DAGOREPORT - 'STO DOCUMENTO, LO VOI O NON LO VOI? GROSSA INCAZZATURA A PALAZZO CHIGI VERSO IL…
1. IRAN, SOSTEGNO USA A RIVOLTOSI È UN'INGERENZA
(ANSA) - Il "sostegno" espresso dagli Stati Uniti "a un gruppo di rivoltosi" anti-governativi scesi in piazza contro il caro benzina in Iran è un'ingerenza negli affari interni della Repubblica islamica. Lo denuncia in una nota il ministero degli Esteri di Teheran.
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Il comunicato, spiega Teheran, è stato diffuso in risposta alle "dichiarazioni interventiste" del segretario di Stato americano Mike Pompeo, che ai manifestanti aveva detto via Twitter: "Gli Stati Uniti sono con voi". "Il nobile popolo iraniano sa molto bene che affermazioni ipocrite di questo tipo non indicano alcuna sincera partecipazione", ha sostenuto il portavoce del ministero, Abbas Mousavi. "È curioso che il sostegno venga espresso alle stesse persone che sono sotto la pressione del terrorismo economico dell'America", aggiunge la nota.
Oltre mille persone sono state arrestate ieri nelle proteste, che si sono svolte in più di cento città iraniane. Secondo voci non confermate, i morti tra i dimostranti avrebbero superato la decina. È stato ucciso anche almeno un agente di polizia. La Guida suprema Ali Khamenei ha attribuito la responsabilità delle proteste ai "banditi" agli ordini dei nemici della Repubblica islamica, mentre la Casa Bianca ha condannato "la forza letale e le rigide restrizioni alle comunicazioni" contro i manifestanti.
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2. ESPLODE LA RIVOLTA DELLA BENZINA IN IRAN
Francesco Iannuzzi per “la Stampa”
L' Iran è da due giorni in fiamme per una rivolta popolare che sta interessando una dozzina di città, compresa Teheran. Tutto è cominciato quando il governo ha deciso l' aumento del prezzo della benzina e di alcuni generi di prima necessità.
Ci sarebbe già «un certo numero di morti» ha annunciato il canale televisivo della Repubblica islamica «Press Tv». Migliaia sarebbero gli arresti compiuti dalle forze di sicurezza inviate a sedare le rivolte. Tra i morti anche un poliziotto ucciso dalla folla a Kemanchar, nel nord del Paese.
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I maggiori danni si sono verificati nelle province di Khuzestan, Teheran, Fars e Kerman. In tutto il Paese sono state incendiati o saccheggiati cento agenzie bancarie e 57 negozi; una succursale della Maskan Bank è stata data alle fiamme in piazza Sadegian, nella parte occidentale di Teheran, isolata da un ampio dispiegamento di mezzi antisommossa, presenti anche in altre zone della capitale. I disordini hanno anche causato la parziale chiusura del Gran Bazaar di Teheran, ha confermato l' Associazione islamica delle corporazioni e dei mercati.
Ma trapela poco dall' Iran sulle proteste in corso, le autorità, per impedire la diffusione delle immagini della repressione, hanno «limitato l' accesso pubblico a Internet la scorsa notte e per le prossime 24 ore», ha affermato l' agenzia di Stato Irna.
Le autorità sono comunque decise a reprimere con fermezza le proteste e la guida suprema, l' ayatollah Khamenei ha avvertito: «Danneggiare e bruciare non è qualcosa che la gente dovrebbe fare, è teppismo».
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Ancora più chiaro il messaggio lanciato ai manifestanti dall' intelligence iraniana che ha annunciato che risponderà con determinazione contro quei manifestanti che prendono parte ad azioni vandaliche: «Non verrà risparmiato alcuno sforzo allo scopo di salvaguardare la sicurezza nazionale». Appena più morbido l' intervento del presidente Hassan Rohani che ha affermato che «manifestare il proprio malcontento è un diritto, ma la manifestazione è una cosa e la rivolta è un' altra». Tutto è cominciato quando il governo ha deciso l' aumento del 50 per cento del prezzo della benzina e anche il suo razionamento.
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Il costo al litro è salito a 15.000 rial (10 centesimi di euro) dai 10.000 e per ogni auto il tetto massimo è stato portato a 60 litri. Superata questa quota il prezzo per litro è stato portato a 30.000 rial. Un aumento che crea grande disagio e difficoltà in un Paese dove i collegamenti e i commerci tra le città si svolgono prevalentemente su ruote.
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