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Nando Dalla Chiesa per il "Fatto quotidiano"
Davvero Erri De Luca ha detto così? Gli anni di piombo un' invenzione? Certo, perché non le ha prese lui le pallottole". Antonio Iosa è nel suo lettino all'ospedale di Niguarda, a Milano. Non può alzarsi, immobilizzato com'è tra flebo e cannucce. "Mi sento un prigioniero politico", scherza amaro. Ernia, una nuova operazione d'ernia. Ha settantanove anni, Iosa, e ne aveva quarantasette quando i brigatisti della colonna Walter Alasia fecero irruzione nella sezione della Dc di Quarto Oggiaro. Era il 1 aprile del 1980. I capelli bianchi, radi tra le basette ancora folte, segnano il tempo passato. Il viso segna altro.
Racconta il calvario che lo aspettava dopo quel giorno. Misero al muro lui e altri tre militanti democristiani, poi mirarono alle gambe. Così andavano colpiti, gli urlarono in faccia, "i servi di Cossiga". In realtà l'immigrato pugliese tutto era fuorché uomo della repressione. I terroristi erano bravissimi, per giustificare i delitti, a diffamare le loro vittime. Iosa era stato il fondatore del circolo "Perini", una delle più importanti realtà associative milanesi di periferia. Integrazione sociale, cultura, lotta alla marginalità , pace, dialogo.
Luogo di incontro di amministratori e di contestatori. Molti i pugliesi e i siciliani che grazie al circolo, giunto oggi al suo cinquantesimo anniversario, riempirono di senso la loro nuova cittadinanza. Molti i giovani che poterono sentire dal vivo intellettuali, sindacalisti, sindaci, magistrati o cardinali e preti di frontiera. Da allora Iosa non ha mai smesso la sua lotta in difesa delle vittime del terrorismo, della memoria di chi non c'è più, dei diritti dei familiari o dei sopravvissuti. Convegni, pubblicazioni, mostre, dibattiti, lettere ai giornali.
Sempre pronto a dare una mano anche alle vittime delle stragi nere o di Stato e a quelle della mafia. Disposto a riconoscere agli ex terroristi il diritto al reinserimento, ma intransigente verso ogni rimozione; o verso ogni giustificazione o apologia mascherata della lotta armata.
Tanto che proprio lui, il "servo di Cossiga", guidò agli inizi degli anni novanta la protesta di familiari e vittime contro il "Picconatore", accusato di essere più sensibile alle ragioni dei terroristi delle varie sigle che non a quelle di chi ne aveva subito la violenza. Gli diede del "servo di Curcio" per quella familiarità compiaciuta verso i militanti del terrore, che lo aveva portato a fare anche da testimone di nozze a uno di loro.
Per questo sgrana gli occhi incredulo quando gli raccontano dell' intervista di Erri De Luca di due settimane fa a "8 e mezzo": "Gli anni di piombo? Saranno stati di piombo per gli idraulici, perché ancora non c' era il Pvc", ha chiosato beffardo lo scrittore, quasi a confermare la legge sciagurata che vuole i grandi intellettuali italiani particolarmente inclini a dir castronerie quando siano in ballo i drammi del paese. Non ne ha parlato nessuno, di quel passaggio cinico, perché anche il paese dorme più che mai il sonno della ragione.
"Si vergogni", riesce a dire Iosa a stento. Per poi distillare poche parole in più: "Certo, perché a lui non hanno sparato, e nemmeno hanno ammazzato suo fratello o suo figlio o un suo genitore. Queste persone non hanno rispetto. Lo vogliono per sé o per quei loro amici o compagni o conoscenti che fecero certe scelte. Ma lo negano a noi. Sento sempre dire che uccisero per nobili motivi, ma io non penso che ci siano motivi nobili per i quali si possono uccidere brave persone che non sono in guerra con nessuno".
Per me, sembra dire, sono stati anni di piombo sul serio; e non facevo l'idraulico. Non si è arresa certo da allora la sua attività sociale, perché il Perini ha continuato a macinare dibattiti e iniziative, compresa quella - una vera sfida - del cinema in periferia. Non si è fermato il suo impegno per una società solidale. Ma nel frattempo ha tenuto un conto molto particolare, chiamiamolo il conto dell'idraulico.
Si è segnato il numero degli interventi chirurgici che ha dovuto subire per aiutare la sua capacità di "deambulare" (ormai in queste cose parla come un medico...) dopo la gambizzazione. Sono trentaquattro, trentaquattro interventi, "alcuni più pesanti altri più leggeri". Spesso è stata colpa delle complicazioni, che fanno nascere patologie complesse.
"Anche adesso, per esempio, mi hanno operato d'ernia. Non mi sento di dire che sia per la ferita alla gamba, però ogni volta il medico che interviene nota delle anomalie e io allora devo spiegare «mi hanno sparato alla gamba tanti anni fa»...". Non è riuscito, invece, a tenere il conto esatto delle visite specialistiche. Quelle sono oltre quota centoventi, "ma più preciso non posso essere".
Ora, alla soglia degli ottanta, ha una preoccupazione quasi ossessiva: che la memoria di quegli anni non venga più difesa. Per questo da tempo ha quasi passato la staffetta a un giovane. A un trentenne. Si chiama Giorgio Bazzega. Suo padre era maresciallo della Digos e venne ucciso proprio da Walter Alasia a Sesto San Giovanni nel 1976. Iosa se lo coltiva, lo presenta in pubblico come una specie di figlio-erede. E in questi giorni ha invitato, dal suo lettino di Niguarda, anche se "sono qui in croce", a partecipare all'intitolazione del parco Teramo a Milano alla memoria di Andrea Campagna. Poliziotto, figlio di immigrati calabresi, ucciso il 19 aprile del â78 davanti al portone di casa della fidanzata . Tra gli assassini, secondo la legge italiana, Cesare Battisti. Perseguitato politico per la legge brasiliana, con lettera di garanzia, pensa te la storia, di Francesco Cossiga.
1 erri deluca 001cort erri deluca michele masneriGIUSEPPE COSSIGA ANTONIO IOSACESARE BATTISTI Brigate Rosse
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