LA BANDA DEL LODEN HA FATTO I CONTI SENZA IL GIUDICE - A OPPORSI FINO ALLA FINE AL DECRETO CHE RIAPRE L’ILVA C’È L’IRRIDUCIBILE PATRIZIA TODISCO, IL GIUDICE CHE NE HA ORDINATO IL SEQUESTRO DEGLI IMPIANTI DEI RIVA - DA GIORNI STUDIA QUEL PROVVEDIMENTO, ED È PRONTA A IMPUGNARLO DAVANTI ALLA CONSULTA, SOTTOLINEANDONE L’INCOSTITUZIONALITÀ - RIGOR MONTIS E PASSERA SI DIFENDONO, MA NE VEDREMO DELLE BELLE…

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Giusi Fasano per "Corriere della Sera"

Se l'Ilva fosse in grado di sognare, il giudice Patrizia Todisco sarebbe il suo incubo. È sempre lei. Il gip che ha concesso gli arresti per la famiglia Riva, che ha sequestrato gli impianti a caldo dello stabilimento, che ha detto no alla produzione, che ha messo i sigilli ai prodotti già lavorati, che ha voluto i custodi giudiziari nell'azienda. E ora che nessuno si illuda di averla neutralizzata con il decreto salva-Ilva, perché (al contrario) lei ha già deciso di farne un altro campo di battaglia: firmerà contro il provvedimento un ricorso alla Corte costituzionale, forse già la prossima settimana, senza aspettare che lo faccia la Procura come tutti avevano messo in conto.

È un'altra - l'ennesima - mossa a sorpresa, e la notizia arriva proprio mentre il decreto è ancora fermo al Quirinale in attesa della firma del presidente Napolitano.
I pochi che hanno scambiato con Patrizia Todisco opinioni giuridiche sull'argomento, dicono che stia studiando da giorni i punti critici del decreto approvato venerdì in Consiglio dei ministri con il quale si consente allo stabilimento di continuare a produrre. Da giorni.

Cioè dal primo istante in cui il governo ha ipotizzato quel percorso politico. Perché era chiaro che qualunque decreto si fosse messo a punto, il passaggio fondamentale sarebbe stato quello sul sì alla produzione durante la bonifica stabilita dall'Aia, Autorizzazione integrata ambientale. Ed è in quel sì che il giudice avrebbe trovato i motivi che rendono incostituzionale il decreto. Non a caso ieri mattina alle dieci e mezzo Patrizia Todisco è arrivata al Palazzo di giustizia con un testo del costituzionalista Gustavo Zagrebelsky fra le mani.

Ci sono tutte le premesse, insomma, perché fra qualche giorno si riapra ancora una volta il fronte dello scontro fra l'azienda e la magistratura e, a giudicare dagli atti firmati fin qui sul caso Ilva, non sarà certo il giudice ad ammorbidire i toni.

«Basta solo leggere quello ha scritto nel suo ultimo provvedimento... Inutilmente dura» commenta l'avvocato dell'azienda, Marco De Luca. «E poi trovo singolare che abbia in pratica anticipato la sua linea sul decreto ancora prima che fosse approvato in Consiglio dei ministri».

Il documento a cui si riferisce l'avvocato è un testo di 14 pagine con il quale Patrizia Todisco ha negato all'Ilva il dissequestro dei prodotti finiti e semilavorati dello stabilimento. L'ha depositato venerdì (c'è chi giura che non sia un caso) proprio mentre i ministri discutevano del decreto salva Ilva. Loro inserivano la nuova Aia nel testo facendola diventare legge, lei faceva sapere con il suo provvedimento che «i tempi previsti dalla nuova Aia per realizzare le misure prescritte sono incompatibili con la tutela della salute di lavoratori e popolazione». Loro a cercare di evitare passaggi incostituzionali, lei a dire che «la tutela della salute non può essere sospesa se non con una inammissibile violazione dei principi costituzionali».

La nuova Aia (firmata dal ministro dell'Ambiente Corrado Clini il 26 ottobre) alla fine è diventata la parte più importante del decreto. Ma Patrizia Todisco, nelle sue 14 pagine, ne contesta i tempi.

La sua linea è: per evitare che si continui con il reato di disastro ambientale bisogna smettere subito di produrre, bonificare e poi riavviare. L'Aia invece dice: si può produrre mentre si realizza il piano di bonifica fissato a tappe. Per essere chiara fino in fondo il gip scrive: «V'è da chiedersi come sia possibile autorizzare comunque l'Ilva, alle attuali condizioni e nell'attuale stato degli impianti, a continuare da subito l'attività produttiva...».

Possibilissimo, secondo il governo. Lo ha spiegato ieri anche il premier Mario Monti parlando di un provvedimento dosato per conciliare la produzione industriale e il rispetto di salute e ambiente, «approfondito in ogni aspetto» a cominciare da quelli di «costituzionalità».

Anche il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera è convinto che il decreto sia costituzionale, che valorizzi «moltissimo quello che la magistratura ha deciso». Sul fatto di aver anticipato informalmente il decreto alla presidenza della Repubblica Passera dice che «questo non vuol dire impegnare nessuno a una valutazione. Abbiamo semplicemente sentito tutti coloro che ci potevano dare un parere».

 

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