CHE MALE TI FO – “IL CAV IN LACRIME? UNA MASCHERA DA MELODRAMMA, È IL CLASSICO “CHIAGNI E FOTTI”: IL POTERE USA IL MAGONE PER FREGARCI’’

S.B. per "Il Fatto Quotidiano"

Nel messaggio a reti unificate, letto due ore dopo la sentenza, aveva avuto una smorfia. Parlava della sua voglia di "non mollare" e ha contratto i muscoli del viso, come fa chi prova a trattenere il pianto. Due giorni dopo, poi, le lacrime, quelle vere, gli sono uscite. Copiose. E a più riprese: mentre arringava la piccola folla che lo accerchiava davanti a Palazzo Grazioli e ancora poco più tardi, mentre stringeva le mani ai suoi fan.
L'ennesima maschera. E se si parla di maschere, il pensiero va subito a Dario Fo. Che non ha bisogno di presentazioni.

Allora, Fo: che impressione le hanno fatto quelle immagini?
C'è un'espressione napoletana che rende perfettamente l'idea: chiagni e fotti.

E non serve un traduttore...
Direi di no. L'immagine l'hanno vista tutti: un attore, un pessimo attore, che piange per fregare i semplici. Ma anche in questo caso, beninteso, nulla di originale.

In che senso?

Basta ricordarsi della Fornero, l'ex ministra del Lavoro. Annunciando che avrebbe tolto diritti e soldi ai pensionati si mise a piangere davanti alle telecamere. E andando indietro con la memoria potrei raccontare tanti altri esempi. Ma, insomma, credo che ci siamo capiti: il magone per fregare la gente è uno strumento che il potere usa da tempo. È lo strumento più semplice, più banale, dico di più: più volgare, per far breccia.

Ma onestamente: come le è sembrato Berlusconi come interprete?

Mediocre. Molto, molto mediocre. Una maschera da melodramma. Niente di più.

Perché la definizione di "attore melodrammatico" è di per sé negativa?
Assolutamente sì. Credo che si possa dire tranquillamente che il melodramma, e tanto più il melodramma berlusconiano, sia la forma più deteriore di spettacolo. Se immaginassimo una teorica graduatoria di spettacoli, penso proprio che il melodramma andrebbe collocato all'ultimo gradino... Davvero, nulla a che fare con la rappresentazione.

Perché? In pillole, qual è la differenza?
Sarebbe un discorso lunghissimo ma, insomma, la rappresentazione è un sistema complesso che unisce cultura popolare, grottesco, lingua, paradossi, immagini storiche. È un approccio che sintetizza, che punta a sintetizzare immagine, gestualità, voce, musica.

Per contro?
Per contro c'è lo spettacolo. E lo spettacolo più appiattitto che ci sia, si chiama proprio melodramma. Questo è quel che fa Berlusconi, non altro.

L'ultima domanda: ma secondo lei, si può dire che le lacrime al comizio di domenica siano il suo spettacolo finale? Dopo, la condanna, insomma, lo possiamo dare per finito?

Sa come le rispondo?

No, mi dica...
L'altro giorno, Grllo sul suo blog ha ripubblicato uno splendido scritto di Franca Rame, quando era senatrice. Scriveva di Mastella e di quella situazione politica ma si può benissimo riferire alla situazione attuale. Scriveva Franca: Quanti processi ha avuto, quanti ne ha in ballo? Certo, ha fatto leggi per salvarsi ad ogni capovolta. Ma non gli basta. Non lo fa tanto per accumular quattrini, ma perché è il rischio che gli piace e davanti al piacere del rischio non bada nemmeno più alla sua pelle. Si fa parrucche che incolla sul cranio, si mette il cerone sulla faccia come un clown, i rialzi alle scarpe come un'entreneuse, tutto per apparire meglio, senza età. Ahimè, senza età sono solo gli angeli, ma attento che anche loro spesso cascano". C'è bisogno di aggiungere altro?

 

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