ALTRO CHE FREGNONE! - SECONDO LA CIA, IL BAMBOLONE NORDCOREANO, KIM JONG UN, È FIGLIO DI TANTO PADRE - CAPACE DI CRUDELTÀ SADICHE, PERSECUTORE DI DISERTORI, MANDANTE DI ATTACCHI CONTRO LA COREA DEL SUD, CON UN CARATTERE VIOLENTO FORGIATO A IMMAGINE E SOMIGLIANZA DEL ‘CARO LEADER’ - CICCIO-KIM DEVE SPERARE CHE IL PAESE, GIÀ ECONOMICAMENTE IN GINOCCHIO, NON FALLISCA: LA CINA È PRONTA INTERVENIRE PER RIPIANARE I DEBITI, DESTITUIRE IL GOVERNO E FARE DI PYONGYANG UNA PROVINCIA ESTERNA…

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1 - "SADICO E SPIETATO" IL DOSSIER DELLA CIA SUL GIOVANE TIRANNO
Maurizio Molinari per "la Stampa"


Capace di crudeltà sadiche, torturatore di piccoli animali, con un carattere imprevedibile, mandante di attacchi contro la Corea del Sud, persecutore di disertori e scelto dal padre come erede in ragione di tali caratteristiche: è il profilo di Kim Jong Un come emerge da analisi dell'intelligence americana e giapponese.

Gli 007 americani sono nel mirino delle critiche per essere stati colti di sorpresa dalla scomparsa del dittatore Kim Jong Il - come già avvenne per il reattore nucleare di Yongbyon e per l'impianto atomico nordcoreano in Siria, distrutto dagli israeliani nel 2007 - e nel tentativo di difendere la propria credibilità sul dossier di Pyongyang fanno trapelare attraverso il «Wall Street Journal» carte su Kim Jong Un con dettagli finora rimasti segreti.

Anzitutto sul suo carattere, definito «violento», «crudele» e «preoccupante» perché «quando era bambino torturava piccoli animali» ed è poi cresciuto nel «culto della personalità del padre» dimostrandosi «ancora più spietato e imprevedibile di lui» affermano le fonti citate dal «Wall Street Journal», secondo le quali nonostante il periodo di studi trascorso in Svizzera Kim Jong Un «è cresciuto per gran parte della vita in Corea del Nord». Un periodo determinate è, secondo fonti giapponesi, quello passato nell'accademia militare di Pyongyang «dove aveva insegnanti personali e non partecipava alla classi» restando isolato.

Di lui si conosce assai meno di quanto si sapeva del padre quando del 1994 salì al potere dopo la morte di Kim Il Sung. L'artefice di tale segretezza sarebbe Kim Jong Il, regista di una designazione destinata rinnovare l'autoisolamento della Corea del Nord perché il figlio Kim Jong Un è stato forgiato, cresciuto ed educato a sua immagine e somiglianza.

Fra i pochi ad aver letto i rapporti dell'intelligence sul nuovo potente di Pyongyang c'è Mike Roberg, capo della commissione Esteri della Camera dei Rappresentanti, che definisce «non buono» il suo carattere. A dimostrarlo sarebbe il fatto che i due attacchi militari lanciati dalla Corea del Nord contro la Corea del Sud nel 2010, l'affondamento di una nave da guerra e il bombardamento di un'isola lungo il confine, sarebbero stati ordinati di persona da Kim Jong Un per testimoniare alle gerarchie delle forze armate la capacità di guidare la nazione.

Sempre lui avrebbe spinto le forze di sicurezza, secondo fonti di Tokio, a intensificare la caccia ai disertori. A sostenerlo dentro l'esercito vi sarebbero due pesi massimi della nomenklatura: il vicemaresciallo Ri Yong Ho, destinato a guidare le forze armate durante la transizione, e Jang Song Thaek, ex stretto consigliere di Kim Jong Il del quale ha sposato la figlia Kim Kyong Hui.

«Nel breve termine potremmo trovarci davanti ad un leader aggressivo, determinato in questo modo a consolidare il proprio potere» spiega Bruce Klinger, ex analista dell'intelligence ora in forza alla Fondazione Heritage di Washington. Si tratta di uno scenario che potrebbe portare ad una escalation di tensioni con la Corea del Sud e forse con il Giappone.

«Disponiamo di piani dettagliati su cosa fare se la Corea del Nord dovesse lanciare attacchi - assicura al New York Times Michael Green, ex consigliere di George W. Bush sull'Asia - mentre non ne abbiamo sull'ipotesi di uno sgretolamento interno del regime».
Ma anche se non dovesse avvenire nulla di tutto ciò, le conseguenze potrebbero essere preoccupanti «perché Kim Jong-Un avendo a disposizione una transizione facile continuerebbe ad affamare la popolazione ed a sviluppare l'arsenale nucleare» sottolinea Jeffrey Bader, ex consigliere asiatico del presidente Obama.

2 - LA CINA POTREBBE RIVELARSI IL VERO ALLEATO IN UN EVENTUALE SALVATAGGIO DELLA COREA DEL NORD
Wayne Arnold per "la Stampa"

Un giorno la Corea del Sud assorbirà la sua cugina povera del Nord. Questa almeno è l'ipotesi più diffusa. Ma se la Corea del Nord dovesse fallire, potrebbe essere Pechino ad avere più interesse a sostenerla. La Cina si ritroverebbe a dover iniettare liquidità in cambio di una gestione più responsabile a Pyongyang.

La morte del leader, Kim Jong-il lascia il Paese in una situazione terribile. Kim ha avuto più di un decennio per consolidare il controllo prima della morte di suo padre, Kim Il-sung, nel 1994. Suo figlio, Kim Jong-un, è stato nominato successore meno di un anno fa. La popolazione della Corea del Nord si trova di fronte a carenze alimentari croniche. La Corea del Sud ha meno interesse di quanto molti ritengano. Nonostante la condivisione della storia e della lingua, pochi giovani sudcoreani ritengono la Corea del Nord qualcosa più di un vicino fastidioso.

Quelli disposti a pagare l'enorme costo della riunificazione potrebbero essere più interessati a rimuovere la minaccia nucleare che a creare l'unità nazionale. La Cina non gradirebbe una Corea unita, soprattutto visto lo stretto legame della Corea del Sud con gli Usa. La Cina è il più grande partner commerciale della Corea del Nord e condivide con questa un confine che è l'itinerario preferito dai disertori. Ha buoni motivi per volere che Pyongyang imiti il suo capitalismo socialista, il che in parte spiega le quattro visite di Kim Jong-il alla Cina negli ultimi 18 mesi.

Pechino potrebbe avere già in serbo piani per un salvataggio teorico. Il debito estero della Corea del Nord è grosso modo stimato in sei volte il Pil. Se fallisse, avrebbe bisogno di valuta forte e di aiuti umanitari per prevenire la carestia e un'ondata di rifugiati. Avrebbe bisogno di prestiti a bassi interessi per rafforzare le riserve. Ma la sfida più difficile potrebbe essere quella di capire chi guiderà il Paese. I Kim e i loro sostenitori militari dovrebbero andarsene, così come le loro armi nucleari. Questa potrebbe essere la parte più complessa di un eventuale salvataggio. Per ora, entrambi i vicini staranno sperando che questo momento arrivi il più tardi possibile.

 

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