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Liana Milella per "la Repubblica"
«Non sarò mai un ministro dimezzato». Parola di Anna Maria Cancellieri. «O resto con piena dignità e pieno rispetto oppure continuo a servire il Paese da casa mia». «Come Guardasigilli dovrò affrontare temi delicatissimi, o me lo fanno fare a testa alta oppure se ne trovino un altro, chiaro?». Ieri a Strasburgo, al Consiglio d'Europa, per difendere l'Italia sulle carceri e su una condanna milionaria per via del sovraffollamento.
Oggi, prima al Senato e poi alla Camera, per difendere se stessa dall'affaire Ligresti, ma con Letta e tutto il governo accanto. Ha deciso così il premier in persona che, al quarto giorno di polemiche sul suo ministro della Giustizia, passa del tutto dalla sua parte. Le dà fiducia, crede alla sua versione dei fatti, valuta più come un «pregiudizio » piuttosto che come un «giudizio» quello che le si addebita.
Confidenzialmente sottolinea con i suoi interlocutori che la missione a Strasburgo conta molto, perché Cancellieri rappresenta l'Italia. Che è come dire: vi pare che ci avremmo mandato un ministro che si dimette il giorno dopo? In verità , Cancellieri resta anche per evitare che crolli il governo. Lo ammette Letta: «Un rimpasto adesso, alla vigilia del voto sulla legge di stabilità , avrebbe un impatto negativo. Salterebbe la manovra». Lei, vestita di viola in barba alla diceria che porti jella, appare sempre più battagliera e determinata. Decisa a uscire da questa storia solo a testa alta.
Quando glielo chiedono risponde di getto: «A me non l'ha detto il medico di fare il ministro. Se servo, il soldato ubbidisce, ma se sono di ostacolo me ne vado». Una cosa le preme, che sulla storia che l'ha coinvolta «non resti neppure un millimetro di ombra». Nel Pd i dubbi rimangono, continua ad averli Renzi, ma ha deciso di frenare per non mettere in difficoltà il governo. Tra Senato e Camera, comunque, staranno con lei i capigruppo Pd Zanda e Speranza. Adesso tutti aspettano il suo discorso. Non arriverà alla mezz'ora.
Ci ha lavorato ieri prima di partire per la Francia. Tre capitoli. La prima telefonata con la compagna di Ligresti e poi il caso di Giulia, con la sottolineatura che proprio la distanza tra i due fatti, tra luglio e agosto, dimostra «che io non ho fatto nulla dopo il primo contatto». Altri 110 aiuti documentati, tra lei e la sua segreteria. Un breve passaggio sul figlio Pier Giorgio, «anche se non credo che c'entri molto».
Poco sui Ligresti, una famiglia da cui sembra prendere le distanze. Il capitolo del complotto politico che man mano si riduce. Sono le pagine più in dubbio su cui Cancellieri deciderà all'ultimo momento. Quello che le preme chiarire è come sono andati veramente i fatti, «perché non tutto quello che è stato scritto trova la mia condivisione». Con i giornalisti s'infervora. «Sono molto tranquilla perché i fatti sono semplici».
La telefonata con la Ligresti? «Se ci fosse stato qualcosa che toccava l'inchiesta in corso non credete che i magistrati sarebbero intervenuti?». I dubbi sulla scarcerazione? «Io non ho mai scarcerato nessuno, non mi sono mai permessa di intervenire sulla magistratura, è una vita che non lo faccio. Le falsità andranno chiarite punto per punto». I Ligresti, il capitolo più delicato. «Non voglio entrare in quello che ha fatto la famiglia, sono fatti che non mi appartengono e non ne parlerò in aula, ho raccolto un segnale
da una persona a rischio vita, lo avrei fatto anche se si fosse chiamata Mohamed Ben Ali».
Sì, ma i rapporti con loro? Qui Cancellieri è decisa: «Amicizia è una parola importante, a volte si confonde amicizia con coscienza, Antonino è davvero mio amico da trent'anni, il resto possono essere conoscenze».
Per i Ligresti è venuta meno ai suoi doveri di ministro? «In tanti anni non l'ho mai fatto per un amico, non lo farei per una sorella o un fratello». Poi un appello: «Vi prego, guardiamo ai fatti, su quelli voglio rispondere, non sulle ombre, sulle supposizioni, sulle fantasie». La certezza della sfida: «Io non ho paura della verità ».
Pure uno scatto di collera: «Sulle bugie non lascio spazio, ribatterò punto per punto contro chi è falso, bugiardo, ignorante ». Dimissioni dunque? Non le ha mai date. Crede nel governo Letta, vuole che «vada avanti», per questo sarebbe pronta al sacrificio solo se lo vedesse in difficoltà . «Non ho mai chiesto poltrone, non nego che quello che faccio mi piace, ma farei un passo indietro se serve». Le chiedono se dietro il suo caso c'è un'operazione politica? à convinta di sì, ma replica prudente: «Rimando a quei fondisti dei giornali che lo dicono con molta chiarezza».
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