
DAGOREPORT - CHE LA CULTURA POLITICA DEI FRATELLINI D’ITALIA SIA RIMASTA AL SALTO NEL “CERCHIO DI…
Carmelo Lopapa per "la Repubblica"
Meno elettori ai seggi, ma alla fine gli osservatori sostengono che non ci sarà la fuga di massa dal voto sulla scia dell'antipolitica. I dati dell'affluenza registrano il 52-53 alle 22 ma il dato conclusivo, scommettono i sondaggisti, si dovrebbe attestare intorno al 75 per cento. Ben cinque punti meno rispetto al 2008, comunque nulla a che fare con la débâcle del voto siciliano di ottobre, né con le più fosche previsioni della vigilia. Una scommessa, appunto, tutta da verificare. In ogni caso, tutti gli analisti concordano: se voglia di protesta c'è, si canalizza nel voto e non nell'astensione.
«Dove le mettiamo la neve e il ghiaccio per tutto il giorno di ieri? - fa notare Nicola Piepoli - . Sono mancati all'appello giusto gli anziani. Ma oggi il recupero ci sarà e alla fine si arriverà poco sotto il dato del 2008». La pensa così anche Alessandra Ghisleri, responsabile di Euromedia Research.
«La partecipazione c'è. Lo avevamo riscontrato nelle ultime dichiarazioni dei campioni. L'elettore ha compreso che ha poche ore di tempo per essere attore, soggetto attivo, fino alle 15 di oggi. Poi sarà solo spettatore. E osservando il web stiamo riscontrando parecchia indecisione: in molti chiedono e si consigliano, meglio la protesta o il voto tradizionale? Buon segno, c'è voglia di partecipazione. Alla fine noi stimiamo una partecipazione finale attorno al 75,9 per cento».
Più o meno le stesse percentuali che registra Antonio Noto, responsabile di Ipr marketing. «Proprio nel momento di crisi, gli italiani si mobilitano. Comprendono che c'è la possibilità di incidere non solo sulla politica ma anche sull'economia spicciola della propria famiglia, sul proprio benessere. Non si spiega altrimenti l'afflusso nonostante il maltempo in tutta Italia». E il malcontento?
«Ci sono vari elementi di novità . C'è Grillo da una parte, lo stesso Monti o Ingroia. Chi più, chi decisamente meno, ha influito sulla partecipazione. Gli astenuti alla fine saranno intorno al 25 per cento». Tutto secondo le previsioni, secondo Alessandro Amadori di Coesis Research. Perché «la partecipazione alle grandi tornate è una costante della tradizione italiana». L'affluenza scende negli anni, «ma in modo lento e progressivo e un'astensione al 25 è fisiologica rispetto a 15-20 anni fa, quando l'elettorato era
maggiore ma anche molto più ideologizzato.
Queste elezioni sono più importanti delle precedenti: «Finisce la Seconda Repubblica, c'è una fase economica e sociale di forte instabilità e questa è la sola possibilità che la gente ha per pesare. Io non mi aspettavo affatto, un crollo. Ed è inutile negare che si vada verso una buona affermazione del voto di protesta».
Insomma, per dirla con Roberto Weber di Swg, «qualcuno ha di certo raccolto l'insoddisfazione. Grillo e Monti sono le vere incognite. Ma è un'equazione: se Grillo sarà alto, le coalizioni sono basse. Se le coalizioni alte, Monti sarà basso». Decisioni last minute? Per nulla: «Gli italiani, popolo che risparmia di più al mondo, hanno deciso per tempo».
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