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Andrea Malaguti per "La Stampa"
Interviene anche il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Lo fa a sera inoltrata con un comunicato in cui esprime «viva e piena solidarietà » alla presidente della Camera Laura Boldrini «per la campagna di gravi e perfino turpi ingiurie e minacce condotta nei suoi confronti sulla rete. Attacchi inammissibili, che non possono essere tollerati, ai principi della convivenza democratica e al rispetto dovuto alla dignità della persona». Durissimo.
Si rivolge indirettamente al Movimento 5 Stelle. E a quella parte dei loro seguaci che utilizzano il web con la grazia di cosacchi ubriachi che danno fuoco al villaggio aggredendo tutto e tutti. «E' in atto una fase altamente impegnativa dell'attività parlamentare (...). à essenziale che in questa fase la libera dialettica delle posizioni politiche si svolga in un clima civile ». Difende l'Istituzione, il Presidente. Ma da che cosa? E perché?
Per capire, bisogna tornare indietro di qualche ora, e precisamente al momento in cui a Montecitorio, ci si interroga sul rinvio della discussione del nuovo testo sull'omofobia. Tensione palpabile. Provocazioni. E maggioranza divisa.
Il capogruppo del Movimento 5 Stelle, Riccardo Nuti, chiede la parola e si scaglia contro l'idea di spostare il confronto dall'Aula alla commissione. «à questa la casa della buona politica, non si deve rinviare tutto in una stanza dove qualcuno si accorda nella totale oscurità ». Applauso scrosciante dei suoi.
Buuu di disapprovazione da destra e da sinistra. In quell'istante la Boldrini dà l'idea di sentire un forte calo di pressione, come se le fosse saltato un tappo. «Onorevole Nuti, l'assemblea ha deciso e nella casa della buona politica è l'assemblea che decide». Addio. Parte il putiferio.
E mentre Nuti sbuffa a ripetizione come un gatto furioso sul microfono chiuso, il collega Iannuzzi prende la parola. Ha una voce aspra e metallica. «Mi perdoni Presidente, ma se lei dà la parola a un deputato su una votazione e poi interviene, influenza l'aula». Sensato. Ma dovrebbe fermarsi qui.
Invece decide di insistere, come se tra il suo Movimento e la Boldrini ci fosse (e presumibilmente c'è) una questione personale. «Il suo ruolo dovrebbe essere super partes, se non si sente in grado di rappresentare quest'Aula in modo imparziale, è meglio che si dimetta».
Boato ulteriore, situazione fuori controllo e pioggia di dichiarazioni di solidarietà alla Boldrini. Pd, Pdl, Sel, Scelta Civica. Sono tutti con lei. Il Pd parla di «macchina del fango contro la Presidente». Sel di «nervosismo e debolezza politica del Movimento 5 Stelle», Scelta Civica di «comportamenti allarmanti da parte di chi si comporta insultando». Potrebbe finire qui. Figuriamoci.
Il grillino Di Battista decide di affidare a Facebook la sua imprescindibile idea sulla faccenda. «La presidente Boldrini, mi piange il cuore a dirlo, appare sempre più inadeguata, incompetente, nervosa, di parte e arrogante». Quello che si dice un commento equilibrato. Si sana la frattura? Difficile. Perché per i 5 Stelle Laura Boldrini (un tempo osannata) non è come loro. à fatta di una materia diversa. E' come una nuvola di polvere. Una folata di vento e scompare. Per questo soffiano, immaginando bambinescamente, l'impossibile.
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