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"DELFIN” CURIOSO – DA DOVE ARRIVA LA NOTIZIA CHE LA HOLDING DEI DEL VECCHIO POTREBBERO LIQUIDARE IL…
Franco Bechis per “Libero Quotidiano”
Un giallo a casa della presidente della Camera. È finito infatti nei sotterranei di Montecitorio, in un angoletto al piano sotto del Transatlantico e dell' aula della Camera, un quadro di grandi dimensioni che creava qualche imbarazzo. Opera di un anonimo del XVII secolo, si titola "La Chiesa militante" e apparteneva originariamente al Museo di Capodimonte a Napoli.
Raffigura tre donne nude con in mano il Vangelo e le chiavi di San Pietro. Qualche pruderie istituzionale lo ha nascosto agli occhi dei più. Non si sa se la decisione sia stata avvallata dalla presidentessa della Camera, Laura Boldrini.
Bianconi spiega a Di Battista l' errore Pizzarotti
Siparietto in Transatlantico fra il deputato a 5 stelle Alessandro Di Battista e il vecchio lupo di mare della politica Maurizio Bianconi, ex tesoriere del Pdl oggi nei Conservatori e Riformisti di Raffaele Fitto. È stato lui a fermare il membro del direttorio grillino che come sempre cortesemente sta ad ascoltare tutti.
«Avete fatto una gran bischerata con Pizzarotti», ha ringhiato l' aretino Bianconi, spiegando: «Dovevate lasciarlo seccare come un giglio di campo, e il Pizza si sarebbe risolto da solo. Invece facendone una vittima gli avete dato acqua fresca e nuova linfa, così vi fregherà».
ALESSANDRO DI BATTISTA SERVE LE PIZZE
Di Battista ha sorriso, e tentato si spiegare: «Abbiamo solo applicato le nostre regole...», ma è stato interrotto da un sonoro: «Che bischeri siete!». Così Bianconi si è lanciato una una filippica militare, con paragoni assai arditi: «Non avete capito che non c' è bisogno di vincere tutte, proprio tutte le battaglie per riuscire a vincere la guerra. Questa era la strategia di Hitler, che poi la guerra ha perso per questo motivo. State facendo come lui. E invece dovete lasciare perdere, perché ci si mette di impegno solo per vincere le battaglie importanti, le altre le lasci stare e hai una possibilità così di essere alla fine il vincitore della guerra».
Di Battista ha sgranato gli occhi, ma non ha replicato nulla, sorridendo. Conosce anche lui il vulcanico Bianconi, avversario di Matteo Renzi fin dai suoi primi passi di Firenze. E ha capito che era un messaggio affettuoso, di chi in fondo fa il tifo per loro, che sono la sola alternativa in campo al Pd...
Il pompiere Rosato spegne il fuoco della democratica
Marina Sereni, vicepresidente della Camera del Pd, si sta battendo come un leone per un precario vigile del fuoco delle sue parti che vorrebbe sia stabilizzato. Per questo assedia il suo capogruppo, Ettore Rosato, che evidentemente ha una seconda vita da pompiere o comunque è assai esperto su come spegnere il fuoco. «Dimmi, Ettore, ma il concorso per la stabilizzazione si farà?», chiede tremebonda la poverina. E lui affettuoso la rassicura: «Ti assicuro di sì, entro luglio tutto a posto».
Orfini poco cortese con la nipote della Montalcini
L' ingegnere Piera Levi Montalcini, nipote del celebre premio Nobel e senatore a vita Rita, è capolista del Pd alle elezioni comunali di Roma con Roberto Giachetti candidato sindaco. Ma non viene da quel partito: il cognome conta, e magari serve in campagna elettorale ad attrarre qualche voto. Però a farla inserire in quelle liste ci hanno pensato i Moderati di Giacomo Portas, per cui lei era in consiglio comunale a Torino. E il peccato di origine ha un suo peso.
orfini tra i banchetti pd a roma
Per la sua campagna la vulcanica signora fa tutto da sola: si è stampata i tradizionali santini, e anche 200 mila depliant da infilare nelle buche delle lettere. Ci pensa lei a spese sue. Ma vorrebbe anche fare un pizzico di campagna elettorale coordinata con qualche candidato del Partito Democratico nei consigli municipali.
Non ci riesce però, e davanti a Montecitorio una mattina lei stessa se ne lamentava con alcuni deputati del Pd: «Ho chiamato Matteo Orfini almeno quattro volte negli ultimi giorni. Non mi ha mai risposto, né richiamato. Capisco che avrà tanti impegni, ma almeno un pizzico di cortesia...».
Louis Vuitton fa felice l' Ingegnere
carlo de benedetti fedele confalonieri 2
Carlo De Benedetti ha una fortuna sfacciata: da qualche giorno l' ingegnere si è messo in tasca, attraverso la sua società Romed, un maxi-dividendo che viene da Parigi, dalla società controllata Montaigne 51: ben 55 milioni di euro.
Fortunato perché questo regalo inatteso da Oltralpe viene da un affare immobiliare chiuso nella capitale francese il 14 dicembre 2015, esattamente un mese dopo gli attentati della tragica notte del Bataclan. Quando a Parigi sembrava impossibile riuscire a vendere uno sgabuzzino, De Benedetti è riuscito a piazzare per 110,115 milioni di euro (al lordo delle commissioni) una parte consistente del palazzo di proprietà a quel numero civico che era occupata da negozio, show room e uffici di Céline, la casa di moda controllata da LVMH del finanziere francese Bernard Arnault.
domenico gramazio e alessandra mussolini
La plusvalenza è stata straordinaria, anche se il palazzo era stato comprato in epoca di corsa dei prezzi del mattone e i locali venduti nel momento peggiore: 89,9 milioni di euro. Ripagato il debito della società con quel mega incasso, e messo qualcosina da parte per il futuro, De Benedetti ha incassato il maxi-assegno.
La nipote del Duce si era offerta a FdI. C' è la prova video
C' è un misterioso tweet di Guido Crosetto, già fondatore e primo presidente di Fratelli di Italia e oggi manager dopo avere abbandonato la politica attiva. Commentava uno spiffero apparso proprio su Libero, dove si raccontavano le indecisioni di Alessandra Mussolini che un giorno si è offerta allo stato maggiore di Fratelli di Italia come possibile capolista alle elezioni comunali e il giorno dopo ha chiuso lo stesso identico accordo con Forza Italia.
Crosetto ha scritto: «E pensa che pensando fosse un passaggio storico, qualcuno l' ha pure filmata mentre lo diceva». Esiste davvero un video che ritrae la Mussolini mentre s' offre a Giorgia Meloni? Crosetto assicura di sì, e che quel tweet non era una battuta. Fabio Rampelli, il Gabbiano che oggi è angelo custode della Meloni, sgrana invece gli occhi: «Non ne so nulla, eppure c' ero. Mi sembra impossibile...».
Risarcite Lamberto La giusta battaglia del duro Anzaldi
lamberto sposini su instagram 8
Michele Anzaldi, il renziano del Pd che si occupa di Rai è ormai divenuto il vero erede di Epurator-Francesco Storace per la sua mania di chiedere teste di personaggi della tv di Stato. Ora però ha iniziato un altro tipo di guerra. Una buona battaglia: quella per il risarcimento a Lamberto Sposini, ex conduttore colpito da un ictus proprio mentre stava per entrare in trasmissione e soccorso con qualche ritardo decisivo.
Questa volta la Rai c' entra poco, è con il tribunale di Roma che ce l' ha Anzaldi. Perché ha respinto la causa di risarcimento intentata da Sposini, che ancora oggi vive le tragiche conseguenze di quel che gli è accaduto. Ma ha concesso un milione di risarcimento a Ivana Vaccari, celebre volto di Rai Sport (famosa per le numerose gaffes in diretta), per colpa di un demansionamento subito quattro anni fa.
Sposini fatica a vivere e ancora non riesce a parlare. Per lui nessun danno. Alla Vaccari invece è stata riconosciuta una invalidità permanente del 7% per le «sofferenze psicologiche patite sul lavoro». Fate voi il parallelo...
Cala il velo del Pd sui soldi ai partiti senza testimoni
A proposito di nuova legge sui partiti, dopo mille polemiche e anche grazie al pressing del Movimento 5 stelle, si è squarciato un pizzico il velo sui finanziamenti e le donazioni dei privati ai partiti. Per decenni di storia repubblicana quel problema non c' è stato. I finanziamenti ai partiti anche ai tempi di Giulio Andreotti e di Bettino Craxi per legge dovevano essere pubblici e conoscibili da qualsiasi elettore.
Chi versava soldi a un partito doveva effettuare una dichiarazione congiunta ("io li verso/ io li ricevo") che veniva depositata alla tesoreria del Parlamento, ed era consultabile da qualsiasi cittadino italiano iscritto nelle liste elettorali. Poi è arrivato il magnifico duo Enrico Letta-Matteo Renzi e la nuova magnifica legge sui finanziamenti ai partiti. Che per la prima volta nella storia ha dato un calcio nel sedere alla trasparenza e ammesso la possibilità di finanziamenti segreti.
Esistono ancora le dichiarazioni congiunte, ma non possono essere rese pubbliche e consultate se non accetta chi versa i soldi ai partiti, che così si sono trasformati in società segrete. Il pressing e la pioggia di emendamenti stava per mettere fine a questo incredibile biennio di oscurantismo.
Ma si è messo di mezzo Antonello Soro, garante della privacy, ed ex dirigente prima di Dc, poi di Ppi, Margherita e infine Pd. Il Garante con la scusa di proteggere la privacy dei cittadini, vuole garantire soprattutto quella dei partiti che amano tanto giocare alle società segrete. Ha mediato Matteo Richetti, e alla fine è venuto fuori il compromesso. Sotto i 5 mila euro di donazione, nessun obbligo di trasparenza: i contributi sono tutti segreti.
Fra 5 e 15 mila euro vale la legge sulla privacy, per cui i finanziamenti sono conoscibili solo se accetta di rivelare il suo nome il donatore (cosa che solitamente preferisce non fare). Sopra i 15 mila euro invece scatta l' obbligo di trasparenza. Un po' meglio di questo biennio, ma ancora peggio della vituperata prima Repubblica (dove- è vero- i soldi ai partiti venivano solitamente dati in nero violando la legge, che sulla carta stabiliva trasparenza).
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