1- BELLA NAPOLI NEI PASTICCI: UN GOVERNO TECNICO NON HA I VOTI, L’AMMUCCHIATA TECNICI-POLITICI SPACCA COME UNA MELA IL PDL DI BERLUSKAZZI E IL PD DI CULATELLO: LA SINISTRA NON VUOLE UN GIANNI LETTA NELL’ESECUTIVO, IL BANANA SCONGELA DINI-SAURO! 2- IL PDL TEME CHE LA LEGA SCIPPI I VOTI DI PROTESTA, IDEM IL PD CON DI PIETRO E VENDOLA 3- “LA VELINA ROSSA” DI PASQUALE LAURITO ABBANDONA IL PD: “SONO ANNI CHE COMBATTO E DENUNCIO IL MALCOSTUME DEL GOVERNO E ORA DOVREI RITROVARE IL MIO PARTITO NELLO STESSO ESECUTIVO CON BERLUSCONI? PER ME È INACCETTABILE!” 4- I VELENI DI PRODI: “IL GOVERNO TECNICO È UN PO’ UNA SCONFITTA PER LA POLITICA” 5- ESSÌ, ROMA NON È BRUXELLES NÉ LA BOCCONI. TONTI DEI MONTI SE NE È ACCORTO SUBITO APPENA SBARCATO A FIUMICINO. LUI PENSAVA DI NOMINARE TECNICI MA HA CAPITO CHE DEVE FARE I CONTI CON LA POLITICA POLITICANTE, COSÌ DOVRÀ FATE UN GOVERNO CON POLITICI. E SICCOME TONTI DEI MONTI HA IL PALLINO DEI NUMERO UNO VORREBBE SCHIERARE NELLA SUA SQUADRA I SEGRETARI DEI PARTITI CHE L'APPOGGERANNO. PER CASINI, ALFANO E CULATELLLO BERSANI È IN ARRIVO UN DICASTERO?

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1- DAGOREPORT
Roma non è Bruxelles né la Bocconi. Tonti dei Monti se ne è accorto subito appena sbarcato a Fiumicino. La costituzione del suo governo sta incontrando un sacco di difficoltà. Lui pensava di nominare tecnici ma ha capito che deve fare i conti con la politica politicante, così dovrà fate un governo con politici. E siccome Tonti dei Monti ha il pallino dei numero uno vorrebbe schierare nella sua squadra i segretari dei partiti che l'appoggeranno. Per Casini, Alfano e Culatelllo Bersani è in arrivo un dicastero che visto i tempi sarebbe più opportuno chiamare ‘'decastero''. ‘'Deca'' come i diecimila euro che i
Ministri incasseranno ogni mese per le spesucce.

PS - Finalmente il Patonza spatonzato e Tremendino Tremonti una cosa in comune ce l'hanno. Ieri Berluskasocazzi e Giulietto senza spirito avevano la febbre.

2- IL QUIRINALE NEL GIOCO DEI VETI INCROCIATI
Claudio Tito per la Repubblica

«Non possiamo farci bloccare dai veti incrociati». La situazione di stallo che Mario Monti rischia di affrontare nelle prossime 48 è qualcosa di più di un semplice timore.
Ne è consapevole anche Gianni Letta che in un colloquio ieri pomeriggio con il presidente della Camera Fini ha espresso tutte le sue preoccupazioni per gli ostacoli che si stanno improvvisamente alzando intorno all´esecutivo dell´ex commissario europeo. Un allarme di cui il sottosegretario alla presidenza del consiglio è consapevole proprio perché uno dei dubbi emersi riguarda la sua presenza nella futura struttura governativa.

Caduto di fatto Silvio Berlusconi, i due poli si ritrovano dunque a dover fare i conti con le divisioni interne. Uno scontro che sta facendo fibrillare i due principali partiti del Paese: il Pdl e il Pd. Per ragioni opposte le formazioni guidate da Angelino Alfano e Pierluigi Bersani si presentano frammentate dinanzi all´emergenza.

Pur avendo ricevuto ieri un segnale inequivocabile dai mercati circa la necessità di varare rapidamente un gabinetto di emergenza - la conferma dell´approdo di Monti a Palazzo Chigi ha fatto calare di circa 100 punti lo spread con i bund tedeschi - il Popolo della libertà e i Democratici stanno vivendo una fase di imprevisto conflitto intestino.

Nel partito di Berlusconi, sono soprattutto gli ex An e gli ex socialisti più irriducibili come Sacconi e Brunetta a remare contro invocando le elezioni anticipate. Con un unico obiettivo: conservare la carica ministeriale in campagna elettorale o sperare - come sta facendo ad esempio La Russa - di strappare la conferma nel nascente gabinetto Monti. E quindi far fallire uno schema che di fatto - senza Berlusconi - archivierebbe l´esperienza dei post-missini nel centrodestra.

Ma anche nel centrosinistra l´impasse non è meno grave. Il no di Antonio Di Pietro a Monti, ad esempio, con ogni probabilità metterà la parola fine sulla cosiddetta alleanza di Vasto: Pd-Idv-Sel. Non solo. Nel Partito Democratico si è aperta una disputa sulla capacità di tollerare - dinanzi al proprio elettorato - talune candidature avanzate dal Pdl per il nuovo governo. A cominciare da Gianni Letta.

Una discussione che il Quirinale non si aspettava solo fino a pochi giorni fa. Soprattutto alla luce di quanto l´opposizione ha fatto per far cadere il Cavaliere in nome delle "larghe intese". Eppure la paura di non intercettare gli umori del "popolo della sinistra" sta paralizzando il partito di Bersani.

All´interno del quale qualcuno ipotizza perfino un gabinetto a tempo: fino a giugno, per poi tornare alle urne. Una soluzione bocciata da Monti e che viene considerata irragionevole dal Quirinale. Che da qui a domenica - quando con probabilità darà l´incarico di formare il governo - richiamerà l´attenzione di tutti sulla drammatica situazione economica del nostro Paese.

Del resto, solo la scossa che ci è venuta dai mercati ha consentito di far dimettere Berlusconi e la medesima scossa obbligherà i partiti maggiori a sostenere Monti a Palazzo Chigi. Semmai l´esito finale renderà più acuto il ruolo del presidente di Napolitano che dovrà farsi carico di "segnare" con la sua autorevolezza il nuovo progetto. Un "governo del Presidente" che rassicuri Pd e Pdl sul fatto che non si tratta di un esecutivo di coalizione. Una variante sostanziale rispetto ai precedenti programmi.

Tant´è che per aggirare la politica dei "veti incrociati", l´ex commissario europeo invocherà l´articolo 92 della Costituzione scegliendo i ministri in autonomia e in accordo solo con il capo dello Stato. Seguendo il "modello Dini" del 1995: "governo del presidente" e solo "tecnici" alla guida dei dicasteri.

3- PRODI: «STIMO MONTI MA PER LA POLITICA È UNA SCONFITTA»
Da "la Stampa"
- «Io e Monti siamo più amici che colleghi». Lo ha detto ieri Romano Prodi in un'intervista rilasciata alla radio svizzera di lunga italiana. E ha aggiunto: «Lo sento regolarmente. Ho estrema fiducia che lui possa dare quella garanzia al mondo finanziario e politico internazionale, che se dice una cosa la mantiene. Anche se certo, il governo tecnico è un po' una sconfitta per la politica. Il paese è ancora nella lunga transizione iniziata con la fine dei grandi partiti storici».

4- LA VELINA ROSSA SI RIBELLA "NO AGLI PSEUDO BANCHIERI"
Da "la Repubblica"
- La Velina rossa di Pasquale Laurito abbandona il Pd. Il decano dei cronisti parlamentari, autore del foglio da sempre vicino a Massimo D'Alema, dopo 67 anni di militanza Pci-Pds-Ds-Pd "abbandona la squadra". Meglio un "vecchio rottame comunista - scrive - che uno di questa sinistra troppo legata al potere che si ispira solo a dei quaquaraquà. sono anni che combatto e denuncio il malcostume del governo e ora dovrei ritrovare il mio partito nello stesso esecutivo con Berlusconi? Per me è inaccettabile!".

 

Napolitano - MontiPIER FERDINANDO CASINI bersani alfanoGIULIO TREMONTI CON BODYGUARD GIANNI LETTA ANGELINO ALFANO ROMANO PRODI