BANANA FOLLIES - IERI DA VESPA, OGGI SARÀ A “POMERIGGIO 5” CHEZ BRACHINO - E DOPO AVER BRIGATO PER LE ELEZIONI SUBITO, ORA VUOLE RIMANDARE AL 3 MARZO: COSÌ AVREBBE DUE SETTIMANE IN PIÙ SENZA “PAR CONDICIO” PER IMPAZZARE IN TV - CICCHITTO: “DOPO LA SBORNIA DELLE PRIMARIE PD, SIAMO ANCORA IN CREDITO” - BERSANI TEME L’URTO MEDIATICO DI SILVIO E VUOLE VOTARE IL PRIMA POSSIBILE - CENTRISTI E PIDIELLINI IN USCITA, SENZA LISTE NÉ CANDIDATI, SPERANO NEL RINVIO…

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1 - TV: BERLUSCONI OGGI A POMERIGGIO CINQUE
(ANSA) - Continua la maratona di Silvio Berlusconi in tv. Il cavaliere sarà intervistato oggi a Pomeriggio Cinque - intorno alle 17, su Canale 5 - da Claudio Brachino, direttore di Videonews.


2 - BERLUSCONI: CICCHITTO, TROPPO IN TV? SIAMO ANCORA IN CREDITO
(ANSA) - "Vorremmo capire il senso reale della lettera del Presidente Rai Tarantola e del dg Gubitosi alla Vigilanza": lo afferma il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, riferendosi ad un articolo apparso oggi su 'La Repubblica' ("L'invasione tv di Silvio fa scattare l'allarme Rai. 'Subito regole per i politici'"). "Infatti - prosegue - nessuno può dimenticare la super-presenza televisiva del Pd durata mesi per via delle primarie. Di conseguenza oggi il centrodestra e Berlusconi, rispetto a quella sovraesposizione, sono ancora ampiamente in credito".


3 - ELEZIONI, IL PDL VORREBBE UN RINVIO - BERLUSCONI ORA PUNTA AL 3 MARZO, "ALTRIMENTI SAREBBE UNA FORZATURA". MA IL PD FA BLOCCO E DICE NO
Ugo Magri per "la Stampa"

Come in certe commedie «noir», perfino le esequie della XVI legislatura sono oggetto di lite. È in corso un braccio di ferro Pd-Pdl sugli ultimi impegni del Parlamento sul punto di essere sciolto, col risultato che la data delle elezioni è avvolta da una nuvola di incertezza: andremo alle urne 17 o 24 febbraio? A destra vorrebbero votare addirittura il 3 marzo, ma su questo si può prevedere che Napolitano non gliela darà vinta, poiché ritardando troppo il voto crescerebbe a dismisura il rischio di un ingorgo istituzionale successivo, con un governo da far nascere e un nuovo Capo dello Stato da eleggere a metà aprile...

Chi vuole tardare Una settimana in più o in meno, con gli occhi della gente normale, fa poca differenza. Conta invece eccome nei calcoli dei politici: potrebbe derivarne un supplemento di speranza a chi è in ritardo e deve recuperare; o viceversa potrebbe significare il colpo di grazia ai tentativi di rimonta. Il Pd, inutile dire, voterebbe subito, anche domani.

I sondaggi lo danno vittorioso, quantomeno alla Camera, per cui non Bersani ha motivo di tergiversare; ha già indetto le primarie di collegio per il 29, dopodiché le liste dei candidati Pd saranno praticamente fatte. Al centro e sulla destra, invece, sono in altissimo mare. Monti sembra orientato a un forte sostegno delle liste di centro, ma si attende una sua parola definitiva.

Nel frattempo il «count down» procede implacabile: entro il 4 gennaio andranno depositati i simboli e dichiarate le alleanze, il 14 dovranno essere presentate le liste... Tutto questo, chiaramente, se si votasse il 17 febbraio. Il Pdl è in affanno, proprio in queste ore La Russa e la Meloni stanno traslocando verso un nuovo partito, da quelle parti nemmeno si capisce chi va con loro e chi rimane col Cavaliere. Il quale a sua volta gradirebbe ritardare lo scioglimento delle Camere perché così potrebbe impazzare in tivù (ieri sera è stato da Vespa) senza i vincoli della «par condicio»... Per farla breve: Berlusconi pretende uno slittamento delle elezioni, «una o due settimane» in più, altrimenti «sarebbe una forzatura».

LA MINACCIA DEL PDL
Il capogruppo Cicchitto solleva dubbi sulla legge di stabilità, senza la quale non si può andare dignitosamente al voto. Chiede tempo per esaminarla con calma. Doveva essere approvata entro domani ( il ministro Grilli ha garantito a Monti che non ci sarebbero ostacoli), in modo da permettere a Napolitano di sciogliere le Camere venerdì e convocare le elezioni il 17 febbraio. «Il Pdl non usi le Camere per i suoi problemi», tuona Bersani che, detto tra parentesi, oggi vola a Bruxelles per spiegare ai vertici Ue come la sinistra rappresenti una garanzia per l'Italia e anche per l'Europa.

Vista la frenata del Pdl, nei palazzi romani ora si domandano se il calendario potrà essere rispettato. Tanto più che è scoppiata un'altra grana, anch'essa in grado di allungare il brodo: entrambi i maggiori partiti sono furiosi per un passaggio del decreto varato l'altro ieri dal governo, con cui si evita la macchinosa raccolta di firme a quelle «componenti politiche» che siano rappresentate «all'interno dei gruppi parlamentari».

Chi sarebbero, esattamente, le misteriose componenti? Pare ci si riferisca a formazioni come l'Mpa, ma pure all'Udc e a Fli, che in Senato non hanno un gruppo autonomo. Il sospetto di Pd e Pdl è che il decreto sia cucito su misura per i centristi. I «berluscones» hanno una lista lunga così di correzioni suggerite dall'implacabile Calderisi, difficile che la discussione alla Camera si chiuda stasera e che domani Palazzo Madama ci metta il timbro. Per cui la Cancellieri, ministro dell'Interno, allarga desolata le braccia: «Finché non si sciolgono le Camere, inutile parlare di date...».

 

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