DAGOREPORT - A RACCONTARLO NON CI SI CREDE. RISULTATO DEL PRIMO GIORNO DI OPS DEL MONTE DEI PASCHI…
Massimo Cacciari per “l’Espresso”
MASSIMO CACCIARI OSPITE DI SERVIZIO PUBBLICO
Tra i mercatini del Natale, gazebo e militanti Pd. Una buona notizia? Forse, non sarà certo il ritorno alla distribuzione porta a porta dell'"Unità" ogni domenica che il Signore mandava in terra da parte di migliaia di compagni, ma potrebbe essere il segno che il Segretario-Presidente comincia a comprendere che un partito non è un corteo di devoti, che non esiste più risibile ideologia di quella di una democrazia senza partiti (il partito della nazione, cioè di tutti, non essendo, per la contraddizione che non lo consente, un partito) e che forse non è la panacea adatta alla crisi attuale della democrazia ridurre per quanto possibile il processo decisionale alle volontà della leadership carismatica.
Su questa buona via il Segretario-Presidente potrebbe perfino giungere a considerare la dialettica, anche aspra, tra correnti non come il male assoluto, ma come inevitabile riflesso all' interno di un partito dell' inarrestabile corrente pluralista e, ahinoi, "relativistica" che trascina, piaccia o no, i regimi democratici.
Esiste competizione più dura tra correnti che nei grandi partiti americani o oggi, a esempio, nel Labour? E ciò ha impedito a quei Paesi di svolgere politiche di respiro anche "imperiale"? Non sono le correnti il malanno, né lo erano nella Dc o nel Pci, ma l'assenza di analisi e strategia mascherata col rumore di frasi fatte, luoghi comuni, vane promesse. È questa assenza a generare politiche demagogiche, e cioè l' attuale generale propensione a ingannare e illudere, a fingere facile e a portata della mano di questo o quel Dulcamara la soluzione di problemi internazionali ed interni drammatici e strutturali.
Anche le correnti possono servire se rappresentano strumenti di elaborazione, approfondimento e discussione (cosa che quelle attuali o passate del Pd non sono affatto riuscite ad essere), funzioni imprescindibili di una forma-partito aperta, "federalistica", in grado di dar vita a una direzione non bloccata sulla figura del Capo (assicuro Renzi che perfino nel Pci avveniva proprio così, non si lasci sedurre da berlusconiane leggende intorno al suo "centralismo").
Queste cieche speranze mi hanno fatto nascere i mercatini del Natale. Senza radicamento nel territorio, senza una rappresentanza autorevole a livello locale, che non può essere formata da vassalli e valvassini, qualsiasi governo nazionale è destinato a terremotarsi.
Il paradosso che Renzi sta attualmente vivendo non può durare ancora a lungo: da un lato, la sua epifania come una riedizione del "metti la politica al comando", e, dall' altro, il suo dover ricorrere in ogni situazione critica a prefetti, magistrati, sedicenti tecnocrati o rappresentanti stra-stagionati dell' età rottamanda, dai De Luca ai Fassino, ai Chiamparino e domani forse ai Bassolino - per finire massacrato quando invece presenta i propri famigli, come accaduto in Veneto o in Liguria.
VINCENZO DE LUCA - MATTEO RENZI
Perciò rivestono straordinaria importanza le amministrative del prossimo anno. Ben difficilmente potranno scendere in campo nomi e squadre vincenti, e vincenti proprio in quanto di per sé autorevoli e non luce riflessa del Capo. Ben sapendolo, Renzi è alla ricerca ancora una volta del "valore aggiunto" forestiero.
La questione riguarda essenzialmente Milano. Sono certo che Sala potrebbe essere un ottimo sindaco, ma è evidente che la sua candidatura metterebbe spietatamente a nudo la contraddizione di cui sopra. Si potrebbe "truccarla" un po' con la partecipazione dello stesso Sala alle primarie - ma correndo il rischio enorme della sua sconfitta e di conseguenza del rilancio di una coalizione e di una candidatura magari più "decente" di quella di Sallusti da parte della destra.
Non esistono scorciatoie; se il Pd continuerà ad essere il partito-di-Renzi, il suo eroe eponimo sarà costretto a ricorrere a figure di prestigio "esterne" per ogni "emergenza", finendo così col contraddire la sua stessa immagine e le stesse fondamentali ragioni della propria irresistibile ascesa.
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