RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Giuseppe Sarcina per www.corriere.it
Bernie Sanders vincele primarie del New Hampshire con un vantaggio chiaro, ma non travolgente su Pete Buttigieg: 26% contro 24%. Amy Klobuchar si piazza, a sorpresa, al terzo posto con il 19,8%. Male Elizabeth Warren, 9,4%. Malissimo Joe Biden, quasi sparito dai radar con l’8,4%. Lo spoglio dei voti in New Hampshire quasi concluso (90% dei distretti) e tutte le proiezioni concordano sugli equilibri finali. La sostanza politica è chiara. Sanders, ormai è evidente, è riuscito a riaccendere il movimento del 2016, cui ha aggiunto la «cattiveria» organizzativa che sarà fondamentale per tenere testa a Bloomberg, Buttigieg e ora anche Klobuchar.
OCASIO CORTEZ E BERNIE SANDERS
Il senatore deve un ringraziamento particolare ad Alexandria Ocasio-Cortéz, semplicemente esplosiva nel comizio finale di lunedì 10 febbraio a Durham. La giovane deputata potrebbe consentire a «Bernie» di fare breccia anche tra le minoranze dei latinos e degli afroamericani.
Lo vedremo presto, in Nevada, il 22 febbraio e in South Carolina, il 29 febbraio. Il suo rivale del momento, il trentottenne ex sindaco di South Bend, regge l’urto su un campo ostico. La serata era partita tra qualche incertezza, ma nella notte ha recuperato fino a quasi raggiungere il battistrada. Buttigieg conferma il trend positivo cominciato il 3 febbraio con i «caucus», le assemblee dell’Iowa. Al momento è lui il leader dell’area moderata, l’alternativa a Sanders. Ma il suo primato, da oggi è insediato dalla senatrice del Minnesota.
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Amy Klobuchar ha seminato molto nelle ultime settimane: solida nel dibattito televisivo di venerdì scorso, presente in modo capillare sul territorio. Inoltre è stata appoggiata dai giornali locali e da tre dei quattro deputati democratici dello Stato. Sommando i voti di Buttigieg, Klobuchar e di Biden si arriva a una percentuale di circa il 52%. Questo significa che l’elettorato democratico sta cercando soprattutto facce nuove e idee innovative.
Alcune sono state bocciate: Andrew Yang e Michael Bennet si sono ritirati. C’è una parte consistente della base, probabilmente intorno al 15- 20%, che si sposta con facilità tra l’area moderata e quella radical, incurante delle schematizzazioni ideologiche. Sono considerazioni necessariamente sommarie, tutte da verificare. Se questa tendenza si confermerà nelle altre primarie, in Nevada, in South Carolina e poi nel Super Martedì del prossimo 3 marzo, assisteremo a una gara aperta. Anche perché finalmente vedremo all’opera Michael Bloomberg, finora presente solo in tv con i suoi investimenti da oltre 250 milioni di dollari in spot pubblicitari.
Colpisce e anche un po’ sorprende la pesante battuta d’arresto di Elizabeth Warren. La senatrice del Massachusetts, «vicina di casa» qui nel New Hampshire ha preso poco più di un terzo dei voti di Sanders. Ed è stata la prima a riconoscere, parlando ai suoi sostenitori, «la grande notte di Bernie», oltre che di Buttigieg. Warren ha aggiunto: «Dobbiamo essere più uniti se vogliamo battere Trump». Infine Biden. L’ex vice presidente è al minimo storico, a mala pena rintracciabile nel tabellone dei risultati. Continua a essere convinto di poter ribaltare le gerarchie con il sostegno dei «black people», anche i sondaggi ora segnalano l’ascesa di Sanders anche tra le minoranze. La tradizione non basta più: questo è uno dei messaggi consegnati dal New Hampshire al partito democratico. Se Biden vuole rientrare tra i papabili, dovrà cambiare subito passo.
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