DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
di DAGOSTRIKE
BRUNO VESPA
Vabbe' che non è politically corret sputare nel piatto in cui si mangia (Rai). Nel caso in questione, poi, addosso a un dirigente di viale Mazzini di prima fascia (lottizzata). Ma sbaglia il mitologico Pippone Baudo a protestare per non essere stato invitato alla auto-celelebrazione dell'azienda pubblica dal tenutario di "Porta a porta", Bru-neo Vespa. E fa male a lamentarsi pure il grande Fiorello, anche lui tenuto fuori dall'uscio del Vespa(siano) in festa.
Non valeva davvero la pena fare da comparse in uno spettacolino-cabaret dove stavolta mancava il solito plastico di Saxa Rubra con tutte i "lotti" occupati (abusivamente) dai partiti con i loro mezzibusti o marzulli vari (e avariati).
L'unico che, in realtà , avrebbe dovuto recriminare per l'esclusione dal programma allestito per festeggiare i 60 anni della nascita della tv italiana avrebbe dovuto essere l"editore di riferimento" di Bru-neo Vespa (dixit) ai tempi del suo travagliato passaggio al Tg Uno: l'ex segretario della Dc (era Caf) Arnaldo Forlani.
2. BEPPE SEVERGNINI
Ennio Flaiano se lo sognava pure di notte il signor Qualsiasi di "stanche ambizioni, furbo, volubile, moralista...". Un Qualsiasi che ci ricorda, tra i tanti altri in circolazione sui media, l'opinionista yé yé Beppe Severgnini che "non crede ai conterranei che non gli somigliano e che non la pensano come lui". E che stravede per gli anglosassoni.
Magari solo per motivi futili o per la (ri)masticatura della loro lingua. Durante le vacanze natalizie, però, il signor Qualsiasi del Corrierone deve essersi distratto rispetto al suo immacolato mondo di riferimento che ai suoi occhi non sembrava combaciare mai con i vizi da Palazzo degli Italians.
Anzi. Quei Paesi dalle amministrazioni oneste e probe erano sempre prese ad esempio. E chissà se il nostro anglomaniaco, ha smesso pure di "stupirsi come invece continuano a farlo, giudiziosamente, i suoi friends americani, inglesi e altri europei. Così Sir Beppe non si è accorto che, scava-scava-vecchia talpa, ogni nazione è paese alla pari della tanto vituperata penisola tutta "Mandolini&Malaffare".
A New York (non a Napoli) un centinaio tra pompieri e agenti presunti eroi dell'11 settembre è stato accusato di aver frodato per anni lo Stato non avendo diritto all'assegno d'invalidità accampato invece attraverso dei certificati medici fasulli. Qualche chilometro più in là della Grande Mela, il governatore repubblicano del New Jersey (non il solito arrogante cafone sudista alla Clemente Mastella) ha fatto chiudere un ponte come atto di ritorsione nei confronti del sindaco-rivale democratico, bloccato per ore nel traffico insieme a migliaia d'ignari e incolpevoli automobilisti.
A Berlino (non a Roma ladrona) il sindaco ha annunciato che il nuovo aeroporto, intitolato all'ex cancelliere Willy Brand, non aprirà neppure quest'anno. Insomma, l'ennesimo rinvio "all'italiana" con il budget per la sua costruzione ormai lievitato da 1,2 a 6 miliardi.
A Madrid (non a Palermo o alla regione Piemonte dalle mutande verde-lega) la secondogenita del Re Juan Carlos, Cristina, è stata imputata per frode e riciclaggio per aver usato la carta di credito della Corona per le sue spese domestiche.
Infine, a Parigi (non nella brianzola Arcore) c'è chi Ruby qualcosa al nostro bene amato Cavalier Pompetta. Il premier socialista Francois Hollande è stato beccato mentre entrava furtivo (e giulivo) nel pied a terre della sua amichetta-attrice, seguito dalla scorta dell'Eliseo armata di brioches calde.
Oibò stavolta l'Italians sono davvero gli altri.
3. PAOLO ISOTTA
Recita un proverbio napoletano che "chi non se misura...vene misurato". E non c'è alcuna allusione alla statura del critico musicale del "Corriere della Sera", âo fareniello Pallino Isotta, dall'ego sconfinato e messo al bando dal teatro la Scala per le sue ribalderie in platea e non per le pungenti e dotte stroncature al suo cartellone operistico.
E mentre sulle pagine del quotidiano di via Solferino la sua competenza (indiscutibile) è "misurata" da qualche attento lettore che non gli perdona certe distrazioni storiche, sul "la Repubblica" l'irraggiungibile Alberto Arbasino s'interroga (perplesso) sulla qualità degli attuali recensori musicali d'oggi "poco autorevoli" (Isotta incluso).
Nel rimpiangere personalità indiscusse quali Giorgio Vigolo, Massimo Mila, Fedele d'Amico, Eugenio Gara, Franco Abbiati, Beniamino Dal Frabbro che con la loro saggistica "intercritica e interdipendente" facevano scuola, lo scrittore-dandy osserva pure pungente, che non stavano lì a storcere il naso "se una Traviata era ambientata in un aeroporto o in un cesso, e se i cantanti erano più o meno bravi all'altezza dei loro ruoli, benché infagottati in paltoncini o golfini".
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