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“BONACCINI TROPPO MORBIDO CON SCHLEIN” – LA MINORANZA SCARICA IL PRESIDENTE DEM ACCUSATO DI AVER “ASSECONDATO” LA LINEA DI STALIN-ELLY (SU GAZA, RIARMO UE, E NATO I RIFORMISTI SONO SU POSIZIONI DIVERSE RISPETTO A QUELLE DELLA SEGRETARIA) – LA REPLICA DI BONACCINI: “RIFORMISMO DA SALOTTO. MI CHIAMANO PER DIRMI: MA PROPRIO ADESSO DOVETE METTERVI A DISCUTERE?” - LA NUOVA COMPONENTE DELLA MINORANZA DEM NASCERA’ DOPO LE REGIONALI - IL PD STA CAMBIANDO NATURA: SCHLEIN AVALLA L’IDEA DI “APPALTARE” LA RAPPRESENTANZA CENTRISTA A UNA NUOVA FORMAZIONE. UNA PARTE DEL PD RISCHIA DI NON SENTIRSI PIÙ A CASA SUA…
Daniela Preziosi per “Domani” - Estratti
ELLY SCHLEIN E STEFANO BONACCINI
(…) «Dalle Marche», ovvero la regione che fra una settimana va al voto, battaglia tutta in salita per il Pd e il centrosinistra, «mi chiamano e mi dicono: ma proprio adesso dovete mettervi a discutere?».
Il presidente del Pd e leader di Energia popolare, l’anima riformista e moderata del partito, cerca di tamponare i molti malumori dei suoi. E dire che i più critici non si sono voluti collegare.
Il malcontento è traboccato perché la segretaria gli ha fatto convocare la direzione nazionale per martedì prossimo: in piena campagna elettorale, a distanza di sette mesi dall’ultima, sette mesi durante i quali il confronto interno è stato zero. Eppure è successo di tutto: dalla sconfitta dei referendum alla catastrofe di Gaza, al riarmo Ue, all’attivismo Nato. Temi su cui i riformisti non la pensano come Elly Schlein. Che però con loro non si confronta. Poi c’è la gestazione di una formazione centrista che rischia di sottrarre voti al Pd, cioè all’area riformista, dunque di rafforzare il profilo “di sinistra” del Pd.
giorgio gori lorenzo guerini filippo sensi marianna madia pina picierno lia quartapelle
A Bonaccini viene contestato di aver «assecondato» la scarsa attitudine al confronto della leader. Assicurandole una pace interna, ma al cloroformio. In cambio dei candidati nelle regioni, ma a costo di lasciarle fare tutto da sola.
L’unità senza discutere La direzione di martedì, in piena campagna elettorale, sembra convocata apposta in un momento in cui una discussione franca non si può fare: pena, consegnare ai giornali le proprie divisioni. Bonaccini promette più protagonismo, dopo il voto. Ma ora no: «La gente mi ferma e mi chiede delle pensioni». Avverte ruvido: «Esiste un riformismo popolare e quello da salotto. Io cerco di appartenere al primo, come tutti voi».
LA GALASSIA DELLE CORRENTI DEL PD
Aprendo la riunione, del resto, Alessandro Alfieri aveva parlato del rischio di un «riformismo senza popolo». Ammettendo qualche errore: «Non aver difeso i luoghi del confronto politico».
Ma è successo per non «spaccare l’area riformista». Fa appello all’unità, ma sono troppi i problemi che covano, e da troppo a lungo. Hanno a che vedere con la torsione radicale e «sloganistica» impressa da Schlein. Il Pd sta cambiando natura: per Dario Franceschini, non è più il voto “moderato” quello che fa vincere, ma quello radicalizzato. La segretaria avalla l’idea di «appaltare» la rappresentanza centrista ad altri. Matteo Renzi martella sul fatto che il suo ex partito non è più riformista. Oggi, dunque, con una leader «movimentista» c’è una parte del Pd che rischia di non sentirsi più a casa sua.
susanna camusso elly schlein stefano bonaccini foto lapresse
Nel pomeriggio Sandra Zampa, l’ex portavoce di Romano Prodi, lascia: «L’area non ha mai saputo o voluto svolgere la funzione che le è assegnata. Energia popolare ha esaurito, per quel che mi riguarda, la sua funzione». Nella riunione Stefania Pezzopane aveva detto la stessa cosa: «Ha esaurito la sua spinta propulsiva». E così la senatrice Simona Malpezzi: «Abbiamo accettato di rimandare le discussioni non per danneggiare il Pd.
Ma le domande sono due: il Pd sta svolgendo il proprio ruolo per esser forza espansiva? E la minoranza sta svolgendo il suo ruolo per far vivere il pluralismo e dare voce al partito della vocazione maggioritaria?».
filippo sensi marianna madia foto di bacco
Non è una discussione elitaria da gruppi dirigenti, spiega, ma per evitare che il partito cambi Dna, diventi radicale ed espella la sua anima riformista, «serve una minoranza critica, nell’unità. Non l’abbiamo fatto». La pensano così, e forse anche peggio, quelli che non si sono collegati: Lorenzo Guerini, Giorgio Gori, Lia Quartapelle, Marianna Madia, Filippo Sensi, Graziano Delrio, Pina Picierno.
Assenze eloquenti. Da mesi tira aria di una nuova componente in gestazione. «Le assenze ci sono», dice Malpezzi, «sono persone che non ci credono più perché troppo spesso è stata usata la coniugazione verbale al futuro. Ma il tempo è passato». Alla riunione non viene formalizzata la rottura.
Ma in serata l’europarlamentare Picierno annuncia il punto di non ritorno. Ce l’ha con Bonaccini: «In questi anni si è confuso il riformismo col consociativismo e l’unità con l’unanimismo. Interi territori sono bloccati, accordi su candidature, alleanze, programmi vengono fatti nel segreto di stanze sconosciute ai più, la vita democratica del partito è sospesa. Questa rottura, faticosa e difficile, arriva dopo mesi di mancanza di ascolto».
La nuova componente però non dovrebbe nascere prima dell’ultimo voto regionale.
Tanti riformisti corrono Alfieri invita a valutare che nelle regioni i candidati Matteo Ricci (Marche), Eugenio Giani (Toscana) e Antonio Decaro (Puglia) sono tutti riformisti. Che in Sardegna è stato appena eletto un segretario riformista, Silvio Lai.
stefano bonaccini bacia elly schlein
Chiede di mettersi nei panni di chi ha vinto il congresso con Schlein e invece in alcuni territori «è stato messo alla porta». Insomma non si può dire che quest’area pesi poco. Dunque deve restare in segreteria con la maggioranza di Schlein, perché da lì «possiamo incidere in maniera fondamentale alla costruzione di un’alternativa credibile al centrodestra. Non servono inutili divisioni».
Appello all’unità anche da Piero De Luca, prossimo segretario regionale della Campania, la cui elezione è proprio frutto di un accordo fra Schlein e minoranza: serve «spirito unitario». Lui alla direzione ci sarà «per dare un contributo deciso al lavoro del partito e alla costruzione di un’alternativa alla destra».
Altri invece non ci saranno, segnalando così il dissenso. Per Bonaccini sbagliano: «Se qualcuno vuol fare altre esperienze, faccia», ma «più che di tante piccole capanne abbiamo bisogno di una casa riformista grande».
elly schlein stefano bonaccini - manifestazione piazza del popolo
elly schlein - stefano bonaccini
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