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CUBA, IL CAPOLAVORO DI OBAMA - BREMMER: “LA DISTENSIONE CON CASTRO E’ L’OPERAZIONE PIÙ POSITIVA PER GLI USA. CAMBIA TUTTO IL CONTINENTE: E’ L’INIZIO DI UNA MODERNIZZAZIONE DI CUBA. E DALL’ARGENTINA ALLA BOLIVIA L’OSTILITÀ NEI CONFRONTI DEGLI USA STA CADENDO”

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Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”

 

john kerry e il cubano bruno rodriguezjohn kerry e il cubano bruno rodriguez

«In politica estera Obama sarà ricordato per l'accordo nucleare che ha posto fine all'isolamento dell' Iran, per gli accordi di "free trade" nel Pacifico e per la normalizzazione con Cuba, ma quest'ultimo capitolo, benché terzo per importanza, può essere il più positivo per gli Stati Uniti e per tutto il continente americano. Quella iniziata all' Avana non è solo una visita di riappacificazione: è il superamento di una frattura storica e l'inizio di una modernizzazione di Cuba che, credo, sarà molto rapida».

 

Non capita spesso di sentire da Ian Bremmer elogi per la politica estera della Casa Bianca. Il fondatore di Eurasia e teorico del mondo «G-zero», senza più nessuno al timone dopo il ritiro degli Usa dal ruolo di gendarme planetario, è convinto che, aprendo a Cuba, Obama abbia fatto la cosa giusta e non solo per i vantaggi economici che ne verranno in futuro agli Stati Uniti.

 

obama sigaro cubanoobama sigaro cubano

Un tempo c'era il timore della diffusione dell'«infezione comunista» dall' Avana attraverso il Sud America. La «guerra fredda» è ormai finita da tempo. Ora la paura è quella di cedimenti di una Cuba impoverita? Di una destabilizzazione che potrà trasmettersi anche ad altri Stati latinoamericani?

ESULI CUBANI CONTRO OBAMAESULI CUBANI CONTRO OBAMA

«Mentre gli accordi con Iran e Cina e quelli commerciali hanno incontrato forti opposizioni in America, sull' apertura a Cuba il consenso è molto ampio: l'America è andata avanti. Salvo Marco Rubio e pochi altri, è convinzione diffusa che fosse ora di chiudere le dispute col regime castrista.

 

L'embargo è ormai anacronistico. Obama è andato con tutta la famiglia, gli imprenditori, il governo e membri del Congresso proprio per far capire che questa non è una semplice ricucitura: è la fine di un' era. E in quella nuova Raúl Castro, se non cambierà subito in modo radicale il sistema politico, modernizzerà di certo rapidamente quello economico. Era il tassello mancante della nuova stagione dei rapporti tra Usa e America Latina».

obama raul castro ban ki moonobama raul castro ban ki moon

 

Fino a poco tempo fa si diceva che la regione un tempo chiamata "il cortile degli Stati Uniti" stava diventando un sub-continente cinese.

«Le cose sono cambiate. È vero, il Washington consensus sembrava al tramonto, tutti facevano affari con Pechino. Ora è diverso. Dall' Argentina alla Bolivia l' ostilità nei confronti degli Usa sta cadendo. Il Brasile ora deve occuparsi soprattutto della sua crisi politica interna, la più grave da quando è diventato un Paese democratico.

obama e raul castroobama e raul castro

 

Mentre a far bene sono soprattutto i Paesi che hanno i legami più forti con gli Usa: Messico, Cile e Colombia dove è stato raggiunto un accordo che promette di cancellare la minaccia terrorista. Rimane il Venezuela, ma lì c' è poco da fare: è ormai alla bancarotta, non credo che Maduro possa resistere più di qualche mese».

 

Stavolta promuove Obama, dunque.

«Rispetto a 10 anni fa la situazione oggi è più complessa e pericolosa in molte aree del mondo dove gli Usa hanno perso terreno. Ma questo non vale per il continente americano dove, effettivamente, Obama lascia una situazione migliorata».

MADUROMADURO

 

Effetto anche della svolta storica con la rinuncia a rivendicare sempre e comunque l'"eccezionalismo" di un'America Paese infallibile e con una missione storica da compiere?

«Bè, Obama non è stato il primo a fare un passo indietro rispetto a quella visione ideologica. Anche Nixon, ad esempio, si era mostrato pragmatico andando in Cina.

Obama, che non ha rigidità ideologiche in politica estera, è andato anche oltre, riuscendo a fare quello che i suoi predecessori non avevano tentato. Una scelta giusta che, credo, darà presto i suoi risultati.

 

DILMA ROUSSEFF E LULA DA SILVA DILMA ROUSSEFF E LULA DA SILVA

Detto questo, l' eccezionalismo americano, che è superato nella testa di russi, cinesi e anche negli altri Paesi, alleati europei compresi, è ancora vivo tra gli americani. Lo coltiva Ted Cruz e anche Trump, sia pure con meno enfasi. Ma c' è anche in Hillary Clinton. Bisogna vedere come evolveranno queste diverse percezioni sul ruolo e le responsabilità degli Stati Uniti nel mondo: una diversità che rischia di diventare un' altra fonte d' instabilità internazionale».

 

RICHARD NIXONRICHARD NIXON