SE NON CIVATI DA SOLO, TI CI MANDO: “RENZI E’ TALENTUOSO MA ARROGANTE: HA DECISO DI DIVENTARE PREMIER ED E’ FINITO NELLA PALUDEIL TRADIMENTO È STATO IL SUO MODO DI FARE POLITICA - HA SBAGLIATO A DRAMMATIZZARE, A CHIUDERSI NEL ‘GIGLIO MAGICO’ E A FARE DI OGNI QUESTIONE UNO SPAREGGIO”

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Giovanna Casadio per “la Repubblica”

 

«Ci siamo sentiti per telefono con Matteo qualche giorno fa. Dopo tanto tempo. È stato lui a dirmi: "Parliamoci, solo per dirci come stiamo"». Pippo Civati, ex parlamentare dem, è stato amico di Matteo Renzi con cui organizzò la prima Leopolda, il meeting del renzismo nel 2010. Ma nel maggio del 2015 Civati lascia il Pd e spara a zero sul premier-segretario.

 

Civati, dove ha sbagliato Renzi secondo lei?

«Renzi ha tradito un mandato che gli era stato dato alle primarie del 2013. Su di lui c'era una aspettativa molto forte. Nella impasse delle larghe intese sembrava quello che entrando sulla scena politica avrebbe sbloccato la situazione. Invece».

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Invece?

«Ha deciso di diventare premier ed è entrato in un palude. Occorreva allora finirla con le larghe intese e andare a votare il prima possibile. Ma si è rivelato assolutamente divisivo: ha diviso gruppi politici, intere tradizioni culturali con l'accanimento verso alcuni, penso a come ha banalizzato la figura di Enrico Letta, di Romano Prodi, di Giuliano Pisapia. Una cosa da non fare».

 

Quando le è diventato antipatico Renzi?

«Ma no, non è questione di antipatia o simpatia. È un progetto politico che ci divide. Matteo comunque è molto caratteriale. Se l'è preso con me nel libro Avanti, dicendo che prendevo pochi voti ho risposto con Dante "e più non vi leggemmo avante, meglio Avanti"»

 

Il suo giudizio oggi su Renzi?

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«È diventato un uomo di potere, talentuoso sì ma arrogante e tutto preso da quel ruolo. Dopo tanto tempo l' ho sentito al telefono. Non ci sono risentimenti da parte mia, se ho litigato con Renzi è per ragioni politiche, per divisioni profonde di progetto e programma ».

 

Dopo la prima Leopolda come vi siete lasciati?

«Non benissimo, perché lui fece scelte pesanti. Alla seconda Leopolda neppure mi invitò, insomma fece un po' di renzate. Però non c' è inimicizia da parte mia. Trovo che il tradimento è stato il suo modo di fare politica: capovolgere le cose, rottamare. L' aspetto caratteriale e quello politico vanno insieme».

 

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Rimpianti?

«Poteva essere una miscela formidabile quel primo gruppo del 2013, una vera sfida, senza blindarsi con "gigli magici"e accusando tutti gli altri. Ha sbagliato a drammatizzare e a fare di ogni questione uno spareggio. Un politico di quel livello doveva essere non autocentrato».

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