“CHI INFORMA TRAVAGLIO?” - LA DOMANDA (RETORICA) DI EMANUELE MACALUSO, “VENTRILOQUO” DI NAPOLITANO CHE SA BENE DELL’AMICIZIA TRA MARCO E INGROIA, RIMBALZA IN UNA ACCORATA LETTERA ALL’UNITA’ - “TRAVAGLIO CI INFORMA CHE LE INTERCETTAZIONI SAREBBERO ‘DUE’ E NON UNA O TRE: COME FA A SAPERLO? MA IL DOTTOR MESSINEO NON HA DETTO CHE LUI CUSTODISCE QUEI DOCUMENTI IN ATTESA DI ESSERE DISTRUTTI. PUÒ DIRCI CHI INFORMA IL TRAVAGLIO?”….

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1 - MACALUSO IL CORAZZIERE SE LA PRENDE CON IL FATTO: "CHI INFORMA TRAVAGLIO?"...
Dal "Fatto quotidiano"

"Travaglio, Flores e le intercettazioni vietate". È il titolo della "lettera", a firma Emanuele Macaluso, pubblicata domenica da L'Unità. L'ex direttore del quotidiano fondato da Antonio Gramsci, tanto per cambiare, se la prende con Il Fatto Quotidiano, colpevole di "aggredire" il Capo dello Stato. Nel mirino di Macaluso le intercettazioni della Procura di Palermo e soprattutto, l'editoriale di giovedì scorso di Marco Travaglio: "Nel suo articolo - scrive l'ex parlamentare del Pci - Travaglio usa interrogativi retorici per dire che lui sa di cosa si tratta".

Il riferimento è al contenuto delle conversazioni tra Mancino e Napolitano: "Infatti - prosegue - ci informa che le intercettazioni sarebbero ‘due' e non una o tre: come fa a saperlo? Ma il dottor Messineo non ha detto che lui custodisce quei documenti in attesa di essere distrutti. Può dirci chi informa il Travaglio?". Poi, bontà sua, l'ultimo direttore de Il Riformista informa che "il giornalista che ha una notizia, anche secretata, deve darla". Ed è esattamente quello che Il Fatto avrebbe già scritto, se le insinuazioni di Macaluso fossero reali.

2 - TRAVAGLIO, FLORES E LE INTERCETTAZIONI VIETATE...
Lettera di Emanuele Macaluso pubblicata da "l'Unità"

Nei giorni scorsi il procuratore capo di Palermo, Messineo, rispondendo con una lettera a Scalfari, che aveva mosso serie obiezioni al fatto che «indirettamente » era stato intercettato il Presidente della Repubblica (a telefonare era Mancino), replicava sul merito delle obiezioni e concludeva che quelle telefonate non hanno alcun interesse per le indagini per cui erano state chieste e autorizzate e intanto sono state secretate in attesa di essere distrutte.

Giovedì, però, Marco Travaglio concludeva il suo editoriale, dedicato sempre ad aggredire il Capo dello Stato, con queste parole: «in quelle due telefonate c'è qualcosa che noi non sappiamo e non dobbiamo sapere? ». Chiedo: le intercettazioni servono solo ai processi? E quelle che a questo uso non sono idonee debbono essere date a Travaglio? Il quale, nel suo articolo, usa interrogativi retorici per dire che lui sa di che si tratta. Infatti, ci informa che le telefonate sarebbero «due» e non una o tre: come fa a saperlo?

Ma il dottor Messineo non ha detto che lui custodisce quei documenti in attesa di essere distrutti? Può dirci chi informa il Travaglio? Forse non è difficile capirlo. Ieri Paolo Flores D'Arcais, sempre sul "il Fatto", ha ripreso la polemica sulla «legge bavaglio», inventando pressioni che verrebbero da ogni parte. Per quel che mi riguarda, ho già detto, su questo quotidiano, che il giornalista che ha una notizia, anche secretata, deve darla: dipende da lui e dal direttore valutarne la opportunità e l'onestà del contenuto. Nessuna censura.

Cosa diversa è la responsabilità del magistrato al quale la legge affida l'uso delle intercettazioni e la loro diffusione o secretazione.È il caso che ho già sollevato per l'intercettazione della conversazione tra il generale Mori e un suo collega che parlano di fatti che non hanno alcuna attinenza con i processi o con indagini in corso, abusivamente distribuita agli avvocati per diffonderla.

Caso su cui la Procura di Palermo ha taciuto. Caso che mi riguarda personalmente e se non avrò una risposta da parte del procuratore mi rivolgerò al Consiglio superiore della magistratura per sapere se i diritti dei cittadini sono tutelati dalla legge o no, anche quando sono chiamati in causa i magistrati.

Oggi riprendo il tema discutendo il recente articolo di Travaglio. Flores nel suo editoriale dice che, a proposito delle intercettazioni del Quirinale, ci sarebbe una campagna contro i magistrati che prendono sul serio il principio della «legge uguale per tutti». No. In questo caso si tratta di sapere se «La legge è uguale per tutti» si ferma alle soglie della Procura di Palermo. E proprio su questo punto, per quel che mi riguarda non mollerò sino a quando il chiarimento non arriverà.

 

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