“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Antonio Castro per "Libero"
Spending review, secondo tempo. Ci aveva provato già Mario Monti, ferreo presidente del Consiglio di un governo d`emergenza, cooptando nel ruolo di commissario ai tagli Enrico Bondi. Ma il risanatore di Parmalat - gigante alimentare sull`orlo del fallimento salvato e poi polemicamente scalato dai francesi di Lactalis - ha preferito passare alla gestione del colosso dell`acciaio (Ilva) piuttosto che impantanarsi nella palude inestricabile dei tagli alla spesa pubblica.
Ora ci riprovano Enrico Letta e Fabrizio Saccomanni. L`annuncio - anticipato ma solo a parole già a giugno - di un piano chirurgico di tagli alla spesa (oltre 600 miliardi l`anno), è arrivato con grande clamore e poche prospettive, dal forum di Cemobbio. Il ministro dell`Economia, che i numeri della finanza pubblica li conosce meglio dei corridoi di Palazzo Koch, ha ipotizzato l`attivazione di una taskforce di esperti (Corte dei Conti, Istat, Banca d`Italia) per individuare i possibili tagli. Non che si aspetti clamorosi risultati, Saccomanni.
«Non si fa un favore a nessuno», ha messo le mani avanti, «facendo credere che c`è una grande forbice che può tagliare cifre di importo significativo dalla mattina alla sera. Si tratta di un lavoro faticoso che va portato avanti con determinazione e dettaglio». Il ministro tecnico - garante con Francoforte e la Bce della tenuta contabile dell`Italia - sa fin troppo bene che tagliare un centesimo di euro dai capitoli di spesa è come togliere ad un avaro il tesoro accumulato.
Tagliare i budget vuol dire ridurre i margini di manovra, tosare i collaboratori, insomma ridurre l`autonomia dell`organo politico. Sarà forse per questo che lo scaltro ex ministro Giulio Tremonti pensò bene di non impantanarsi in un dispendioso (quanto inutile) monitoraggio dei possibili tagli da attuare, preferendo passare al taglio lineare (5%) delle spese correnti.
Del resto neppure lo scandalo delle auto blu ha partorito grandi risparmi (ad agosto si è tornati mediaticamente a promettere tagli), e neppure si sono ridotte le spese sull` onda lunga dell`indignazione popolare per la mo le delle consulenze (1,3 miliardi) che ministeri vari e enti locali assegnano ancora con imperturbabile facilità . A credere poco al potere taumaturgico della task force (e del commissario mani di forbici), c`è anche parte del Pd.
A cominciare dal deputato David Ermini: «Sono passati oltre quattro mesi dall`insediamento del governo Letta. Un tempo sufficiente per avviare pratiche di risparmio nell`ambito della spesa pubblica e di eliminazione di costi inutili. Per semplificare veramente la burocrazia non serve l`ennesima commissione che ci dica che la burocrazia va semplificata». Di sicuro è partita già la gara per aggiudicarsi la poltrona di commissario. Tre mesi passati, insomma, solo per annunciare una squadra di tagliatori.
SACCOMANNIENRICO BONDIENRICO LETTA PUGNO CHIUSO saccomanni, alfano e letta
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