DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…
Francesco Bonazzi per “la Verità”
Si aspettavano le dimissioni del consiglio d' amministrazione, al governo, e adesso ad Autostrade per l' Italia non gliene fanno più passare una. Ieri il cda del gruppo controllato dalla famiglia Benetton si è riunito a Roma per fare il punto dopo la tragedia di Genova e ha ribadito la convinzione di non aver nulla da rimproverarsi, arrivando a parlare di «puntuale adempimento degli obblighi concessori». Immediata e durissima la replica del ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli: «Siamo all' indecenza».
Mentre il vicepremier Luigi Di Maio ha consigliato ad Autostrade «di tacere». Non tace invece un grande esperto come l' ex ministro Pietro Lunardi, ingegnere che ha una società di progettazione di gallerie e lavora da sempre anche con Autostrade: «Il governo che firmò la concessione poco prima delle nuove elezioni fu quello di Massimo D' Alema».
Era il 1999 e fu un regalo con la «r» maiuscola agli amici di Ponzano Veneto.
Nonostante il dialogo tra sordi con il governo gialloblù, ulteriormente irritato per i tentativi di scavalcamento con Giovanni Toti sulla ricostruzione del ponte, Autostrade non ha cambiato il suo management.
Una scelta sulla quale pesa anche l' attesa per le mosse della magistratura genovese: la lista degli indagati per la strage colposa che tutti attendono dirà se il procuratore capo Francesco Cozzi guarda più ad Autostrade o al ministero delle Infrastrutture. E così, ieri, il consiglio d' amministrazione si è riunito con sulle spalle un titolo Atlantia (la holding che controlla Autostrade) che dal 13 agosto ha bruciato 5,7 miliardi di capitalizzazione (su 20,5).
FABIO CERCHIAI E GIOVANNI CASTELLUCCI
Sotto la guida del presidente Fabio Cerchiai e dell' amministratore delegato Giovanni Castellucci, come si legge nella nota emessa al termine, si è fatto il punto su una serie di iniziative, come «gli aiuti alle famiglie colpite che hanno interessato più di 200 nuclei familiari, le iniziative di ripristino della viabilità cittadina, le ulteriori iniziative di agevolazione del pedaggio e l' avanzamento del progetto di demolizione e ricostruzione del ponte».
il ponte di genova e le case sottostanti
Fin qui tutto bene, solo che nel prosieguo del comunicato spunta una specie di autoassoluzione preventiva. Ecco il punto che ha scatenato la polemica: «Il consiglio di amministrazione ha preso atto degli elementi di confutazione alla lettera del ministero delle Infrastrutture datata 16 agosto 2018 predisposti dalle strutture tecniche della società ed ha confermato il proprio convincimento in merito al puntuale adempimento degli obblighi concessori da parte della società».
Ovviamente, la difesa puntuale di Autostrade sarà poi inviata al dicastero guidato da Toninelli nei termini previsti dalla lettera di contestazioni. Il ministro non l' ha davvero presa bene e ha risposto immediatamente via Twitter, anche lui a Borsa aperta: «È incredibile sentir parlare Autostrade di "puntuale adempimento degli obblighi" dopo una tragedia con 43 morti, 9 feriti, centinaia di sfollati e imprese in ginocchio. Siamo all' indecenza.
Rimetteremo le cose a posto e ridaremo sicurezza e servizi ai cittadini che viaggiano».
Di Maio ha invece dispensato un consiglio spassionato: tacere. «Autostrade dice di aver fatto "un puntuale adempimento degli obblighi concessori" previsti dalla convenzione con lo Stato», osserva il leader del Movimento 5 stelle. Che poi aggiunge via Facebook: la nota del cda «me la sono riletta tutta attentamente. Far crollare il ponte causando 43 morti non era nel contratto.
pietro lunardi, gian maria gros pietro, silvio berlusconi, gilberto benetton e vito gamberale
Dai Benetton ci aspettiamo solo le scuse e i soldi per la ricostruzione del ponte, che non faranno loro. Per il resto consiglio ad Autostrade di tacere... Gli italiani non ne possono più delle loro dichiarazioni fuori luogo».
Pungente anche Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio: «Quello che è successo è talmente eclatante che non capisco come non possa essere ritenuta responsabile anche Autostrade, oltre a chi doveva vigilare».
E mentre ogni giorno di più si delinea il quadro di amicizie tra la privatizzata Autostrade e il centrosinistra, compensato dalla quasi simmetrica preferenza del concorrente Gavio per il centrodestra, l' ex ministro forzista Lunardi mette sotto i riflettori Massimo D' Alema. E questo nonostante il «Leader Maximo» non sia mai andato d' accordo con Romano Prodi, invece amatissimo a Ponzano Veneto.
Lunardi, che con la sua Rocksoil è un grande esperto di gallerie e autostradale, ha raccontato a Tiscali News che quando è stato ministro (2001-2006) non ha mai neppure sfiorato la concessione ai Benetton. E sulla concessione d' oro del 1999 ad Autostrade, spiega che «di certo il governo in carica che la firmò poco prima delle nuove elezioni fu il governo D' Alema».
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