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Ugo Magri per "La Stampa"
«Pronto, pronto, non sento, ripetimi per cortesia... Scusa, ma qui a San Vittore le linee sono molto disturbate...». Perfino mentre la nave berlusconiana affonda lui, Capitan Silvio, si conferma inarrivabile barzellettiere. A tutti quanti lo chiamano afflitti, credendo di trovare all'altro capo del telefono un uomo affranto, ripete la gag del carcerato. Non che la stia prendendo a ridere, questo proprio no. Anzi, l'umore è pessimo. «Incavolato come una pantera», secondo chi l'ha sentito a notte fonda.
«Amareggiato», nella versione ufficiale di Bonaiuti. Però quantomeno con i suoi il Cavaliere ci tiene a mostrarsi impavido, perfino un po' «ganassa» come direbbero in Brianza. à arrivato alla conclusione che, salvo miracoli cui non crede più, la trattativa con il Pd è finita, e finita male. Tempo pochi giorni lo sbatteranno fuori del Senato. Ma non è solo quello. C'è dell'altro: la Corte d'Appello di Milano procede «come una Formula uno», ironizza la Santanché, e il 19 ottobre dichiarerà Berlusconi interdetto dai pubblici uffici.
Come se non bastasse, giù dal Colle è rimbalzata fino ad Arcore la voce secondo cui l'eventuale provvedimento di grazia non si trasformerebbe comunque in un colpo di spugna, cancellando la pena principale e pure quelle accessorie (decadenza, interdizione, incandidabilità ). Per cui, di tutte le ragioni che l'avevano indotto negli ultimi giorni a mostrarsi attendista, forse addirittura disponibile a un passo indietro dalla politica, non ne è rimasta in piedi una soltanto. Conclusione ribadita a tutti: «Venderò cara la pelle».
Domani all'ora di pranzo sono convocati a Montecitorio i gruppi Pdl della Camera e del Senato, un'adunanza straordinaria che si giustifica solo con annunci di forte, drammatico impatto sul Paese. Sembra la platea su misura per dichiarare impossibile la convivenza con chi (la sinistra) si comporta «come un plotone d'esecuzione», cercando a tutti i costi di umiliare l'avversario più odiato, di cacciarlo dal Parlamento prima ancora che vi provveda tra meno di 40 giorni la Corte d'Appello con l'interdizione...
«Il Pd avrebbe potuto almeno aspettare che provvedessero i giudici», è il lamento dei «colonnelli» berlusconiani affranti. Tanto Brunetta quanto Schifani, i due capigruppo, non lasciano spazio all'immaginazione, dichiarano chiaro e tondo che la misura è colma. Perfino nel caso in cui Berlusconi scegliesse di tacere, di lasciar fare, di tenere quello che Gasparri definisce scettico «un atteggiamento socratico» e bevesse la cicuta della decadenza, l'assemblea dei parlamentari Pdl a quel punto si trasformerebbe in una folla tumultuante, con le «colombe» più risolute degli stessi «falchi» nel pretendere le dimissioni immediate dei ministri. I quali forse oggi si riuniranno tra loro per concordare le ultime mosse prima che sul governo Letta cali il sipario.
Già , perché le oscillazioni del pendolo berlusconiano, un giorno intrattabile e l'indomani quasi conciliante, sembrano esaurite. Non più tardi di mercoledì scorso il Cavaliere era sul piede di guerra e, ispirato dal suo amico produttore cinematografico Tarak Ben Ammar, prefigurava in privato «tante manifestazioni spontanee in mia difesa che spuntano un po' dappertutto, prima dieci persone, poi cento, poi mille... proprio come nella rivoluzione in Egitto».
Successivamente i fedelissimi Confalonieri e Letta, con l'aiuto dei figli e della fidanzata Francesca, l'avevano molto calmato, al punto che durante weekend sembrava escluso ogni sgambetto al governo. Lui stesso mai si sarebbe aspettato che il Pd tirasse avanti per la sua strada senza neppure un tentennamento.... Come si regolerà adesso, Berlusconi? Non chiederà la grazia a Napolitano, questo risulta sicuro. à prevalsa la tesi dell'avvocato Ghedini, molto scettico sull'utilità effettiva di un atto di clemenza presidenziale.
Il condannato pare viceversa orientato a chiedere l'affidamento in prova, che in caso di esito positivo avrebbe l'effetto di cancellare pure le pene accessorie. Casomai i servizi sociali gli venissero negati, Berlusconi si dice pronto ad affrontare la detenzione a domicilio che, confermano i suoi legali, non gli impedirebbe di fare politica. Tantomeno di guidare il centrodestra nella prossima campagna elettorale.
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