DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Marco Gorra per “Libero quotidiano”
Finirà che la persona cui Vincenzo De Luca dovrà tributare il massimo ringraziamento per il riuscito insediamento alla guida della regione Campania sarà Raffaele Cantone. Cioè il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione. Cioè la massima incarnazione della via renziana alla compenetrazione tra giustizia e politica. Cioè la stella polare cui l’opinione pubblica guarda per trovare la giusta via ogni volta che cosa pubblica e malaffare si intrecciano.
Cioè l’ultima persona a questo mondo da cui l’ex sindaco di Salerno potesse aspettarsi un qualsivoglia aiuto. E invece da Cantone arriva un assist che nemmeno Pirlo. Non fosse bastata l’apertura arrivata in mattinata dal ministro dell’Interno Angelino Alfano (il quale aveva ribadito che prima di procedere alla sospensione di De Luca «bisogna attendere la proclamazione» in quanto il vincitore delle ultime regionali risulta «candidabile ed eleggibile»), a stretto giro arriva quella recapitata dal presidente dell’Anticorruzione.
L’apertura di Cantone consiste nell’indicazione di ben venticinque punti di criticità nella famigerata legge Severino e delle relative modifiche che si rendono necessarie. Intuibile come il provvedimento in questione non ne esca benissimo: l’intero corpo della legge consta di 85 commi, che diviso per le venticinque sottolineature arrivate dall’Autorità dà come risultato il poco lusinghiero score di un comma su tre da buttare.
VINCENZO DE LUCA - MATTEO RENZI
Diversi gli ambiti su cui interviene l’organismo presieduto da Cantone proponendo ipotesi di modifica, integrazioni di lacune, soluzioni di imprecisioni contenute nelle norme attuative. Secondo l’Autorità serve un coordinamento tra le norme sulla inconferibilità degli incarichi e quelle su incandidabilità e sospensione. In più, ci sono «divergenze» sui reati elencati e sulle conseguenze legate alla loro graduazione e gravità.
MATTEO RENZI E VINCENZO DE LUCA
Tra le lacune segnalate dall’Anticorruzione ci sono la mancata disciplina delle inconferibilità a livello nazionale (con grave disparità di trattamento con i livelli regionali e locali), la limitazione alle sole figure apicali della disciplina relativa alle aziende sanitarie, la mancata armonizzazione delle divergenti discipline circa le conseguenze sull’incarico (sospensione) per condanne penali non definitive, alcune definizioni incerte che hanno prodotto rilevanti problemi applicativi, l’incertezza nella piena distinzione tra amministrazione controllante e enti controllati.
Il passaggio che interessa i destini di De Luca e della regione Campania è quello relativo alla necessità di istituire un coordinamento legislativo tra le ipotesi di inconferibilità degli incarichi per condanna non definitiva previste da uno dei decreti attuativi della legge 190 anticorruzione, ossia il 39/2013, e le ipotesi di sospensione dalla carica previste dall'altro decreto attuativo, il 235/2012.
MATTEO RENZI E VINCENZO DE LUCA
In pratica, un potenziale conflitto tra regolamenti da cui De Luca ha tutto da guadagnare. Tanto l’impatto che in serata interviene Cantone in persona: «Lo scopo di questa azione», spiega il magistrato parlando col direttore di Huffington Post Lucia Annunziata, «è di dimostrare che tutto il chiacchiericcio che sostiene che ci stiamo muovendo per favorire De Luca è una stupidaggine».
MATTEO RENZI E VINCENZO DE LUCA
Secondo Cantone, «il nostro è un lavoro che abbiamo cominciato da mesi, e che abbiamo presentato oggi perché stanno per scadere i termini di presentazione degli emendamenti al Ddl Madia». E su De Luca? «Queste raccomandazioni non gli fanno né caldo né freddo. Sicuramente nessuna di queste proposte va a suo vantaggio», conclude il magistrato.
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