DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI…
Antonio Pollio Salimbeni per “il Messaggero”
Appena arrivata la lettera del ministro Tria con la conferma che la proposta di legge di bilancio 2019 non cambierà di una virgola, la Commissione europea ha cominciato subito a preparare l' opinione con cui oggi di fatto boccerà l' aumento del deficit/pil a quota 2,4%. Non c' è conferma, ma questo ci si aspetta accada a Strasburgo, dove dalle 13 si riuniscono i commissari.
Né mistero né sorpresa: una bocciatura se l' aspettano secca secca anche a Roma. Si tratta dell' opinione con cui si chiede al governo italiano di correggere il progetto di «finanziaria» per violazione particolarmente grave del patto di stabilità. Con l' assai probabile segnalazione che l'Italia sta mettendo a rischio il «funzionamento appropriato» dell' unione monetaria. Mai prima d' ora la Commissione ha preso una tale decisione nei confronti di uno Stato membro.
LA LETTERA IN RISPOSTA A MOSCOVICI DI TRIA
LA COLPA
Una decisione che è tecnica, nel senso che rimanda al rispetto delle regole condivise da tutti gli Stati, e politica insieme: la violazione del patto di stabilità (per il peggioramento significativo del deficit invece di un miglioramento) si accompagna alla negazione degli impegni assunti dal ministro Tria prima e dal premier Conte poi solo qualche mese fa. Di qui l' isolamento totale del governo italiano nell' Eurogruppo come nel Consiglio europeo.
Con la «bocciatura» il caso Italia sarà discusso apertamente nella prossima riunione dell' Eurogruppo il 5 novembre. Per il ministro Tria, si annuncia come secondo atto del processo di inizio ottobre a Lussemburgo. L' aria che tira sull' Italia è sempre gelida. Il cancelliere austriaco Kurz (presidente di turno della Ue), ieri ha detto che «se non corretto la Commissione europea deve respingere il bilancio dell' Italia».
E il ministro austriaco della finanze Loeger: «Se la Ue non tira il freno l' Italia prenderebbe in ostaggio l' Unione con una politica populista del debito, l' esempio della Grecia mostra quanto velocemente la situazione si fa seria». Invece, parlare del caso Grecia è per il direttore del fondo salva-stati Esm Klaus Regling fuori luogo: «Non si dovrebbe reagire oltre misura e si dovrebbe smettere di parlare dell' Italia come di una nuova Grecia. Certo ci sono dei rischi, ma il panico non è giustificato».
Il progetto di bilancio corretto dovrebbe essere presentato «il più presto possibile», indica il codice comunitario, al massimo entro tre settimane. Dopodichè la Commissione ha tre settimane di tempo per emettere una seconda opinione. Il problema però è un altro: il governo non ha al momento alcuna intenzione di procedere a una correzione. Di conseguenza si sa già che il 21 novembre prossimo, giorno in cui la Commissione ha deciso di pubblicare le opinioni sui progetti di bilancio degli Stati membri, il giudizio sull' Italia continuerà a essere negativo.
In assenza di novità da parte del governo, a quel punto, la Commissione può usare l' arma del debito: si tratta dell' apertura di una procedura per violazione della regola di riduzione del debito nel 2017. A fine maggio, l' Italia aveva evitato la procedura perché Bruxelles aveva tenuto conto di alcuni «fattori rilevanti» legati alla situazione economica che hanno impedito di rispettare il patto di stabilità. Dunque, usando ancora una volta la flessibilità a favore dell' Italia.
Però c' era una condizione: deve proseguire il consolidamento del bilancio verso il pareggio negli anni successivi. Dato che questo impegno ora viene platealmente negato e, anzi, il deficit sia nominale che strutturale peggiora, quella condizione viene meno. Si tratta di una procedura alquanto lunga, che per completarsi prenderà diversi mesi perché su ogni passo della Commissione devono pronunciarsi i ministri finanziari.
In ogni caso, l' opinione sul progetto di bilancio e la richiesta di correzione non passano dall' Eurogruppo-Ecofin, che però entreranno in gioco subito nel caso di apertura della procedura per violazione della regola di riduzione del debito. Procedura che può portare nella fase finale a sanzioni fino allo 0,2% del pil (3,6 miliardi a valori 2018).
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