DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Nicola Lombardozzi per "La Repubblica"
«à con vero piacere che pubblichiamo una lettera inviataci dal nostro amato concittadino Gerard Depardieu». Con un linguaggio che evoca i bollettini e i cinegiornali dell'Urss che fu, la Komsomolskaja Pravda annunciava ieri in prima pagina poche righe di slancio amoroso dell'attore diventato russo per esigenze fiscali.
Una letterina fatta di frasi di ammirazione: "Adoro il vostro Paese, la sua gente, la sua storia, i suoi scrittori e il suo presidente Putin". Di ricordi di infanzia: "Mio papà era comunista e ascoltava Radio Mosca". Solenni promesse: "Imparerò il russo". E anche qualche inesattezza difficile da prendere sul serio perfino per i più allineati: "In Russia si vive bene, è una grande democrazia".
Ma non è tutto. La Depardieumania è letteralmente esplosa e sembra assolutamente irrefrenabile. I soliti esponenti dell'opposizione semi clandestina ironizzano scandalizzati sulla scelta di Putin mentre i membri dell'apparato politico e amministrativo si danno un gran da fare per mostrarsi felici e onorati dell'acquisizione di un cotanto prestigioso connazionale.
Può capitare così che il direttore del "Teatro cittadino di prosa" della lontana cittadina di Tjumen nella Siberia Occidentale offra al nuovo eroe una scrittura fissa a tempo indeterminato. E senta il bisogno di precisare che «da noi pagherà solamente il 13 per cento di tasse, perché qui non siamo esosi come in Francia!». Peccato che, visti i bilanci disastrati del comune siberiano, la retribuzione lorda non superi i 23mila rubli al mese, circa 580 euro.
E succede che il governatore della regione caucasica di Krasnodar offra invece alla «stella della cultura mondiale» una residenza nella regione di Belorecenskij in un angolo sperduto delle coste del Mar Nero. Perché mai Depardieu dovrebbe stabilirsi da quelle parti? Il governatore non ha dubbi: «Per tre motivi. Clima splendido, gente socievole e le ragazze più belle di tutta la Russia».
Ma la concorrenza è forte. Il governatore della paludosa Mordovia che ha ospitato Depardieu nel suo blitz in Russia per ricevere il passaporto direttamente da Putin, gli ha offerto prima un posto da ministro della Cultura. Poi, davanti all'inevitabile risposta tergiversante («Non credo di avere le giuste competenze»), ha subito rilanciato con un più semplice ruolo di «ambasciatore della Mordovia presso la Fifa per la organizzazione
dei campionati mondiali di calcio del 2018».
Depardieu ha preso tempo ma intanto ha preferito ignorare le domande dei giornalisti su Nadia Tolokonnikova la leader delle Pussy Riot rinchiusa in una colonia penale a pochi chilometri dal Palazzo che lo accoglieva in festa. Ma Depardieu non ha mai badato molto alle denunce sui diritti umani. Così come quando due anni fa era andato alla festa di compleanno di Ramzan Kadyrov, leader ceceno accusato di repressioni, stragi, omicidi eccellenti.
Agli oppositori non resta che scrivere sui blog del "decisionismo da zar" di Putin e di mettere in rilievo come la collosa burocrazia russa sia stata in grado di fabbricare un passaporto nel giro di appena due giorni. Un miracolo per molti paesi, ma assolutamente epocale da questa parti dove l'istituto della doppia cittadinanza non è riconosciuto e dove diverse migliaia di cittadini russi che risiedevano in altre Repubbliche alla fine dell'Unione Sovietica sono ancora in attesa "dell'espletamento delle previste pratiche di verifica e accertamento per l'ottenimento dei documenti". Dal 1991.
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