NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON…
Giordano Stabile per "La Stampa"
à stato un bellissimo fine settimana per Bashar al Assad. Assediato da due anni e mezzo da una rivolta popolare che si è trasformata prima in guerriglia e poi guerra totale, il presidente siriano non gustava due giorni così, di fila, dai tempi dell'ascesa al potere. Cameron bocciato a Westminster, Obama in mezzo al guado. E lui che fa il comandante in capo. «Possiamo difenderci da qualsiasi attacco - ha detto all'ospite di ieri, il presidente della commissione Esteri del parlamento iraniano, Aleddin Burujerdi -. Lo stiamo già facendo, ogni giorno combattiamo i terroristi sostenuti dall'esterno, Usa in testa».
Un commendo più freddo, sottile, rispetto alle battute degli altri notabili. Che descrivono il presidente americano come uno zimbello, «uno che si è arrampicato su un albero e non sa come scendere» (l'ambasciatore all'Onu Bashar al Jafari), «oggetto di scherno da parte di tutto il mondo (il vicepremier Qadri Jamil), mentre il vice ministro degli Esteri Fausal Moqdad invita il Congresso Usa a non ascoltare il presidente e il segretario di Stato John Kerry, e a dar «prova di saggezza».
Assad invece insiste sul tema di una Paese «in lotta contro il terrorismo». Logo che appare sulle tv siriane, come su quelle dell'Egitto all'opera nello sradicare i Fratelli musulmani, alleati degli insorti siriani. Stesso logo che appariva sulle tv americane dopo l'11 settembre.
Le minacce americane, insiste il raiss, «non piegheranno la Siria e non le faranno dimenticare la lotta ai terroristi». Un eventuale attacco «si ritorcerebbe contro i Paesi che l'hanno cominciato, i grandi perdenti saranno gli Stati Uniti». Il raiss insiste sul terrorismo. Cinque giorni fa avvertiva che gli stessi ribelli legati ad Al Qaeda oggi appoggiati dall'Occidente potrebbero riversarsi in Europa, anche con le armi chimiche rubate dai suoi arsenali. Il peggiore incubo per i governi occidentali. E il dubbio capitale nella loro strategia: colpire Assad per far vincere gli jihadisti ha davvero senso?
Nella settimana che separa dal voto al Congresso Damasco giocherà tutte le sue carte propagandistiche. Già ora sui tweet amici compare Kerry, nel 2009, che strige la mano al raiss. E pigerà il freno, per qualche giorno, sulla repressione militare, anche se ieri in tutto il Paese ci sono stati 70 morti negli scontri, denuncia l'Osservatorio siriano per i diritti umani. Chi ha masticato questo week end è la Coalizione dell'opposizione siriana.
«Ad Assad è stata data luce verde dalla comunità internazionale», ha commentato Musab Abu Qatada, del Consiglio militare di Damasco. Parlava da una zona sotto controllo dei ribelli ad ovest della capitale, vicino ai quartieri colpiti dalle bombe chimiche. La Coalizione, con il leader Ahmed al Jarba, chiede al Congresso e alla Lega Araba di dare il loro appoggio ai raid. Ma soprattutto di avere armi: «Fermiamo la distruttiva macchina da morte del raiss».
NANCY PELOSI BASHAR AL ASSAD BASHAR AL ASSAD JOHN KERRY ASSAD CON LA MOGLIE A CENA CON SARKOZY CARLA BRUNI JOHN KERRY E LA MOGLIE TERESA HEINZ A CENA CON BASHAR AL ASSAD LA DINASTIA ASSAD JOHN KERRY OBAMA
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