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Da "repubblica.it"
Basta con "espressioni di dileggio" e insinuazioni nei confronti dei giudici di Milano: ai vertici del Palazzo di giustizia del capoluogo lombardo non sono piaciute le parole usate martedì sera da Silvio Berlusconi, che nel suo intervento a Otto e mezzo su La7, intervistato da Lilli Gruber, ha definito "comuniste" e "femministe" le giudici titolari della sua causa civile di separazione con l'ex moglie Veronica Lario.
Giovanni Canzio e Livia Pomodoro, rispettivamente presidente della Corte d'appello e presidente del tribunale di Milano, hanno preso carta e penna per replicare nero su bianco alle parole del leader del Pdl.
Un comunicato che serve a Canzio e a Pomodoro per "respingere con fermezza ogni insinuazione sulla non terzietà dei giudici del tribunale componenti del collegio giudicante della causa Bartolini-Berlusconi" (Bartolini è il vero cognome di Veronica Lario), "essendo a tutti nota la diligenza e la capacità professionale delle stesse, quotidianamente impegnate nella fatica della giurisdizione nella delicata materia del diritto di famiglia".
Il presidente della Corte d'appello e la numero uno del tribunale ricordano a Berlusconi "la raccomandazione del comitato dei ministri della Giustizia del Consiglio d'Europa prescrive ai rappresentanti dei poteri esecutivo e legislativo di evitare, nel commento delle decisioni dei giudici, ogni espressione di dileggio che possa minare la fiducia nei cittadini nella magistratura e compromettere il rispetto sostanziale delle medesime decisioni".
I vertici dell'autorità giudiziaria milanese rimarcano infine "le norme del Codice del diritto civile consentono agli interessati di impugnare i provvedimenti giudiziari e sulla relativa impugnazione la Corte d'appello eserciterà , come di consueto, il puntuale controllo critico della decisione di primo grado per i profili di legittimità e del merito".
In base alla sentenza di primo grado emessa nella causa di separazione tra Berlusconi e l'ex moglie, il tribunale civile di Milano ha stabilito per Berlusconi un pagamento di 3 milioni di euro al mese nei confronti dell'ex moglie.
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