‘INTELLÒ’ MARINATI - IL TRIONFO DI MARINE LE PEN METTE A TACERE GLI INTELLETTUALI D’OLTRALPE – UNICA VOCE CONTRO IL DIRETTORE DEL FESTIVAL DI AVIGNONE: ‘NON CAPISCO IL SILENZIO, SE ABBIAMO DECISO DI FARE GLI STRUZZI, CE NE PENTIREMO AMARAMENTE’

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Alberto Mattioli per ‘La Stampa'

E gli «intellos» che fine hanno fatto? Marine Le Pen si prende la Francia e tutti i soliti noti del prêt-à-penser rimangono zitti. Non un editoriale sui giornali, un appello, una raccolta di firme. La categoria tace, tacciono gli indignati speciali, tace perfino Bernard-Henry Lévy, che pure di solito parla di tutto. Mai silenzio è stato più assordante e soprattutto più sorprendente. Quando Le Pen padre rischiò di diventare Presidente della Repubblica si scatenò l'indignazione per la prospettiva di un «facho» all'Eliseo. Era il 2002, ma sembra il pleistocene.

L'unico a scendere in campo, finora, è stato Olivier Py. Regista, autore, attore, da settembre è direttore del Festival di Avignone, la più grande manifestazione teatrale del mondo. Ma domenica scorsa, al primo turno delle amministrative, ad Avignone è arrivato in testa, con il 29 e rotti per cento, il candidato del Front national, Philippe Lottiaux, quindi domenica prossima è, se non probabile, possibile che diventi sindaco.

Py è omosessuale, cattolico, di sinistra e quando ne ha voglia si esibisce come cantante «en travesti» con lo pseudonimo di Miss Knife: non è esattamente il curriculum che piace ai frontisti. Di certo, i frontisti non piacciono a lui. Quindi Py ha fatto sapere che, se Lottiaux vincerà, lui se ne andrà dopo il Festival «di resistenza» del 2014, che sarà fatto soltanto per «emmerder» (occorre tradurre?) i nuovi padroni.

Al telefono, Py ostenta una serenità che non ha («Sto ricevendo insulti omofobi e minacce di morte») e conferma tutto: «Il Festival e il Front sono incompatibili. Perché ovunque abbia governato, il Fn ha distrutto la cultura. E poi perché il Festival è nato nel segno dell'accoglienza per lo straniero, contro l'intolleranza, la chiusura, il nazionalismo. Contro tutto quel che Marine Le Pen rappresenta». La quale Marine ha risposto che Py «è penoso» perché «prende in ostaggio la cultura. Se non è contento, dia pure le dimissioni».

Dal canto loro, i suoi seguaci locali assicurano che non toccheranno il Festival, anche perché Avignone è come Salisburgo, vive principalmente di quello, e la kermesse «vale» 23 milioni di indotto e il 50% del fatturato annuo di alberghi e ristoranti. Fin qui, è il gioco delle parti. Ma era legittimo aspettarsi un coro di solidarietà per Py.

Invece è arrivato solo il sostegno di Jean-Michel Ribes, direttore del Théâtre du Rond-Point di Parigi, che però ha fatto la campagna elettorale per Hollande e quindi è schieratissimo. Per il resto, silenzio. Anzi, i commentatori culturali dei giornali hanno stroncato Py. Per esempio, Jérôme Béglé che sul «Point» titola la sua bordata «Py farebbe meglio a stare zitto» e spiega che proprio dove il Fn vince c'è più bisogno di cultura.

Il più sorpreso di tutti è proprio Py: «Non capisco questo silenzio. I casi sono due. O pensiamo che il Front national non sia più quello di una volta, cioè sia diventato più democratico e meno violento, e allora ci sbagliamo. Oppure abbiamo deciso di fare la politica dello struzzo, e allora ce ne pentiremo tutti amaramente. Io vado avanti anche da solo. Sono il direttore del Festival di Avignone e non mi assumo la responsabilità storica di consegnare l'opera di Jean Vilar (il mitico fondatore del Festival, ndr) a madame Le Pen».

Tira le somme Robert Maggiori, filosofo e firma di «Libération»: «Gli intellettuali ci sono ancora, la classe intellettuale no. Mancano le figure di riferimento e manca la voglia di mettersi insieme. E poi ormai les jeux sont faits: il Fn esiste da vent'anni, è entrato stabilmente nel gioco politico francese. Il suo successo è la fine di una dinamica, non l'inizio». Indignazione addio.

 

 

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