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DAGOREPORT – QUANTO DURERA' LA STRATEGIA DEL SILENZIO DI GIORGIA MELONI? SI PRESENTERÀ IN AULA PER…
Dagoreport
1. SCLERO FESTAIOLO
Lasciate che gli inviti vadano a lui. Tra una cazziata al sindaco Luigi de Magistris sui matrimoni gay e un miracolo di San Gennaro, il vulcanico cardinale di Napoli Crescenzio Sepe non perde un appuntamento mondano che sia uno. C'è un ricevimento, una ricorrenza, una festa dalle parti del Vesuvio? Il porporato è sempre in prima fila: nell'ultimo mese, poi, è stato un susseguirsi di appuntamenti ad alto contenuto high society.
Enzo Tortora con le figlie Silvia a sinistra e Gaia
Ha iniziato con la cerimonia per la consegna delle onorificenze all'Ordine del merito in Prefettura, il 2 giugno, e ha proseguito con: il Premio San Gennaro, la kermesse “la Repubblica delle Idee” al Teatro San Carlo, il Bicentenario dell'Arma dei carabinieri, l'happening per l'onomastico del presidente dell'Aci Napoli Antonio Coppola, il ricevimento “Amici dell'ippica 2014”, il super-party per i 100 anni del “re delle cravatte” Maurizio Marinella, il galà del “Tennis club” per l'annuale raduno dei gentlemen drivers del trotto, la Festa dell'indipendenza filippina e il centenario del Circolo Canottieri. Ah, quasi stavamo per scordarcene: oggi, a Napoli, il cardinale partecipa anche al convegno su “Trasparenza e pubblica amministrazione” con il presidente nazionale dell'Anticorruzione Raffaele Cantone.
uliano con la nuova giunta il primo a sinistra e?? diego marmo pm del caso tortora
2. LA COMPAGNA DI TORTORA AL SINDACO: REVOCHI L'EX PM, CHI ACCUSÒ ENZO NON RAPPRESENTI POMPEI
Francesca Scopelliti per “Il Mattino”
Signor Sindaco di Pompei Nando Uliano, il 17 giugno segna l'anniversario dell'arresto di Enzo Tortora e l'inizio del calvario che lo portò al linciaggio mediatico, al carcere, alla malattia e alla morte. Ma anche a farsi protagonista di una sacrosanta battaglia per la giustizia giusta. Di tutti, per tutti. Per il nostro Paese.
Poi è accaduto che quello stesso giorno, trentuno anni dopo (a volte la realtà è più fantasiosa dell'immaginazione), lei abbia pensato di nominare assessore alla legalità del comune di Pompei proprio quel Diego Marmo che, nei panni di pubblico ministero nel processo contro Tortora, ne fu l'accanito accusatore, con toni che non appartenevano al suo ruolo.
GENNARO DI VIRGILIO CON NAPOLITANO E CARDINALE CRESCENZIO SEPE
Quasi che, come scrisse Gian Domenico Pisapia, «il pm non fosse il rappresentante sereno e imparziale dello Stato che fa valere nel processo la sua pretesa punitiva, ma considerasse l'imputato come un nemico personale da combattere e da abbattere». Definì Tortora «cinico mercante di morte», sostenne in dibattimento che era stato eletto con i voti della camorra, magnifico l'istruttoria «divina» firmata da Di Persia e Di Pietro, come un «lavoro perfetto, inattaccabile e svolto in tempi molto brevi».
La Corte di primo grado lo seguì, forse perché, come ammoniva Marmo, «se cade la posizione di Enzo Tortora si scredita tutta l'istruttoria». Non era possibile dimostrare la colpevolezza dell'imputato più eccellente del maxiprocesso, ma era necessario sentenziarne la condanna. L'indagine e il verdetto di primo grado furono sgretolati da altri magistrati, in appello prima e m Cassazione dopo, fino all'assoluzione di Enzo con formula piena.
Un Fedele bacia lanello al Cardinale Sepe
Non semplicemente un errore, come se ne fanno ovunque e quindi anche nei tribunali; o come la definì Giorgio Bocca una pagina vergognosa di «macelleria giudiziaria». Nondimeno Marmo, insieme ai suoi colleghi, ha fatto una bella carriera alla faccia di quel referendum sulla responsabilità dei magistrati del 1987, vinto con 1'85% di sì e tradito da una legge tanto inadeguata, quanto inapplicata.
Abbiamo visto e subito anche questo. Ma che adesso, dopo la carriera professionale, gli si dia anche un riconoscimento politico-istituzionale e lo si renda simbolo di legalità è davvero inaccettabile. Anzi, è offensivo. Sono certa che questo sia anche il pensiero di quei tanti magistrati seri, onesti e perbene. Perché premiare un magistrato che non ha semplicemente «sbagliato», ma che ha dimostrato un superficiale disprezzo dei propri doveri e degli altrui diritti, offende la buona reputazione della giustizia e dei giudici.
Cardinale Sepe
VINCINO - Cardinale Sepe - Dal Corriere
Una semplice domanda, sindaco Uliano: avrebbe mai dato la delega ai lavori pubblici ad un ingegnere che ha costruito un ponte crollato il giorno dopo dell'inaugurazione? Diego Marmo è un magistrato che - perseguendo un innocente e dando mostra di colpevole negligenza e di spaventosa protervia - ha fatto crollare la credibilità della giustizia, ha offeso il diritto, ha umiliato quella toga che invece dovrebbe, secondo il dettato costituzionale, essere una garanzia per i cittadini. Diego Marmo dovrebbe, per dignità, dimettersi, ma so che non lo farà. E allora chiedo a lei un atto di coraggio: ritiri quella delega. Dia a Pompei quella dignità che la storia le ha assegnato, quella sicurezza che il presente richiede con forza.
vesuviosegreto@gmail.com
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