CI VOLEVA IL GOVERNO MONTI PER SOLLEVARE LA FURIA DEI VERTICI MILITARI

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

Vincenzo Nigro per "la Repubblica"

Oggi il capo di stato maggiore della Marina, l'ammiraglio Giuseppe De Giorgi, sarà a Brindisi. Nel comando del battaglione San Marco incontrerà gli ufficiali, i responsabili del corpo di élite della sua forza armata. Non c'è bisogno di spiegare perché: per quattro giorni la Marina Militare italiana ha sbandato dolorosamente, a tutti i livelli sono emerse l'incomprensione, la rabbia per le decisioni non chiaramente decifrabili del Governo sui due marò in India. Un movimento che da sotterraneo, venerdì all'improvviso è diventato pubblico.

I comunicati del Cocer Marina e poi del Cocer Interforze, i due "sindacati" dei militari, erano un segnale chiaro. Il Cocer Marina scriveva di «sconcerto e disorientamento del personale della Marina di ogni grado e ruolo in merito alla tragica vicenda che ha coinvolto nuovamente il destino di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone».

«Non possiamo immaginare lo stato d'animo dei nostri ragazzi e delle loro famiglie che nel giro di pochi giorni hanno visto assumere due decisioni profondamente contrapposte da parte del Governo, che pur ribadendo nei giorni scorsi le ragioni di diritto in base alle quali l'Italia aveva legittimamente deciso di non far rientrare i nostri fucilieri in India, oggi ne dispone il tempestivo rientro».

Una aggiunta ancora più allarmante è quella che segue: «Con quale serenità gli uomini della Marina, oggi possono continuare a fare il loro dovere, a bordo delle unità navali e nei teatri operativi, avendo constatato che le quotidiane azioni, che impongono l'assunzione diretta di rischi e responsabilità, non troveranno una adeguata difesa e tutela da parte della Nazione?».

Oggi quindi De Giorgi vola a Brindisi. Un ufficiale a lui vicino spiega chiaramente la posizione del capo: «Quello italiano non è un esercito da terzo mondo, affronteremo questa fase difficile con sacrificio e dignità. Ma le cose vanno spiegate, e condivise, non ci sono ordini che tengono se non c'è conoscenza e condivisione».

Un altro segnale di responsabilità è il "mantra" che gli stessi Latorre e Girone hanno ripetuto anche ieri da New Delhi al Tg1: «Siamo militari, abbiamo le stellette, sappiamo obbedire, nella buona e nella cattiva sorte». E ancora, non a caso ieri anche i capi di Esercito e Aeronautica, Claudio Graziano e Pasquale Preziosa, hanno battuto un colpo: «Ogni uomo e donna di Esercito e Aeronautica è vicino a Massimiliano e Salvatore».

 

TERZI E MARO I DUE MARO GIRONE E LATORRE DANIELE MANCINI TRA SALVATORE GIRONE E MASSIMILIANO LATORRE jpegI DUE MARO LATORRE E GIRONE