
DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È…
Rocco Cotroneo per il "Corriere della Sera"
Lo Stato brasiliano si rifiuta di pagare un lavoro eseguito da un'azienda toscana, e il Tribunale di Arezzo risponde con le maniere forti: un'ingiunzione ha bloccato tutti i conti bancari delle rappresentanze diplomatiche del Brasile in Italia, colpendo in particolare l'ambasciata di Roma.
L'ultimo congelamento è di mercoledì scorso, oltre un milione di euro depositati presso la filiale milanese del Banco do Brasil, istituto di proprietà dello Stato. Di fatto è il blocco delle attività diplomatiche, delle spese correnti e soprattutto degli stipendi dei dipendenti. à un nuovo caso di frizione tra i due Paesi, dopo l'interminabile vicenda Battisti. E non è detto che le due questioni non siano in qualche modo collegate, almeno simbolicamente.
La vicenda nasce dalle proteste della Italplan, piccola società di engineering con sede a Terranuova Bracciolini (Arezzo). Nel 2005, dopo una selezione delle proposte, l'azienda toscana era stata invitata da un ente pubblico brasiliano a studiare il progetto per la futura linea di Alta velocità tra San Paolo e Rio de Janeiro. à un'opera gigantesca, della quale si parla da molti anni ma che non è ancora uscita dal cassetto: 405 chilometri lungo una geografia assai ostile, di cui più della metà in galleria.
Dovrebbe unire le due principali città brasiliane con un treno superveloce, in meno di due ore. Per Italplan è la commessa della vita: la società toscana apre un ufficio a Brasilia, dove si trasferiscono a turno buona parte dei suoi 40 dipendenti tra tecnici, ingegneri e geologi. Il contratto prevedeva un progetto preliminare e poi quello esecutivo, per un totale di 261 milioni. Il lavoro venne consegnato nel 2009, ma da allora la Italplan non ha ricevuto alcun pagamento.
La Valec, l'ente ferroviario brasiliano, afferma che il progetto non è stato approvato e quindi alla società toscana non spetta nulla, da contratto. La Italplan sostiene il contrario. Il suo presidente, Roberta Peccini, ha dichiarato che l'ok era stato dato fino dalle più alte istanze del ministero dei Trasporti e approvato dalla Corte dei conti di Brasilia. L'intero progetto del treno veloce, nel frattempo, è stato congelato dal governo brasiliano. Altre due società italiane del gruppo Finmeccanica, Ansaldo Sts e Ansaldo Breda, sono rimaste a guardare dopo aver manifestato interesse alla gara per la fornitura dei treni.
Lo scorso settembre una sentenza del Tribunale di Arezzo stabilì che la Valec deve pagare d'immediato alla Italplan 15,7 milioni di euro, come prima integrazione alle spese sostenute, lasciando aperto il caso per il saldo totale. Scaduti i 60 giorni imposti dalla sentenza - e non avendo i brasiliani nemmeno presentato ricorso - i giudici toscani hanno deciso di avvalersi sull'unico azionista della società , lo Stato brasiliano. Iniziando dai beni più attingibili, i conti correnti aperti in Italia.
In un primo tempo Brasilia ha tentato di mantenere la vicenda su un piano strettamente giudiziario, schierando i propri avvocati ed evitando ripercussioni diplomatiche. Ma dopo il congelamento completo dei conti, la tensione è aumentata. Domani l'ambasciatore Ruy Nogueira, numero due del ministero degli Esteri, volerà a Roma per negoziare con la Farnesina e cercare una soluzione. Secondo l'avvocatura dello Stato a Brasilia il congelamento dei conti è un'offesa al diritto internazionale, perché la Convenzione di Vienna dichiara protette da immunità tutte le risorse destinate al funzionamento degli organi diplomatici. E il Brasile presenterà alla giustizia italiana un ricorso urgente in questo senso.
Il giornale Estado de São Paulo, che ha svelato la vicenda, segnala che nell'ambasciata brasiliana a Roma, ospitata nello storico Palazzo Pamphilj, il clima di ostilità si percepisce chiaramente dalla conclusione del caso Battisti, lo scorso giugno, quando il Brasile scarcerò l'ex terrorista senza riconsegnarlo all'Italia. E cita l'esempio delle transenne poste di recente davanti all'entrata principale di piazza Navona, che obbligano l'ambasciatore José Viegas e i suoi invitati ad usare l'entrata secondaria, sul retro. Nei mesi scorsi si erano svolte in piazza Navona varie manifestazioni contro la decisione del governo brasiliano.
DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È…
DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA…
DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE…
DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL…
FLASH – BRUNO VESPA, LA “SPALLA” DEL GOVERNO MELONI: IL GIORNALISTA IN RAI E' PERFETTO PER DARE…
DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL…