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da “corriere.it”
stefania craxi silvio berlusconi
Una tegola fiscale, chiamiamola così, che le piomba addosso dai tempi di «Mani pulite». Stefania Craxi deve pagare al fisco 676 mila per il recupero dell’imposta di registro - tassa che colpisce i trasferimenti di proprietà - iscritta a debito anni e fa e riferita alla sentenza penale di condanna a quattro anni e sei mesi di reclusione riportata da suo padre Bettino. Era relativa al processo per le tangenti della «Metropolitana milanese» (forse il più importante del filone meneghino di Tangentopoli) per corruzione e illecito finanziamento ai partiti, davanti alla Corte di Appello di Milano il 24 luglio 1998. Lo ha stabilito la Cassazione.
I supremi giudici, infatti, hanno respinto il ricorso con il quale la figlia di Craxi - difesa da Giancarlo Zoppini e Giuseppe Russo Corvace, dello studio Virtax - ha provato ad evitare la condanna al pagamento di questa somma. Ingente assai dato che la quantificazione è rapportata al valore della causa nella quale l’ex segretario del Psi era stato condannato a risarcire la metropolitana con dieci miliardi di vecchie lire per i danni provocati dalle sue malversazioni.
LA Famiglia Craxi - Bobo, Anna, Bettino e Stefania
Senza successo, Stefania Craxi ha sostenuto nel ricorso alla Suprema Corte di aver accettato l’eredità paterna con beneficio d’inventario, atto che consente di «fare confusione» tra patrimoni ricevuti in eredità in caso di debiti.E dunque di potersi esimere - nel caso di Stefania e Bettino - dall’assumere l’onere di adempiere a questo debito erariale maturato dal padre per via della sua pendenza giudiziaria penale. Tale circostanza è però rimasta sguarnita di prova, secondo i giudici della Commissione tributaria di Milano.
stefania craxi saluta gli ospiti
Gli «ermellini» le hanno spiegato che ormai è troppo tardi per far valere l’eventuale beneficio di inventario, dal momento che la circostanza dell’accettazione condizionata dell’eredità doveva essere fatta presente impugnando a suo tempo l’avviso di liquidazione dell’imposta di registro.
«Nel caso di specie - rilevano i supremi giudici - non è stato impugnato il titolo (l’avviso di pagamento) a mezzo del quale era stata fatta valere illimitatamente dall’erario, nei riguardi dell’erede, la pretesa obbligatoria concernente il debito tributario del defunto Bettino Craxi». «Dunque - conclude il verdetto della sentenza 23061 della Sezione tributaria della Cassazione - l’erede non poteva più eccepire, in sede di riscossione, né potrà farlo nell’eventuale sede di esecuzione, la ridotta responsabilità derivante dall’accettazione con beneficio di inventario».
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