Carroccio funebre - esplode la rabbia della base leghista: insulti a bossi e gloria a maroni

13 gen 2012 13:53

1- CARROCCIO, RABBIA IN ONDA - COSENTINO: LA BASE ATTACCA SU RADIO PADANIA. A RISCHIO IL CORTEO A MILANO.
Alessandro Da Rold per "Lettera43"

Traballa la manifestazione della Lega Nord prevista per il 22 gennaio a Milano, dove il Carroccio avrebbe voluto dare la spallata al governo. Tutta colpa del voto su Nicola Cosentino alla Camera di giovedÃ¬ 12 gennaio, con il partito spaccato tra maroniani e bossiani.

Il leader Umberto Bossi sostiene che la base leghista non Ã¨ tanto amica dei magistrati. Â«Mai stati forcaioliÂ», ha sottolineato. Per questo, secondo il SenatÃ¹r, il no all'arresto del depatato del Popolo della LibertÃ , sostenuto a gran voce anche dal padano Luca Paolini, dovrebbe essere cosa gradita ai militanti del Carroccio.

MILITANTI SUL PIEDE DI GUERRA.
In realtÃ , buttando un'occhiata ai social network, ascoltando Radio Padania e sentendo i militanti sul territorio quella che si racconta Ã¨ tutta un'altra storia. Anzi, non solo Roberto Maroni sarebbe furioso per l'esito della votazione su Nick 'o mericano, ma pure l'ex ministro della Semplificazione Roberto Calderoli starebbe masticando molto amaro.

Il motivo Ã¨ presto detto. Calderoli aveva riposto grandi speranze nella manifestazione sotto la Madonnina. Un evento che doveva riportare la Lega di lotta in piazza, su cui giÃ si fantasticava sui numeri. Migliaia di pullman in arrivo dalle valli bergamasche e del Trevigiano. Invasione di piazza del Duomo e, magari, proteste sotto palazzo Marino contro il sindaco arancione Giuliano Pisapia.

MANIFESTAZIONE A RISCHIO.
Un sogno che, perÃ², si Ã¨ rotto a Montecitorio. Diverse sezioni, secondo quanto risulta a Lettera43.it, avrebbero infatti giÃ annullato la loro partecipazione. Non solo. In via Bellerio piovono disdette pure per il prossimo raduno del parlamento della Padania, il 28 gennaio.
Insomma, quella che secondo Bossi dovrebbe essere una vittoria del garantismo, rischia di rivelarsi un boomerang. Almeno per il Cerchio magico. Â«Ãˆ la giornata piÃ¹ nera da quando sono nella LegaÂ», ha ammesso amaro un dirigente del Carroccio. Â«Avevamo recuperato consensi stando all'opposizione. Ora abbiamo ricevuto una dura battuta d'arresto. Speriamo di rialzarci, ma sarÃ duraÂ».

La rabbia vera degli attivisti Ã¨ scoppiata appena reso noto il risultato del voto. In molti sulla radio della Carroccio, durante la trasmissione Che aria tira, condotta da Roberto Ortelli, hanno criticato l'atteggiamento dei capi del movimento che in Commissione avevano votato a favore dell'arresto, per poi cambiare idea in Aula negando l'arresto del pidiellino. La maggior parte degli insulti sono stati rivolti a Paolini e al suo intervento.

Â«BOSSI Ãˆ UN VENDUTOÂ».
Insomma un delirio, finito in una rissa tra il conduttore che cercava di difendere Bossi, accusato di Â«essere un vendutoÂ», e colpevole Â«di aver salvato un camorristaÂ» e gli ascoltatori inferociti. Come Carlo, da Brescia, secondo cui le prove contro Cosentino si Â«sarebbero trovate se la Lega avesse avuto la dignitÃ di consegnare Cosentino alla magistraturaÂ».

Lo sdegno Ã¨ dilagato anche sul profilo Facebook di Maroni. Â«Bobo siamo con te. Ora facciamo un congresso nazionale e cacciamo BossiÂ», ha scritto Furia Padana. L'ex capo del Viminale non ha risposto, ma Ã¨ probabile che nelle prossime settimane faccia di nuovo sentire la sua voce. In particolare sul territorio, dove ha giÃ in agenda diversi comizi, nelle sezioni leghiste di Veneto, Piemonte e Lombardia.

2 - LA RABBIA DI MARONI "CAMBIAMO UMBERTO O FINIAMO COME IL PRC"
Alessandra Longo e Rodolfo Sala per "la Repubblica"

Â«A questo punto io rappresento la linea dellÂ´opposizione interna: nel gruppo dirigente ho pochi alleati, ma nella base i rapporti di forza si invertono; ecco perchÃ© occorre al piÃ¹ presto celebrare i congressiÂ». Invoca il Â«ricambioÂ», Bobo Maroni, dopo lÂ´ennesima giravolta di Bossi sul caso Cosentino, Â«una cosa che fa impazzire i nostri militantiÂ». Lo invoca sfogandosi con i suoi fedelissimi, con una truppa che la sconfitta di ieri non sembra affatto aver schiantato. Â«Non Ã¨ una sconfittaÂ», gli dicono quasi a consolarlo. Ma di consolazioni il Maroni socio fondatore della Lega sembra non avere bisogno.

PerchÃ© il voto di ieri, dopo la drammatica riunione del gruppo parlamentare della Lega, segna uno spartiacque: Â«Formalizza lÂ´esistenza di una seconda visione dentro la Lega, o cÂ´Ã¨ una svolta oppure il movimento finirÃ a causa dei pretoriani che stanno attorno a BossiÂ». Insomma, Ã¨ ora di gettare il cuore oltre lÂ´ostacolo, come dicono i colonnelli maroniani in piena sintonia con i rivoltosi del web che per tutto il giorno incitano lÂ´ex inquilino del Viminale a prendersi il partito. Â«LÂ´unica cosa che escludo Ã¨ uscire dalla Lega per fare unÂ´altra cosaÂ».

E allora nel mirino non ci sono piÃ¹ solo i Â«pretorianiÂ» del Cerchio Magico, i vicerÃ© della Â«Lega di famigliaÂ» che tengono Bossi Â«rinchiuso nel castello di Gemonio, o di via BellerioÂ». Nel mirino, ed Ã¨ la prima volta, cÂ´Ã¨ il Capo: Â«Certo, lui Ã¨ il segretario, ed questa la ragione per cui i congressi vanno fattiÂ».

Da tempo si Ã¨ fatto una convinzione, Bobo. E ieri, con i suoi, ha rimesso in fila parole che portano dritte a uno scontro vero, non piÃ¹ mediato da convenienze diplomatiche. Â«Bossi ha in mente una successione dinastica, da padre in figlio; ma sa benissimo che ci vuole tempo, e per questo ritarda la convocazione dei congressi, ampiamente scadutiÂ». Ãˆ quella la sfida, non ci sono altre strade per riportare il Carroccio nei binari: Â«Di lÃ i pretoriani che circondano Bossi, fuori la base, la nostra genteÂ». Di lÃ il Trota, lÂ´erede designato, di qua il cuore pulsante del movimento, il binomio sindaci-sezioni individuato come forza rigeneratrice di una Lega non piÃ¹ succube del signore di Arcore.

CÂ´Ã¨ chi mette nel conto, anche tra i maroniani, che la reazione i tanti distinguo pronunciati in questi ultimi tempi (dalla caparbia rivendicazione della fine dellÂ´alleanza con il Pdl fino alla battaglia combattuta ieri) adesso possano scatenare la cacciata dei reprobi. Ma lui, Maroni, fa spallucce, e un poÂ´ imita il Fini dellÂ´addio a Berlusconi: Â«Che fanno, mi cacciano? E solo perchÃ© mi sono schierato per lÂ´arresto di Cosentino?Â».

Non si puÃ², a meno di non sconfessare Â«la maggioranza dei nostri militantiÂ». Semmai la sconfessione riguarda Bossi, che durante la tesissima riunione del gruppo, ieri alla Camera, Â«ha cambiato idea tre volteÂ». Prima il no allÂ´arresto, poi la libertÃ di coscienza, quindi (dopo la rissa sfiorata tra il "garantista" Paolini e i giovane Dozzo) il sÃ¬ allÂ´arresto perÃ² con libertÃ di coscienza perchÃ© Â«altrimenti al Nord ci fanno il mazzoÂ».

Errore imperdonabile, per Maroni, ma forse va bene cosÃ¬: Â«In questo modo Umberto mi ha dato la possibilitÃ di alzare la bandiera della legalitÃ ; certo, sono stato sconfitto, ma ho tenuto la posizione, e questo agli occhi dei militanti risulta del tutto evidenteÂ». E Ã¨ pacifico, anche se il SenatÃ¹r nega, che Â«nelle ultime ore qualcosa tra Berlusconi e Bossi cÂ´Ã¨ statoÂ».
Alla conta, dunque. Non cÂ´Ã¨ altro da fare, insiste Maroni con un amico: Â«Senza una svolta finiremo come Rifondazione comunista, un partito di nicchia. Un partito avvizzito. Ma io chiederÃ² i congressi utilizzando la voce della baseÂ».

Ma bisogna fare in fretta, e qui lÂ´ex ministro cita Virgilio, fugit irreparabile tempus: Â«Anche il Pdl sta cercando di creare un nuovo partito del Nord, e spera nella Lega piÃ¹ deteriore, quella della TanzaniaÂ», quella dei soldi partito investiti in modo spericolato e per nulla trasparente. Ci vuole anche compattezza: Â«Molti dirigenti mi dicono basta, finiamola; poi mi giro e non cÂ´Ã¨ piÃ¹ nessunoÂ». Per fortuna cÂ´Ã¨ la base, su quella si puÃ² contare, soprattutto dopo il vulnus di ieri: Â«Il ceto politico che prende i soldi Ã¨ quello piÃ¹ soggiogato e timoroso, sanno che con questa legge elettorale se si espongono rischiano di non essere ricandidatiÂ». Dunque, Â«occorre mettere in moto il cambiamento, o la sconfitta sarÃ definitivaÂ».