DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Mattia Feltri per “la Stampa”
SALVINI CON LA MAGLIETTA E IL LOGO NOI CON SALVINI 5
La camicia bianca sa di tuta mimetica: si va alla nuova guerra senza le armi di sempre, l’antimeridionalismo, l’anticentralismo, l’anticasta di maniera combattute con una felpa per divisa. A Matteo Salvini tocca la giacca anche perché la presentazione del nuovo movimento si tiene a Montecitorio, di modo che, oltretutto, sia chiaro il baricentro: di Roma ladrona si riparlerà, ora il nemico manovra da Bruxelles e infatti «disoccupazione e immigrazione non sono emergenze del Nord, sono emergenze nazionali».
SALVINI CON LA MAGLIETTA E IL LOGO NOI CON SALVINI 2
Il giovane capo padano fa saliscendi attraverso le latitudini, si soffre «a Milano, a Palermo, a Taranto e a Bologna». È il vecchio progetto bossiano di sfondamento a mezzogiorno, perseguito a suo tempo con improvvisazioni tendenti al dozzinale, quando si metteva in piedi una lista, la si chiamava come sempre Lega, si sostituiva la parola Nord con la parola Sud e ci si faceva il segno della croce. Andava di conseguenza.
SALVINI CON LA MAGLIETTA E IL LOGO NOI CON SALVINI 3
Qui si nota un passetto in più. A parte la riconversione nazionale del partito, un po’ in suggestione lepenista, con l’individuazione di minacce comuni e forestiere (extracomunitari e burocrati), si vede il tentativo minimamente pianificato: il simbolo non ha nulla a che vedere con lo spadone di Alberto da Giussano, niente verde Padania, ecco giallo e blu e sopra «Noi con Salvini», e Salvini è bello grosso, come si addice a tempi nei quali i leader contano più dei partiti.
E siccome Matteo Salvini è stato un po’ rottamatore al pari di Matteo Renzi, sa chi gli tocca essere un po’ pettoruto al pari di Beppe Grillo: «Dico no a chi pensa di prendere un tram per salvare la poltrona. Onestà e fedina penale sono i prerequisiti per evitare rischi di infiltrazioni».
SALVINI CON LA MAGLIETTA E IL LOGO NOI CON SALVINI
E tuttavia non fa schifo qualche bel riciclato capace di usare al Sud la lingua giusta, coma Silvano Moffa, ex presidente della provincia di Roma, ex An, ex Pdl, ex finiano (non c’è invece l’ex ministro aennino Mario Landolfi, che commenta con ottimo spirito: «Sono stato arruolato a mezzo stampa, ma io sono per i federali non per i federalisti...»). Si teorizza una splendida «contaminazione», e Salvini racconta le mail di novelli fan: «Non avrei mai pensato di rivolgermi alla Lega».
SALVINI CON LA MAGLIETTA E IL LOGO NOI CON SALVINI 4
Eppure, dice, la Lega non è cambiata, è cambiato il contesto, tanto vale buttarsi nel mare del patriottismo e rabbuiarsi perché «il falso made in Italy ci costa 60 miliardi all’anno». Qualche parola d’ordine è necessaria - i figli devono avere un padre e una madre - così si sa dove si va a parare. In fondo sono prove generali di coalizione, e Angelino Alfano non avrà diritto d’asilo: «Noi siamo contro Renzi: renziani e complici del renzismo non li vogliamo».
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