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Francesco Bonazzi per Dagospia
Nemmeno il tempo di lasciare Roma e l'Europa per il Medio Oriente, ed ecco che Barack Obama passa subito all'incasso. Ai vertici della Nato arriva il socialista norvegese Jens Stoltenberg, per Washington garanzia assoluta di spesa militare in aumento costante, e il ministro della Difesa (ma anche dell'attacco) Roberta Pinotti tranquillizza generali, ammiragli e comandanti di squadra aerea sugli F35 tanto cari al presidente Usa, al presidente Napolitano e, da ieri, anche a Renzie.
Che il posto da segretario generale della Nato non fosse alla portata né del Gran Maestro (di sci) Frattini Franco né di Aspenio Letta lo si era capito già da qualche giorno. Re Giorgio e Pittibimbo non avevano mai veramente sostenuto le due candidature tricolori, ammesso che questo aggettivo ormai abbia un qualche senso, perché sapevano che la Casa Bianca aveva altri progetti.
Solo il tentativo dei socialisti di Martin Schulz, che preferivano un popolare alla Nato (tanto la Nato deve fare la Nato, mica grandi politiche economiche o sociali) per facilitarsi la possibilità di guidare la prossima Commissione Ue, aveva tenuto in vita le chance di Frattini.
Poi è arrivato Obama e ha messo le cose a posto: l'Europa deve investire di più nella Difesa, anche per rispondere a Putin, e il compagno Stoltenberg, che in patria definiscono "un vero uomo di sinistra e di gran cuore", è la figura perfetta per la Nato del futuro.
E mentre i centurioni e le bancarelle si riappropriavano del Colosseo, l'ex capo-scout Pinotti arringava così i vertici militari: "State sereni. Il governo ieri, lo ha detto Renzi al presidente Obama in conferenza stampa, quando parla di forze armate e della necessità che l'Italia continui a svolgere il ruolo che ha svolto per la sicurezza del mondo (il mondo ci ricorda al fianco di Gheddafi fino all'ultimo, ndr), non può fare passi indietro".
E poi ha spiegato che "bisogna dire no a un sistema d'arma o a un aereo che diventa cattivo". Nel senso che non bisogna fissarsi contro questo o quel programma militare. Cosa che invece ha immediatamente fatto Grillomao il quale, accertatosi che Obama fosse davvero partito, ha tuonato contro questa Italia che gli ha permesso di venirci a vendere la sua "mercanzia", ovvero il gas di scisto e gli F35.
Quanto al nostro caro Leader, libero finalmente da incombenze di politica estera e protocolli vari, ha potuto annunciare che lunedì si parte con l'ok del governo alla riforma del Senato e del Titolo V della Costituzione. Renzie ha anche intenzione di affidare le redini del partito al duo Serracchiani-Guerini, mentre l'oppositore interno Fassina lo affronta sulla riforma del lavoro, definita "di destra" e di chiaro stampo berlusconiano.
La moda della rottamazione ha però contagiato anche l'austero palazzo di Via Nazionale, dove un tempo si batteva moneta e oggi si battono le mani. Il governatore Ignazio Visco ha addossato a imprese e sindacati la colpa della stagnazione economica. E il neocatecumenale che guida la Cisl, Raffaele Bonanni, lo ha serenamente trattato come il primo fesso che passa: "Ci sono alte autorità che spesso parlano a vanvera". Per un giorno, tra Obama e Bergoglio, s'era perfino volato alto.
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