
DAGOREPORT – ASPETTANDO L'OPPOSIZIONE DE' NOANTRI (CIAO CORE!), VUOI VEDERE CHE LA PRIMA BOTTA…
“GIORGIA FA COME DRAGHI” – BERLUSCONI HA PRESO SOLO CEFFONI E VETI DALLA MELONI NELLA FORMAZIONE DEL GOVERNO – DOPO IL MURO SU LICIA RONZULLI E IL NO A ELISABETTA CASELLATI ALLA GIUSTIZIA, HA DOVUTO INGOIARE ANCHE IL SILURAMENTO DI GLORIA SACCANI JOTTI (IN QUOTA CONFALONIERI) MOLTO LEGATA A MARTA FASCINA E ALLE AZIENDE DEL CAV, L’ESCLUSIONE DEL SUO AVVOCATO PAOLO SISTO E DI GIUSEPPE MANGIALAVORI, COORDINATORE CALABRESE DI FORZA ITALIA…
Estratto dell’articolo di Francesco Olivo per “la Stampa”
Ha trattato fino all'ultimo secondo. Ci ha provato anche sulla soglia del Quirinale: «Giorgia, noi dobbiamo avere la Giustizia o non si chiude». […] Il messaggio della neo presidente del Consiglio a quel punto era "prendere o lasciare", e, nonostante le minacce di questi giorni, nessuno ha mai pensato di sprecare l'opportunità di tornare al governo. Il bottino, da un punto di vista numerico, non è magro. Forza Italia ottiene cinque ministeri, (Esteri; Transizione ecologica e Università), due senza (Riforme e Pubblica amministrazione), stesso numero della Lega, «la pari dignità», su cui tanto si è insistito in queste settimane.
[…] Il Cavaliere ha più di un motivo di risentimento per come è andata la vicenda. L'ultimo è arrivato proprio ieri: quando dalla lista dei ministri è stata depennata Gloria Saccani Jotti, deputata emiliana, molto legata a Marta Fascina e in generale alle aziende del Cavaliere.
Era destinata all'Università e alla Ricerca, dove invece è andata Anna Maria Bernini, che nelle penultime ipotesi risultava alla Pubblica amministrazione. Questa esclusione, dopo quella di Licia Ronzulli ha fatto ulteriormente irritare Berlusconi.
«Non ci piacciono i veti», aveva detto sin dal primo giorno della legislatura, e invece ne ha dovuti sopportare molti, come quello su Francesco Paolo Sisto e Giuseppe Mangialavori, coordinatore calabrese di FI. La sensazione del leader di Forza Italia è quella di non aver controllato in pieno la partita, e soprattutto di non poter controllare i ministri.
Un film che il Cavaliere ha già visto e che non gli era piaciuto, tanto da sbottare: «La signora Meloni fa come Draghi». L'unico su cui si fa affidamento fino in fondo ad Arcore è Paolo Zangrillo, che si insedia al ministero della pubblica amministrazione, dopo l'inversione dei dicasteri con Gilberto Pichetto Fratin. Il fatto di perdere la Giustizia però, è l'ultima richiesta, deve avere una compensazione, che, secondo fonti del partito, sarebbe rappresentata dalle deleghe sull'energia. […]
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