non aver previsto un terremoto». Ma sono le uniche parole che si riesce a fargli pronunciare. «Mi sento la testa vuota, non sono in grado di dire altro. Sono avvilito e disperato», ammette.
Gli altri imputati parlano anche meno: «Mi ritengo innocente di fronte a Dio e agli uomini», dice Bernardo De Bernardinis, oggi presidente dell'Ispra ed allora vice capo della Protezione Civile. Franco Barberi preferisce affidare al suo avvocato, Marcello Petrucci, ogni commento: «Una sentenza sbalorditiva e incomprensibile, in diritto e nella valutazione dei fatti. Non potrà che essere oggetto di profonda valutazione in appello».
La verità è un'altra e la svelano subito dopo i commenti a caldo tutti quelli che si occupano di terremoti da un punto di vista tecnico e scientifico. «Da oggi sarà molto difficile comparire in pubblico a parlare dell'attività sismica in atto in Italia, con la possibilità che i ricercatori possano essere denunciati per qualche omissione o per procurato allarme», afferma Stefano Gresta, l'attuale presidente dell'Ingv.
Questa sentenza «rischia di minare uno dei cardini della ricerca scientifica: quello della libertà di indagine, di discussione aperta e trasparente e di condivisione dei risultati. Condannare la scienza significa lasciare il campo libero a predicatori che millantano di saper prevedere i terremoti, rinunciando di fatto al contributo di autorevoli scienziati».
Giulio Zuccaro, docente universitario e consulente della Protezione Civile per il rischio sismico e vulcanico definisce la sentenza «una cosa ignobile per il Paese». «Trovo assurdo - spiega - che degli scienziati che mettono a disposizione della collettività le proprie competenze vengano coinvolti in questo modo».
E a questo punto chiede «un segnale forte della comunità scientifica al mondo politico affinché prenda atto del vuoto legislativo e intervenga. Non mi sento cautelato e ciò potrebbe portarmi a dimettermi da tutte le cariche». Gli fa eco Filippo Dinacci, avvocato di De Bernardinis e di un altro degli imputati, il direttore del servizio sismico del dipartimento della Protezione Civile, Mauro Dolce: «Questa sentenza avrà grosse ripercussioni sull'apparato della pubblica amministrazione: nessuno farà più niente».
Nessuno più vorrà occuparsi di terremoti o di protezione civile, insomma: è la sensazione espressa anche da molte parti del mondo politico. Lo teme il presidente del Senato Renato Schifani: «Chi sarà chiamato in futuro a coprire questi ruoli si tirerà indietro». Parole simili pronuncia il leader Udc Pierferdinando Casini. Si tratta di «una follia allo stato puro» e dopo questa sentenza che sancisce «l'obbligo professionale a non sbagliare» qualsiasi professionista chiamato a un incarico di questo tipo «si tirerà indietro».
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