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CAMBIANO I GOVERNI, RESTANO LE “MANINE” DEL TESORO – NELLA MAGGIORANZA È PARTITO LO SCARICABARILE SULL’IMPROVVIDA TASSA SUGLI AFFITTI BREVI: FORZA ITALIA, LEGA E FRATELLI D’ITALIA NEGANO DI AVERLA AVALLATA (DANDO L’OK AL PACCHETTO COMPLETO) NONOSTANTE IL VOTO IN CONSIGLIO DEI MINISTRI – E COSÌ, RICICCIA LA VECCHIA SCUSA DEGLI “UFFICI” DEL MEF, CHE AVREBBERO AGITO SU PRESSIONE DEGLI ALBERGATORI: LA PRIMA INDIZIATA È LA RAGIONIERA GENERALE DELLO STATO, LA “ZARINA” DEI CONTI, DARIA PERROTTA, GIÀ SOTTO ACCUSA PER LA RIGIDITÀ SUI TAGLI AI MINISTERI. ALTRI PUNTANO IL DITO SULLA MINISTRA DEL TURISMO, DANIELA SANTANCHÉ, CHE NON HA COMPETENZA DIRETTA MA È VICINA ALLE LOBBY DEGLI HOTEL (MEGLIO SE A CINQUE STELLE)

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Estratto dell’articolo di Francesco Malfetano  per "la Stampa"

 

MAURIZIO LEO E GIANCARLO GIORGETTI - FOTO LAPRESSE

Da qualunque lato la si prenda, la norma sugli affitti brevi è un orfano abbandonato sull'uscio della manovra. Nessuno sa chi l'abbia partorita, nessuno vuole adottarla. «È il metodo Tremonti», suggerisce con ironia un cronista di lungo corso: si va in Cdm senza un testo, si vota sulla fiducia, si scopre dopo cosa si è approvato.

 

Il risultato è un giallo con tre protagonisti e nessun colpevole. Forza Italia giura di non saperne nulla («Non era nel testo che abbiamo letto»). La Lega prende le distanze («La cambieremo»). Fratelli d'Italia minimizza («È solo un'ipotesi»).

 

bernabo' bocca - presidente federalberghi

Tutti d'accordo nel dire che quella norma non è loro. […] «Il mandante è chiaro», sussurra un azzurro esperto, puntando il dito verso Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, da sempre in trincea contro Airbnb. «Il problema è il tramite. Si nasconde tra noi».

 

Il mistero allora si infittisce dietro la formula magica che nei palazzi serve a spiegare l'inspiegabile: «gli uffici». Quegli stessi "uffici" che, in altri tempi, Luigi Di Maio avrebbe chiamato "manine". In Transatlantico, tra un caffè e una smorfia di scetticismo, si guarda al Mef.

 

Giancarlo Giorgetti e il suo vice Maurizio Leo - dicono - avrebbero cercato cento milioni per coprire un buco e allungare la coperta corta della legge di Bilancio. Ma da via XX Settembre smentiscono. Qualcuno però insiste.

 

daria perrotta foto lapresse

Cambia stanze e bussa alla porta della Ragioneria generale dello Stato, dove Daria Perrotta, è già sulla graticola per il metodo dei tagli ai ministeri. C'è chi mormora di una sua mano "tecnica", altri la descrivono come «una che non si fa piegare», altri ancora la vorrebbero «in quota renziana».

 

Le ultime tracce conducono però verso un altro indirizzo: quello del ministero del Turismo. Daniela Santanchè, che pure sul dossier non ha competenza diretta, viene chiamata in causa da più d'un collega. Lei, con i suoi, reagisce come sempre: «Fake news», e smentisce tutto.

 

daniela santanche

Eppure chi la conosce bene sa che la sua linea di pensiero non è lontana dallo spirito della norma. «Chi lavora paga il 43% di tasse – spiega un fedelissimo – non si capisce perché chi affitta con una multinazionale debba pagare meno».

 

[…] E mentre Giorgetti ricorda che «è solo una bozza» e che tutto può cambiare, la convinzione è che la norma finirà come è nata: in silenzio. Entrata in manovra senza che nessuno se ne accorgesse, ne uscirà allo stesso modo. Al più tardi con una bocciatura in Parlamento.

daria perrotta foto lapresse daria perrotta foto lapresse.