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Francesco Bei e Umberto Rosso per "la Repubblica"
«à fondamentale mantenere il cammino delle riforme strutturali altrimenti saranno stati vani i sacrifici sopportati dagli italiani». Mario Monti lancia l'allarme. Al di là delle dichiarazioni pubbliche, è preoccupato dagli ultimi attacchi di Berlusconi. Il Professore non solo teme gli effetti degli show del cavaliere sui mercati finanziari, ma anche che il caos scoppiato nel Pdl possa di fatto bloccare l'intera attività del governo. Da qui alle elezioni.
«Ma almeno la legge di stabilità - avverte - non può essere messa in discussione ». La crisi virtuale, innescata dalla minaccia di Berlusconi di far saltare il governo, finisce anche sul tavolo del presidente della Repubblica.
Troppo alto il rischio di un finale di legislatura di nuovo dominato dal caos, con la speculazione che ha immediatamente riportato lo spread a 356 punti. Ce n'è abbastanza per chiedere conto al diretto interessato cosa abbia in mente, se davvero il progetto preveda di sfiduciare l'esecutivo e tentare un impossibile ritorno di fiamma in alleanza con il Carroccio.
Rendendo di fatto impossibile l'approvazione di una nuova legge elettorale. Con questi pesanti quesiti sul tavolo, il capo dello Stato ha deciso di convocare in udienza il Cavaliere (il faccia a faccia si potrebbe tenere oggi stesso, l'agenda di Berlusconi lo segnava per questa mattina), sperando di trovare una smentita alle roboanti dichiarazioni rilasciate sabato a villa Gernetto.
Sul Colle, si respira aria di preoccupazione anche per la grande frantumazione del voto siciliano. Un timore in particolare serpeggia sul Colle: il risultato potrebbe bloccare del tutto la spinta per la riforma elettorale, spegnere le residue speranze di cambiare il Porcellum. Potrebbe andar bene così al Pd, che celebra la vittoria di Crocetta e immagina un largo bis a livello nazionale. E servire al Pdl per chiamare a raccolta le forze che, divise, hanno perduto il granaio siciliano.
Ma al Quirinale fanno tutt'altro ragionamento, che porta proprio alla necessità di rimettere mano al Porcellum. Il maxipremio di maggioranza della legge Calderoli potrebbe infatti garantire una maggioranza blindata alla Camera ma al Senato, dove il premio si assegna a livello regionale, l'affermazione in Sicilia dei grillini come primo partito segnala la possibilità e il rischio di equilibri appesi ad un filo. Napolitano aspetta perciò le prossime tappe dell'accidentato cammino della bozza, e lascia l'arma del messaggio alle Camere sul tavolo.
La realtà è che il terremoto delle elezioni siciliane ha rimesso tutto in movimento. E il buon successo della lista Grillo ha confermato Berlusconi nella sua convinzione: «Siamo noi gli unici a rimetterci nel sostegno a Monti». Chi lo frequenta racconta che il Cavaliere è nuovamente tentato dal colpo di scena. La nascita cioè di una lista nuova di zecca, che si chiamerà semplicemente «Forza Italia», da lanciare dopo le primarie del Pdl.
Un'operazione che le colombe gli sconsigliano ma che il leader ha già avviato in segreto. «Lo spazio elettorale per un nuovo partitino non c'è, Berlusconi queste cose le capisce bene», osserva Giuliano Ferrara. Eppure il progetto va avanti e postula chiaramente un acuirsi della conflittualità il governo, anche senza arrivare alla sfiducia vera e propria. Di questo Monti è consapevole.
Nelle due ore di volo che lo portano a Madrid per il vertice con Rajoy, il premier chiede informazioni di prima mano a Franco Frattini e Enrico Letta, i due «montiani» di Pdl e Pd. Il Professore è in ansia, guarda ai numeri del Senato dove l'ala dura berlusconiana, insieme alla Lega, è ancora forte. L'ex ministro degli Esteri in realtà lo rassicura. E gli conferma che, seppure Berlusconi pensasse a uno strappo, stavolta la maggioranza del Pdl non gli andrebbe dietro.
Una valutazione che sembra confermata dalla successiva conferenza stampa di Alfano, quando il segretario esclude che il sostegno al governo sia in discussione. Anche per questo Monti, incontrando la stampa alla Moncloa, si mostra quasi spavaldo, sfidando di fatto il Cavaliere a farsi sotto. «La minaccia di Berlusconi è risibile», riassume un ministro al seguito del premier. In ogni caso Monti non solo sceglie di ignorarla, ma condisce tutti i suoi discorsi pubblici a Madrid con frequenti ironie sul leader del Pdl. Come durante l'apertura del convegno organizzato dall'Arel a «Casa America», quando afferma che «l'Italia non dimentica che è stata tra i fondatori della Ue. A volte qualche italiano sì».
L'altro elemento di preoccupazione del premier è legato all'affermazione della lista grillina e al forte astensionismo in Sicilia. Un preludio di quanto potrebbe accadere ad aprile? Il successo di «populismi e forze antieuropee».
Monti Napolitanomonti napolitano napolitano monti stretta di manoBERLUSCONI NAPOLITANO Berlusconi addormentato accanto a Napolitano Villa Gernetto altra residenza Berlusconi Da Corriere it Villa Gernetto altra residenza Berlusconi Da Corriere it grillo sicilia
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