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“AVANTI CON LE DEPORTAZIONI” - TRUMP VUOLE RIATTIVARE LA BASE DI GUANTANAMO PER I 30 MILA MIGRANTI CLANDESTINI ARRESTATI MA LA PORTAVOCE DELLA CASA BIANCA HA BOLLATO COME “FAKE NEWS” L’ARTICOLO DEL “WASHINGTON POST” SUI CITTADINI EUROPEI PRONTI A FINIRE NEL CENTRO CUBANO - SONO DUE GLI ITALIANI IRREGOLARI NELLE LISTE DEI 9 MILA MIGRANTI. MA È UNO È STATO GIÀ ESPULSO E L’ALTRO È IN VIA DI ESPULSIONE: NESSUN ITALIANO FINIRA' A GUANTANAMO - L'ITLIAA HA GIÀ COMUNICATO ALL'AMMINISTRAZIONE USA CHE È PRONTA A "RIPRENDERLI"
Sono due gli italiani irregolari nelle liste dei 9 mila migranti che, secondo il Washington Post, Donald Trump vorrebbe inviare a Guantanamo, come spiegano fonti della Farnesina a Repubblica. Ma è uno è stato già espulso e l’altro è in via di espulsione verso l’Italia, confermano le stesse fonti.
Dunque nessun connazionale irregolare negli Stati Uniti andrà nel carcere cubano di massima sicurezza perché Roma ha già comunicato all'amministrazione Usa che è pronta a "riprenderli". Come dichiarato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani. La Casa Bianca nel frattempo ha bollato come “fake news” l’articolo del Washington Post.
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WASHINGTON
karoline leavitt donald trump 2
Paolo Mastrolilli per repubblica.it - Estratti
La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha smentito la notizia pubblicata dal Washington Post secondo cui l’amministrazione Trump si prepara a mandare a Guantanamo anche cittadini italiani e di altri Paesi alleati, beccati a violare le leggi sull’immigrazione.
«Fake news», ha scritto sui social, assicurando che «non accadrà». Ammesso che così sia, resta il mistero del motivo per cui la presunta lista è uscita, e cosa accadrà davvero nella base militare americana sull’isola di Cuba, già trasformata in campo di concentramento per i terroristi dopo gli attentati dell’11 settembre 2001.
migranti deportati a guantanamo
Il presidente aveva annunciato l’intenzione di riattivare il centro di detenzione, per trasferirci 30.000 immigrati illegali arrestati e in attesa di deportazione nei Paesi di origine. Le cose non sono andate esattamente così. Il primo volo è avvenuto il 4 febbraio, con tanto di fanfara, sotto forma di foto dei reietti incatenati. Poi però la corsa ha rallentato, se non si è proprio fermata.
Il picco massimo è stato di 500 deportati, ma al momento ne sono rimasti circa 70, secondo i dati forniti dal governo. Nel periodo tra il 20 gennaio e l’8 aprile sono avvenuti 46 voli, della durata complessiva di 802,5 ore, per un costo totale di 21.087.300 dollari, in base alle informazioni che il Pentagono ha dato alla senatrice democratica Elizabeth Warren. Inoltre, dal 20 gennaio al 25 marzo ci sono stati anche 31 voli militari, per trasportare personale, equipaggiamento e rifornimenti, con 715 passeggeri e 1.016 tonnellate di materiali. In più il governo ha pagato anche 1,6 milioni di dollari per i voli civili verso la base. Il costo complessivo dell’operazione è stato di 26.277 dollari all’ora, mentre secondo il senatore democratico Gary Peters l’amministrazione Trump ha speso in media 100.000 dollari al giorno per ogni detenuto.
immigrati irregolari deportati dagli stati uniti a guantanamo
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La parte dell’operazione con i cittadini europei, peraltro smentita da Leavitt, avrebbe ancora meno senso delle altre. L’Italia ad esempio è in costante contatto con le autorità americane e i suoi cittadini che restano nel territorio degli Stati Uniti oltre i limiti del visto non sono una novità. Accade da sempre, solo che questa amministrazione ora ci presta molta attenzione. Mandarli a Guantanamo però sarebbe uno spreco di risorse e una complicazione legale, visto che il governo di Roma è pronto a riprenderseli.
Leavitt sembra aver smentito l’intenzione di procedere su questa strada con gli alleati, ma non quella di usare Guantanamo per gli altri deportati. La conferma si vedrà nei prossimi giorni.
antonio tajani giorgia meloni
base militare americana a guantanamo
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