DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
FOTO DA GRUPPO FACEBOOK "IO STO CON FARINETTI"
Chiara Pellegrini per “Libero quotidiano”
«È puro culo essere nati in Italia», aveva detto Oscar Farinetti, patron di Eataly lo scorso ottobre dal palco della Leopolda, parlando di biodiversità «è puro culo essere nati in questa nazione».
Sarà per una questione di puro derrière che ad Eataly sono stati affidati, con aggiudicamento diretto, alcuni spazi dell’esposizione universale? La faccenda non è chiara, almeno per il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) Raffaele Cantone, che ieri ha chiesto di poter visionare le carte che hanno portato all’aggiudicazione diretta di uno store di Expo 2015 a Eataly.
Cantone vuole capire se le procedure si sono svolte in maniera corretta. «Eataly è una delle più note realtà nel mondo, dopo l’interrogazione parlamentare ho chiesto di vedere le carte», ha detto Cantone spiegando di essere abituato ad esprimersi «sulla base dei documenti».
Sull’affidamento diretto a Eataly era stata infatti presentata un’interrogazione parlamentare di due deputati di Sel al ministro Maurizio Martina, responsabile delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, con delega ad Expo. Il patron di Eataly non ci sta e annuncia perentorio: «Se continuano le polemiche di gente che non fa e che ha un sacco di tempo da perdere per criticare chi fa, noi ci ritiriamo senza problemi».
E aggiunge: «Questo non è un affare sotto il profilo dei quattrini». Insomma Farinetti sostiene di non avere alcunché da guadagnare dalla presenza in Expo 2015 «tant’è», ragiona, «che altri appalti sulla ristorazione sono andati deserti. Non so se Cantone abbia visionato la nostra procedura. Credo di sì».
Poi spiega di aver «ipotizzato investimenti fissi per 7 milioni di euro, in più ci è stato imposto di pagare il 5% su tutti gli incassi lordi. Questo rappresenterà un bel introito per Expo», ha aggiunto il patron di Eataly. L’idea dell’imprenditore piemontese, che avrà a disposizione due aree da quattromila metri quadrati ciascuna in cui funzioneranno 20 ristoranti, uno per ciascuna regione italiana, è quella di realizzare «l’osteria più grande del mondo».
A favore di Farinetti, cercando di ricucire lo strappo tra renziani, si è schierato il Commissario unico del governo per l’Expo, Giuseppe Sala, che ha difeso la scelta di concedere al patron dei mall del gusto, con affidamento diretto, gli spazi dell’esposizione universale. «Possiamo non fare una gara quando c’è unicità e dal nostro punto di vista Eataly è unico» ha detto durante un incontro all’Expo Gate. Riferendosi alla capacità e alla notorietà internazionale di Farinetti.
«Non è facile vendere 24 milioni di biglietti e all’estero quando parli della Scala aperta sei mesi, di Eataly, di Slow Food la gente capisce» ha aggiunto Sala. Ma il super commissario anti corruzione non si lascia incantare «quanto la notorietà di Eataly possa aver inciso ai fini della gara», replica Cantone, «mi riservo di verificarlo» Ieri tanto Sala ha fatto un bilancio sull’andamento dei lavori.
«Ce la faremo», ha detto ostentando tranquillità. «L’attività procede secondo cronoprogramma», con 2.800 operai all'opera che diventeranno 3.500 a gennaio e i principali lavori (rimozione interferenze e piastra) che hanno superato il 90% e l'80%. Dei circa 80 padiglioni totali, sono quasi pronti i Cluster (consegna a fine gennaio), mentre per i padiglioni esteri c'è chi, come Repubblica Ceca e Bahrein, ha quasi finito è «3-4 padiglioni che mi preoccupano perché in ritardo», ma «arriveremo in tempo». Anche sul Padiglione Italia «abbiamo recuperato parecchio».
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