BORBOTTA MA NON SBOTTA - I SORRISETTI DELLA MERKEL NASCONDONO PENSIERI TRUCI PER TUTTI - AVESSE POTUTO, LA CANCELLIERA AVREBBE SPENNATO SARKOZY (“FAI POCO LO SPIRITOSO, LA TUA FRANCIA RISCHIA IL DECLASSAMENTO”), BACCHETTATO OBAMA (“QUESTO PASTICCIO SI DEVE AI SUBPRIME AMERICANI”) E ASFALTATO PAPANDREOU SULL’IDEA REFERENDUM (“SEI UN GIUDA”) - IL ‘COURRIER INTERNATIONAL’ SCODELLA UN DOSSIER SU COME IL PORTAPANNOLINI DI CARLÀ È VISTO ALL’ESTERO: UN VANITOSO, INCONCLUDENTE, CHE VUOLE FARE L’EROE MA DIPENDE DA BERLINO…

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1 - TUTTO QUEL CHE MERKEL HA PENSATO MA NON HA DETTO

A. Aff per "il Foglio"

Angela Merkel avrebbe voluto dire tante cose a Nicolas Sarkozy, potendo. Per esempio durante quella famosa conferenza stampa dei sorrisini complici di Bruxelles. La cancelliera tedesca non aveva voglia di ridere, anzi: "Hai poco da fare lo spiritoso mio caro, che se non ti metti anche tu di buzzo buono a fare i compiti, la grandeur francese rischia il declassamento".

E già che c'era con la ramanzina, avrebbe rincarato la dose. Avrebbe ricordato al presidente francese quella famosa frase: "Mentre la Germania pensa, la Francia agisce" e poi avrebbe aggiunto con indubbia soddisfazione: "Vedi mio caro, forse avresti fatto meglio a riflettere un po' di più. E' la tempistica che ti manca. Allora le presidenziali erano ancora lontane, ora a ridosso delle elezioni ti tocca mettere insieme un pacchetto lacrime e sangue".

Per non dire degli accidenti che Merkel avrà mandato in direzione della Grecia, quando l'ex premier George Papandreou ha annunciato il referendum. L'accusa di "Giuda" è l'epiteto più educato che le sarà passato per la mente. E anche la disposizione d'animo nei confronti di Obama durante il G20 a Cannes non deve essere stata delle migliori. Basta guardare le foto di loro due a colloquio. Merkel è una che non dimentica, e quell'appello arrivato da Washington di darsi finalmente una mossa ce l'ha probabilmente ancora in gola.

Cannes sarebbe stata dunque l'occasione giusta per rispondere al presidente americano, Barack Obama: "Non è che i sondaggi ti vanno da schifo e allora lasci a noi il cerino in mano. Ricordati che all'inizio di tutto questo pasticcio ci sono i subprime americani". Chissà se un giorno Merkel si leverà questa soddisfazione, a parole o nelle sue memorie (quelle dei cancellieri tedeschi vanno sempre forte). Per il momento restano soltanto le illazioni, perché sui giornali tedeschi non si legge nemmeno una frase riguardo a qualche uscita poco ortodossa della Kanzlerin.

E sì che tutti quelli che l'hanno conosciuta di persona dicono sia molto divertente, ami le battute e abbia un vero talento per le imitazioni. Difficile credere dunque che non si sia mai lasciata andare a una imitazione di Sarkozy, visto che, secondo Newsweek, lei lo avrebbe soprannominato alternativamente Mr Bean e Louis de Funès. Un comico, forse addirittura un pagliaccio. Ma in pubblico Merkel si tiene.

E così si cerca invano tra vignette, articoli, virgolettati qualcosa che infranga il decalogo della diplomazia. Certo ci si sbizzarrisce con i titoli - "Sia fatta la volontà di Merkel" - o le vignette - che la mostrano nei panni di domatrice avvicinarsi a un toro infuriato cavalcato dall'ancella Europa, oppure in equilibrio sulla logora fune dell'Ue, ma niente più. Meglio allora concentrarsi sui suoi primi piani, che comunque non è poco: basta infatti osservare il volto di Merkel per sapere che cosa pensa.


2 - COURRIER INTERNATIONAL DEDICA UN DOSSIER AL "VERO STATO DELLA FRANCIA" - LA RUOTA DEL PRESIDENTE

Da "il Foglio"

Nicolas Sarkozy è un pavone dallo sguardo mezzo sognante e mezzo ebete, con una delle piume della sua coda in bocca e un lieve, sempre più ebete, sorriso. "Il vero stato della Francia", titola il Courrier International mettendo in copertina il pavone e dedicando al presidente francese un lungo dossier su come lo vede la stampa straniera. Sarkozy non è mai stato molto amato all'estero, bisogna dirlo: su di lui si sono scaricati impulsi che pure l'Italia conosce bene (tipo l'essere definito "nano" in ogni consesso), ma è pur sempre finito su una copertina prestigiosa come quella dell'Economist immortalato come un novello Napoleone.

Tuttavia, a giudicare da quel che pubblica Courrier International le cose sono cambiate (disclosure: Courrier International è un magazine molto bello che traduce articoli da tutto il mondo con un approccio decisamente di sinistra). Ad aprire la sezione dedicata al capo dell'Eliseo c'è un grafico (e un'altra vignetta di Sarkozy, con le orecchie a punta, il nasone e un'aria mesta che sembra Cucciolo dei Sette nani: è tratto da un giornale del Burkina Faso) sulla sua popolarità: nel 2007 era contento del suo operato il 65 per cento dei francesi e il 31 era scontento; nel 2011 le percentuali si sono invertite, 69 scontento vs 31 contento.

Per gli inglesi (articolo tratto dal magazine Prospect) Sarkozy è un guerrigliero più che uno stratega; per i tedeschi (articolo tratto dallo Spiegel) è uno che parla tanto ma alla fine non riesce a sistemare le finanze della Francia; per gli spagnoli (articolo tratto dal País) è uno che vuole porsi come il salvatore del mondo ma ormai non inganna più nessuno, è soltanto Berlino che decide; per gli austriaci (articolo tratto da Kurier Wien) è come i concessionari di automobili, cerca ispirazione oltre Reno; per i neoconservatori americani (estratti dal Weekly Standard) è l'emblema di un sistema, quello francese, malato, perché accetta che i suoi politici facciano promesse che mai mantengono.

Il Fatto quotidiano è tradotto perché ha illuminato uno dei problemi della Francia: "La crisi del mestiere di insegnante". Il Financial Times picchia duro contro l'Eliseo: ha troppi poteri - sentenzia il quotidiano della City - e questo è un handicap, il prossimo presidente dovrà imparare a delegare (ormai il Financial Times s'è messo a dare lezioni sulle riforme costituzionali a tutta Europa).

La vignetta più bella è quella tratta dal giornale economico moscovita Kommersant: c'è un busto di Napoleone, sulle sue spalle c'è De Gaulle e Sarkozy è seduto sulla visiera del cappello del generale mentre lancia un aeroplanino da guerra (uno di quelli spediti per ammazzare Gheddafi in Libia). E, per evitare che ci si dimentichi, c'è un titolo-reminder iniziale: tra sei mesi ci sono le elezioni, il presidente ha parecchio da fare nel 2012 per convincere i francesi che è ancora lui l'uomo della situazione.

 

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