DUE COLPI IN FACCIA PER OSAMA - IL LIBRO DELL’EX SEAL CHE PARTECIPO’ AL BLITZ DI ABBOTTABAD, SMENTISCE LA VERSIONE DEL CONFLITTO A FUOCO: BIN LADEN FU UCCISO A SANGUE FREDDO - IL COMMANDO VIDE OSAMA FARE CAPOLINO DALLA PORTA - “DUE COLPI SORDI, BOP BOP, E PEZZI DI CERVELLO E SANGUE SCHIZZARONO FUORI DAL CRANIO” - “IL CORPO ERA IN PREDA A CONVULSIONI, PUNTAMMO I LASER DEI FUCILI SUL PETTO DEL MORIBONDO E SPARAMMO ALCUNE RAFFICHE…”

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Francesco Semprini per La Stampa

Nessun conflitto a fuoco durato quaranta minuti. Nessun tentativo di resistenza armata da parte di Osama bin Laden. Un colpo secco, al volto, e il fondatore di Al Qaeda non ha nemmeno avuto il tempo di intravedere i suoi esecutori. È la ricostruzione del blitz conclusa con l'eliminazione del più ricercato al mondo che emerge da «No Easy Day», il libro scritto da Mark Owen - pseudonimo di Mark Bissonnette secondo quanto riferito da FoxNews ex membro dei Navy Seals che partecipò a quell'azione.

Una ricostruzione che differisce nella sostanza e nei principi da quella fornita nei giorni seguiti al blitz. Quella notte tra il primo e il 2 maggio del 2011, il commando dei Navy Seals arriva con gli elicotteri sul covo di Abbottabad, in Pakistan. Un gruppo sale una scala stretta per conquistare il piano superiore dove si trova la stanza di Bin Laden.

Il caposquadra scorge un uomo fare capolino dalla camera: «Eravamo a meno di cinque scalini dal piano, quando ho sentito due colpi sordi, bop bop - scrive Owen -. Non potevo capire se i colpi erano andati a segno. L'uomo però è scomparso dentro la camera buia». I Navy Seals entrano con circospezione nella stanza e vedono alcune donne chinate su un corpo. È disteso a terra, indosso ha una maglietta bianca senza maniche, pantaloni larghi beige e tunica dello stesso colore. Nessuna arma in mano o accanto al corpo.

«Pezzi di cervello e sangue schizzavano fuori dal cranio», dice Owen, mentre il corpo era in preda a convulsioni. Il «most wanted» della jihad islamica è agonizzante, così Mark e un collega dei Seals puntano «i laser dei fucili sul petto del moribondo e sparano alcune raffiche. Le pallottole inchiodano il corpo a terra sino a quando non dà più segno di vita».

Il commando poi osserva con attenzione il volto dell'uomo e interroga una delle donne per capire se si tratta veramente di Bin Laden. La ricostruzione appare in netto contrasto con la natura della missione. Secondo Owen prima della partenza per Abbottabad, un legale inviato da Casa Bianca o Pentagono aveva precisato che non si sarebbe trattato di un assassinio: «Se non pone minacce reali dovete catturarlo».

Ordini violati o procedura parallela prevista? Questo non è dato saperlo. Quello che è certo è che dalla perquisizione della stanza di Abbottabad, i Seals trovano un fucile Ak-47 e una pistola Makarov con i caricatori vuoti. Bin Laden «non aveva intenzione di combattere - conclude Owen -. Ha chiesto ai suoi seguaci di farsi saltare in aria su aeroplani e palazzi, e lui nemmeno ha preso in mano un'arma».

 

 

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