CAMPANELLA D’ALLARME PER GRILLOMAO: “E’ UN ATTIVISTA COME NOI: ESPULSIONI E MINACCE NON FUNZIONANO”

Emanuele Lauria per "la Repubblica"

Non gli va di passare per eroe. Ma Francesco Campanella, il senatore di 5 stelle che ha avuto il coraggio di alzarsi in piedi in assemblea e dire a Grillo «tu sbagli», ora chiede «un confronto paritario» dentro il movimento. Perché con la logica «o così o sei fuori», spiega, «non si va da nessuna parte». Campanella definisce «fantasiose» le voci che vogliono un nugolo di deputati pentastellati in uscita dai gruppi parlamentari: «Ma ora occorre subito un nuovo incontro fra Beppe e i parlamentari per trovare una sintesi sulla questione della diaria ».

Tutto nasce da un insulto.
«Sì, il famoso "pezzo di m..." rivolto da Grillo a Venturino (il vicepresidente dell'Ars espulso per non aver restituito l'indennità, ndr). Io conosco il destinatario dell'epiteto: non sono d'accordo con le sue valutazioni ma non meritava di essere apostrofato così. Ma il punto non è questo».

E qual è?
«Io ho criticato un modo di porsi da parte di Beppe Grillo, un approccio ai problemi che secondo me non aiuta a trovare le soluzioni. Sulla questione della diaria e non solo. Come pronta risposta, dopo la riunione, ci siamo trovati sul blog di Grillo l'accusa di volere fare la cresta».

Che non vi è piaciuta.
«Vede, la questione è semplice. Alcuni di noi hanno manifestato dubbi sulla modalità di restituzione degli emolumenti. E bisogna dire che nel regolamento questa parte è scritta in maniera non chiara. Potete verificare sul web: non si parla mai, chiaramente, di rimborso della quota della diaria non spesa. È questione di interpretazione. Io sono per la rendicontazione delle uscite e per la restituzione della parte eccedente. Ma bisogna ascoltare chi la pensa in modo diverso, non additarlo quale traditore o ladro».

Al di là delle interpretazioni, Grillo dice che gli impegni vanno mantenuti.
«Ma qui, alla fine, siamo tutti d'accordo nella restituzione di una parte dei compensi. Solo che qualcuno ha spese maggiori di altri, penso alle mamme che devono pagare una baby-sitter, o magari difficili da rendicontare. Non si può dimenticare che noi, a differenza degli altri parlamentari, già rinunciamo a 3-4 mila euro al mese».

Giusto parlare di insofferenza crescente nei confronti del Capo?
«No, mi sembra un'espressione non fedele. Di certo, il ragionamento per cui "o si fa così o sei fuori" non funziona. Le espulsioni sono una sconfitta anzitutto per chi le decide. Servirebbe maggiore ascolto. Anche perché Grillo è un attivista, seppur autorevole, come tutti noi e la funzione di leader è estranea al movimento. Bisogna tornare a incontrarsi e sono certo che troveremo una sintesi».

Quanto incide, sul malessere attuale di alcuni grillini, i dubbi legati al mancato accordo col Pd?
«Io ero a favore del dialogo con Bersani e come altri guardavo con speranza a un'accettazione da parte del Pd della candidatura di Rodotà al Quirinale. Ma Bersani non era in grado di governare un partito con troppe anime».

Nel frattempo altre incomprensioni fra Grillo e la base. Come sulla vicenda dello ius soli.
«Lo dico subito: io, a differenza di Beppe, sono d'accordo al principio dello ius soli. Ma non credo che Grillo abbia chiuso la saracinesca: lui pensa che una vicenda così delicata meriti un dibattito più approfondito».

Insomma, si prospetta una spaccatura nei gruppi di M5S?
«Non mi risulta che nessun collega stia passando al misto. Ripeto, dobbiamo tornare a incontrarci con Grillo e superare le incomprensioni».

Altrimenti?
«Amo troppo questo movimento per chiedermelo. Un mio amico oggi mi ha detto che con una rottura di 5 stelle la gente non andrebbe più al voto. E il risultato elettorale del Friuli, dove ha perso M5S e ha vinto l'astensionismo, è emblematico».

 

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