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Roberto Alessi per "Oggi"
Beppe Grillo ha simpatia, parola grossina per lui, fustigatore per antonomasia, per il governo di Mario Monti (ma vedremo in questa intervista che non tutti i suoi ministri gli piacciono): «à da anni che si sapeva dei nostri debiti, dell'economia. Berlusconi faceva finta di niente. Berlusconi ce lo siamo già dimenticati, sembriamo tutti malati di Alzheimer: nessuno già più lo ricorda. E ora hanno chiamato Monti che ci deve mettere una pezza e fa quello che può. L'Italia sta cambiando e dobbiamo cambiare tutti».
Beppe Grillo è posseduto da un predicatore di verità , un affabulatore che incanta, sia chi scrive, sia chi ci sta intorno. Lo incontriamo alla Libreria Feltrinelli di Piazza Piemonte a Milano. C'è tanta gente, facce per bene, la gente, quella vera, mica le signore da salotto, mica quelli che vanno alle presentazioni per vedere chi c'è e soprattutto per farsi vedere. No, qui vogliono sapere, magari non sono d'accordo con lui, ma vogliono il suo punto di vista. à qui per parlare di Siamo in guerra - La Rete contro i partiti per una nuova politica, il libro scritto da Grillo stesso e Gianroberto Casaleggio, un guru di web e dintorni.
Un sodalizio ormai stabile, il vostro.
«Gianroberto Casaleggio è forse uno dei più grandi esperti di comunicazione via web che ci siano in Italia, un vero stratega. à lui che mi ha fatto capire che attraverso la Rete potevo segnalare problemi, dare notizie. Abbiamo cominciato nel 2005 ed è stata una esperienza straordinaria. Io facevo le tournée. Scrivevo sul web: "Vengo a Torino, c'è qualche torinese che mi dà qualche informazione sulla vita di Torino, che cosa succede, la politica locale?". Mi rispondevano in 50 che tiravano fuori tutto quello che non andava. Capii che la Rete funziona perché dà voce alla gente. Da allora, Gianroberto e io ci sentiamo sette volte al giorno. Sul cellulare abbiamo la tariffa you and me, quella che costa meno. Anziché con mia moglie, ce l'ho con lui».
Il suo blog, beppegrillo.it, è tra i blog italiani più cliccati del mondo.
«Ma non sono un blogger, sono solo uno che dà un po' di informazione. Offro un momento di aggregazione tra cittadini che magari insieme possono risolvere un problema».
Lei ne ha risolti tanti.
«Siamo riusciti anche a far riaprire delle aziende. La Birra Pedavena per esempio, in Friuli, andava bene, la Heineken l'ha comprata e l'ha chiusa visto che andava bene, mandando sulla strada 100 maestri birrai, e per formare un maestro birraio ci vogliono decine e decine di anni. Siamo intervenuti, abbiamo fatto casino, s'è sparsa la voce. La Coop ha detto: "Compro io la produzione del prossimo anno", un industriale s'è fatto avanti e ha rilevato l'azienda. Ora l'azienda va bene, non l'hanno chiusa. Questa è la Rete. Ma grazie a questo blog abbiamo anche fatto curare dei bambini negli Stati Uniti. Abbiamo fatto opere di senso civico. La Rete è questo, siamo noi, se la gente ha più informazioni la gente confluisce su un problema e il problema si risolve. Questo libro, Siamo in guerra - La Rete contro i partiti per una nuova politica, è la storia di un po' quello che abbiamo fatto».
Proprio attraverso la Rete ha invitato a Genova genovesi e non, per il concerto a sostegno degli alluvionati. Con lei c'erano Biagio Antonacci, don Gallo, il parroco dei diseredati, Gino Paoli e soprattutto Adriano Celentano. Sono venuti tutti senza farsi pagare, a favore degli alluvionati. E i biglietti sono andati a ruba.
«Sono venuti in tanti, sì. Celentano avrebbe potuto andare da Fiorello che ha fatto una trasmissione seguita da milioni di telespettatori: ha preferito venire a Genova per gli alluvionati, gratis. Come ha fatto Gino Paoli, l'uomo più generoso che abbia conosciuto, e lo stesso vale per Antonacci. Questo è il cambiamento: fare qualcosa per gli altri».
Potevate andare in un teatro prestigioso, come il Carlo Felice di Genova. E invece avete scelto il PalaCep di Prà .
«C'erano disoccupati, musulmani, genovesi e non, tutti insieme. La convivenza tra culture diverse è possibile. Ci sono i musulmani che convivono bene con i cattolici».
I musulmani vengono visti a volte con timore: chador, moschee, integralismo.
«Invece i musulmani lì non hanno chiesto che gli fosse costruita una moschea, hanno trovato un asilo in disuso, lo hanno messo a posto, hanno domandato di non pagare l'affitto per 5 anni e vanno lì a pregare. E vanno d'accordissimo con tutti, fanno uno scambio di cene tra musulmani e cattolici a Genova, si passano i kebab con il basilico, usato dai genovesi, e noi facciamo pesto non più con il basilico, ma con la menta, che loro usano nella loro cucina. Il loro era un quartiere dove non c'erano nemmeno l'autobus e la posta, non c'era nessuno, ma insieme a gente come noi, come te, insieme a un dentista, a un parroco, a un farmacista hanno fatto un miracolo: stanno facendo convivere la gente».
E lì ci ha portato perfino Celentano.
«E sono impazziti. C'era Celentano, ci siamo andati noi, erano impazziti. Cambia, cambia modo di pensare, la solidarietà deve diventare un'azione quotidiana per chiunque. Io ho il mio lavoro, un terzo me lo faccio pagare, perché è giusto che il lavoro sia pagato, poi per un altro terzo lo faccio anche per gli altri. Così va fatto, è questo che i miei colleghi devono stamparsi in testa. Non possono più fare i loro dischi, le loro trasmissioni senza occuparsi almeno della loro cittadinanza. E c'è ora una polemica tra me e la Siae, la società italiana degli autori, che tutela anche il mio lavoro, perché al concerto che abbiamo fatto a Genova nessuno ha voluto un soldo, essere pagato, dagli attrezzisti ai tecnici, c'è anche chi ha portato i panini, nessuno. La Siae sì, sono gli unici che hanno chiesto i soldi: "Perché la legge dice così". Anch'io, come detto, sono iscritto alla Siae, eppure anziché dire "Diamo il 10 per cento dei diritti d'autore per gli alluvionati di Genova", sono venuti a chiederci dei soldi. Questo è un mondo che deve scomparire e basta, noi abbiamo bisogno di fare delle cose anche per gli altri, l'economia oltre a essere verde deve anche essere solidale».
Le sembra solidale questo governo?
«Mi sembra opportuno che una persona che arriva dalle università , quindi dal mondo dei giovani e dei laureati, non possa non pensare che deve parlare anche ai movimenti, come il nostro. Non puoi pensare di governare, di fare politica, senza parlare con 30 milioni di persone iscritti alle associazioni e ai movimenti. Quando il loro ministro dell'Ambiente...».
...Corrado Clivi, favorevole a molte cose impopolari, come il nucleare e gli organismi geneticamente modificati, gli Ogm, per l'alimentazione.
«Lui. Ha detto che la Tav si dovrà fare, che il ponte sullo Stretto è un bel progetto, che gli Ogm li mangia tutto il giorno e sta benone, e che bisognerà riparlarne dell'energia nucleare. Ecco quando un ministro dell'Ambiente dice questo io non so dove andranno e per quanto resisteranno questi. Perché non hanno capito che ci sono milioni di altre persone che la pensano in un altro modo e agiscono diversamente».
Abbiamo un governo tecnico. Sarebbe stato meglio andare alle elezioni?
«Io credo che ora questo Paese abbia bisogno di persone credibili, come lo è Monti, per traghettare questo Paese alle elezioni del 2013, cambiando la legge elettorale, il conflitto di interessi e bloccare il debito. Non ha iniziato male, io non mi permetto di dare un giudizio negativo su di lui. Noi dobbiamo capire che cosa è oggi la democrazia, noi siamo fuori da qualsiasi istituzione: i cittadini sono dentro al nulla, fuori da ogni processo. Questa non è più democrazia, chiamatela in un altro modo».
«Siamo stati eletti», dicono i politici.
«Le elezioni per cui abbiamo votato la volta scorsa non hanno prodotto una volontà popolare, nessuno ha eletto quelle persone. Quei deputati sono stati nominati da cinque segretari di partito che hanno deciso chi fare leggere. E noi ci siamo ritrovati tutta quella immondizia lì».
Il governo precedente può essere stato scelto dai partiti, ma questo?
«Questi sono stati nominati dalle grandi banche internazionali, però vedremo che cosa faranno. Come ho detto per ora non ne posso parlare male».
Lei pensa di crearsi una rappresentanza in Parlamento?
«Non ci serve una rappresentanza, ce la facciamo noi la rappresentanza, con il nostro movimento che sta andando avanti e in due anni è arrivato al sei per cento».
Il Movimento 5 Stelle, dove le cinque stelle rappresentano: acqua pubblica, trasporti, sviluppo, connettività e ambiente.
«Dove ci sono elezioni comunali arrivano richieste di fare liste di movimento, liste richieste da cittadini che io non conosco neanche. Mi chiedono di partecipare, io ci metto la faccia perché è popolare e anche senza televisioni - perché da noi non vengono - arriviamo a queste percentuali: il sei per cento è un miracolo, sì o no?».
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