CHE SUCCEDE ORA CHE DANIELA SANTANCHÈ È STATA RINVIATA A GIUDIZIO PER FALSO IN BILANCIO? NIENTE! PER…
Alberto D'Argenio e Rodolfo Sala per "la Repubblica"
Da Varese a Roma, la Lega è ormai spaccata su tutto. A Montecitorio la maggioranza va sotto clamorosamente. Bossi salva ancora la vita al governo, afferma che «non cade» ma aggiunge: «Per ora». Un equilibrismo che lo costringe a ridurre il drammatico crollo di ieri alla Camera a «un piccolo infortunio, niente di politico». Giustifica l'assenza di Tremonti al momento del voto dicendo che aveva una riunione.
Poi parla di Varese e torna a dire che lui al congresso di domenica scorsa non è stato contestato, che i guastafeste erano «fascisti» che «sono stati respinti con perdite». I maroniani dicono che di fascisti non ce n'erano proprio. E la débacle del governo alla Camera rende ancora più complicato il percorso di governo di un partito sempre più lacerato.
Ieri a Montecitorio i deputati leghisti erano scuri in volto. I pretoriani di Bossi (Cerchio Magico) giustificavano la scelta del Capo ripetendo a macchinetta che si è trattato solo di un incidente di percorso. I maroniani parlavano una lingua diversa, in molti dicevano che «quanto accaduto dimostra che il percorso per andare avanti con Berlusconi è sempre più difficile».
Discorso condiviso dai loro colonnelli. Dopo lo scontro di Varese e il crollo di ieri i parlamentari vicini al ministro dell'Interno mordevano il freno, raccontavano di essere impegnati per ottenere il via libera a mandare definitivamente sotto il governo.
Prima del rinvio della legge bavaglio scalpitavano: «Potremmo colpire già nei voti segreti sulle intercettazioni». Intenti bloccati da Maroni: in questo momento non servono gesti eclatanti, basta non muovere un dito per salvare o condannare il governo, è la linea. «Ci penseranno quelli del Pdl», riassume chi gli ha parlato guardando a Scajola e Pisanu.
Ma nuove nubi si addensano sul movimento. La notizia è di quelle clamorose: il Cerchio Magico ha convinto Bossi che dietro al caos di Varese ci sia proprio Maroni e gli ha chiesto di espellerlo dalla Lega. Il ministro dell'Interno - raccontano - di fronte alla notizia ha fatto spallucce. Bossi non lo farà mai - conforta i suoi - non cederà alle voci che sibilano nel suo orecchio. C'è chi giura siano quelle della superpretoriana Rosy Mauro e della moglie del Senatùr Manuela Marrone (ispiratrice del Cerchio).
Di fronte alla minaccia c'è chi ricorda che Maroni è un padre fondatore del movimento, tra i dieci che nel 1996 a Venezia hanno letto la dichiarazione di indipendenza e per la cui espulsione serve un voto del consiglio federale. E lì i numeri per farlo fuori non ci sono. Ma lui abbassa il capo e ai suoi dice che se Bossi decidesse la prova di forza lui lascerebbe immediatamente. Se Maroni aspetta gli eventi, i suoi tremano per quelli che potrebbero essere i prossimi blitz dei pretoriani di Bossi. Temono che lo abbiano convinto almeno su una cosa, altrettanto eclatante: fare fuori il potente segretario della Lega Lombarda Giancarlo Giorgetti, uomo vicino a Maroni.
Sensazione suffragata dai fatti: si racconta che ieri alla riunione del gruppo di Montecitorio Bossi abbia accusato «alcuni deputati» (leggi gli amici di Bobo) di «essersi prestati al gioco di chi vuole spaccare la Lega».
E ha minacciato: «Nessuno si illuda, alle prossime elezioni le liste le faccio io». Poi l'attacco frontale a Giorgetti, accusato di avere sbagliato a Varese: «Non doveva far arrivare la situazione a quel punto, è stato con le mani in mano senza decidere nulla». Ora si teme un nuovo attacco: già dopo Pontida il Cerchio aveva provato a far commissariare Giorgetti e prendersi la segreteria della Lombardia, ruolo chiave nella gestione del partito. Ora potrebbero riprovarci.
BOSSI - MARONIRosi Mauro al SenatoMANUELA MARRONE MOGLIE DI UMBERTO BOSSIGiancarlo Giorgetti - Copyright Pizzi
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