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Marco Zatterin per âLa Stampa'
L'austriaco che guida i tecnici dell'Ecofin, Thomas Wieser, traccia una linea rossa. «Sebbene non se ne sia parlato, la sensazione generale è che (Italia e Francia) dovrebbero restare legate ai loro vincoli». Anche il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, affronta in modo analogo l'ipotesi di un tandem Roma-Parigi alla ricerca di nuovi margini contabili. «Non bisogna rinviare il rispetto degli impegni di bilancio».
Il governo Renzi ha il deficit sostenibile, deve attuare le riforme per la competitività , ma rischia di bruciare ogni risparmio extra nello sforzo di correzione del debito. Per questo auspica «una modulazione dei tempi e non della direzione», più ossigeno in cambio di interventi concreti. Il che consiglia al ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan di assicurare di «non aver visto un asse fra Italia e Francia», anche perché le situazioni sono diverse, non conviene mescolarsi.
L'argomento dell'uomo di via XX Settembre è che «molti paesi devono correggere i conti: noi non siamo in procedura per deficit pubblico eccessivo, altri sì» (la Francia, per esempio). Premesso ciò, al termine del vertice informale dei responsabili Ue dell'Economia, aggiunge: «Noi difenderemo i risultati di bilancio acquisiti e andremo avanti con le riforme che accelerano la crescita e creano lavoro». Questione di credibilità , dunque nessun patto.
Del resto, ripetono le fonti europee, «nessuno ha sollevato il caso formalmente». Se mai, si vedrà . Il governo di Hollande ha pure bisogno di altro ossigeno per i conti pubblici, è normale che veda nell'energia di Renzi un'intrigante fonte di ispirazione. Se l'Italia dovesse farcela, Parigi potrebbe trovare comodo accodarsi, soprattutto se ha ragione il quotidiano «Le Figaro» che ieri raccontava che «la rivoluzione fiscale di Renzi fa sognare Hollande». Non ci si può aspettare che l'Ue accetti al volo.
«Non possiamo non sostenere Renzi però dobbiamo difendere i Trattati», ha commentato un pezzo grosso dell'Unione. «Il messaggio a Italia e Francia - insiste Dijsselbloem -, è che sono paesi centrali per l'Eurozona, mi aspetto che rispettino gli obblighi». La Francia «ha già avuto più tempo e questo tempo sta finendo». L'Italia «deve fare le riforme che aspettiamo da molto». Oggi, ha sorriso, «non sono nel "mood flessibilità "». Lo pensa anche il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble: «La Francia conosce i suoi obblighi e sa di aver già ottenuto due rinvii».
Olanda, Finlandia e Germania non vedono con favore un approccio dialogante. Il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann: «Mi auguro che la Commissione interpreti in modo stretto il potere discrezionale e che Hollande sia consapevole della sua responsabilità ». I falchi non vogliono vedere un cuneo franco-italiano infilarsi fra gli automatismi di Bruxelles. L'Italia da sola, ancora. «Quando arriveranno le proposte le valuteremo», riprende Dijsselbloem, mentre una fonte Ue assicura: «Non so se ce la faranno. Però Bruxelles dirà "no" sino a un attimo prima di dire "sì"».
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