DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Marco Ansaldo per “la Repubblica”
Un blitz pianificato fin nei minimi dettagli. Cartina geografica alla mano: dalla Turchia al Vaticano. Ma progettato in meno di un mese, dopo il rifiuto di Papa Francesco di un incontro nella sua visita di fine novembre in Turchia. E compiuto «con l’aiuto di alcuni amici». Cioè, come precisa lo stesso Mehmet Ali Agca in una nuova intervista che compare sul sito di repubblica.it, “complici” «turchi e stranieri, ma non italiani».
L’ex Lupo grigio è stato trasferito ieri al Centro espulsioni vicino all’aeroporto di Fiumicino, dove oggi intorno alle 12 sarà rimpatriato su un volo diretto a Istanbul. Non è stato interrogato da un magistrato, perché il reato compiuto è solo di tipo amministrativo: ingresso irregolare in Italia privo di visto.
Ma in Vaticano e al ministero degli Interni si chiedono come è possibile che l’ex terrorista sia riuscito a varcare i controlli di frontiera e piombare in Piazza San Pietro senza essere stato prima nemmeno segnalato. Con buona pace delle allarmanti dichiarazioni fatte ieri dal ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, sull’alto rischio di attentati in Italia dopo le minacce dell’Is alla Santa Sede.
Nei mesi scorsi Agca aveva chiesto in tutti i modi di poter incontrare il Pontefice argentino, dal momento in cui era stato annunciato il suo viaggio in Turchia, previsto dal 28 al 30 novembre. Non ricevendo alcun tipo di risposta, l’ex Lupo grigio ha finito poi per scagliarsi in una conferenza stampa contro Bergoglio, dicendo che «la vita del Papa per me non vale 10 lire turche», il doppio del prezzo «di una pallottola». Quindi, ha cominciato a pianificare il suo sbarco a Piazza San Pietro.
Dopo quasi 30 anni passati nelle galere di Italia (20) e Turchia (9 e 7 mesi), Agca nel gennaio 2010 aveva ottenuto la libertà, e nei mesi scorsi anche il passaporto. A dicembre, con l’aiuto di una mappa, sul tavolo della sua abitazione a Bakirkoy, quartiere di Istanbul dove vive, dice, «come un povero cristo, senza lavoro e sostenuto da amici e famiglia», ha tracciato il percorso: partire dalla Turchia, attraversare la Grecia fino all’Austria in auto, non però guidata da lui. Agca stesso sostiene infatti di essere stato aiutato da amici turchi e stranieri.
La cerchia che lo sostiene da quattro anni a questa parte è quella dei componenti del vecchio gruppo dei Lupi grigi, oggi incanutiti e divisi. Dall’Austria a Roma il viaggio è continuato fino a San Pietro, dove l’ex killer turco dice a Repubblica di essere arrivato «alla fine di un’avventura durata tre giorni, compiuta in aereo, in auto e camminando a piedi, come un lupo solitario». Per tutto dicembre, l’ex terrorista ha però continuato i suoi tentativi di contattare alti esponenti del Vaticano.
La sera del 26, infine, in una telefonata annunciava il suo prossimo arrivo in Italia. Materializzandosi di persona a mezzogiorno del 27 dicembre, anniversario del suo colloquio con Giovanni Paolo II a Rebibbia. Dal cuore della piazza, sotto l’obelisco e a pochi metri in linea d’aria dal Portone di Bronzo dove il 13 maggio 1981 aveva attentato alla vita di Karol Wojtyla sparandogli due colpi di pistola, Ali Agca dotato di cellulare con utenza turca telefonava e si dirigeva alla tomba del Papa polacco depositando il suo omaggio floreale.
papa giovanni paolo ii con il suo attentatore mehmet ali agca
Ai varchi elettronici sotto il Colonnato del Bernini era stato finalmente riconosciuto dalla polizia italiana, che ha allertato la Gendarmeria vaticana. I colloqui con il vertice della Segreteria di Stato erano frenetici, ma l’ordine deciso era infine di far lasciare al turco i suoi fiori, con una scorta di poliziotti.
Compiuto il suo gesto, e spenta ogni possibile polemica, l’ex terrorista veniva fermato e accompagnato in commissariato. Spiega adesso una fonte vaticana: «È stato meglio dare il via libera per farlo passare. Noi non siamo stati avvertiti prima, ma solo quando ormai era nella piazza».
La Gendarmeria è rimasta piuttosto sorpresa, e con più di qualche inquietudine, per la presenza dell’ex Lupo grigio davanti alla Basilica. Il “buco” nei controlli da parte italiana è stato evidente, in un momento delicato a livello internazionale. Discorso che comunque vale anche per gli altri Paesi attraversati. Anche perché, come confessa lo stesso Lupo grigio, «non desisto: la mia prossima tappa sarà ora quella di Fatima, in Portogallo».
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI…
DAGOREPORT: BANCHE DELLE MIE BRAME! - UNICREDIT HA MESSO “IN PAUSA” L’ASSALTO A BANCO BPM IN ATTESA…
FLASH – IL GOVERNO VUOLE IMPUGNARE LA LEGGE REGIONALE DELLA CAMPANIA CHE PERMETTE IL TERZO MANDATO…
FLASH – IERI A FORTE BRASCHI, SEDE DELL’AISE, LA TRADIZIONALE BICCHIERATA PRE-NATALIZIA È SERVITA…
DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…