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Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”
Nathalie Kosciusko-Morizet si è alzata in piedi durante la seduta del consiglio comunale e ha sventolato con orgoglio la scheda gialla con scritto «contre »: un appello alla rivolta verso la «Tour Triangle» giudicata costosa e inutile, e anche una piccola vendetta nei confronti della sindaca socialista Anne Hidalgo, che l’ha sconfitta nella corsa per Parigi di sette mesi fa e che è la più risoluta sostenitrice del progetto.
Il gesto della sarkozysta «NKM» ha funzionato metà: la costruzione della «Torre Triangolo» è stata in effetti bocciata grazie ai no della destra e degli ecologisti, ma una furibonda Hidalgo ha annunciato che farà annullare la votazione. Lo scrutinio era segreto, quelle schede esibite in gesto di sfida sono una violazione delle regole. Quindi, la partita è ancora aperta, e a deciderla sarà il tribunale amministrativo.
Al cuore della battaglia c’è un grattacielo piramidale alto 180 metri di cui si parla dal 2008 — allora il sindaco era Bertrand Delanoë — e del quale non è stato ancora posato neppure un mattone. Il voto di ieri avrebbe dovuto sbloccare definitivamente i lavori, ma quel palazzo di vetro è ormai diventato una — sia pur colossale — pedina di un gioco più ampio: indebolire il sindaco di sinistra e quindi la già zoppicante maggioranza al governo.
Hidalgo non si dà pace: «Siamo la sola città al mondo a rifiutare un investimento da 500 milioni di euro in un periodo di depressione economica». In effetti il costo sarebbe interamente a carico della società immobiliare Unibail-Rodamco, che ha affidato la realizzazione della torre — 88 mila metri quadrati su 42 piani — ai celebri architetti svizzeri Jacques Herzog e Thierry de Meuron.
Il sindaco pensa alle ricadute concrete, per esempio sulla creazione di posti di lavoro, e anche simboliche: «Questo edificio segnerà la storia architetturale di Parigi, trasmetterà un’immagine moderna della capitale all’estero».
La «Tour Triangle» sarebbe alta quanto il Gherkin di Norman Foster a Londra, comunque 144 metri più bassa della Tour Eiffel, che svetta su una città da sempre orizzontale. L’altro grattacielo risale ai primi anni Settanta, quando su impulso del presidente George Pompidou venne eretta la Tour Montparnasse (210 metri). Precedente poco fortunato, perché la Tour Montparnasse oggi è nota per offrire la vista di Parigi più bella: l’unica dove lei non compare.
La «Tour Triangle» nascerebbe proprio ai confini interni della città, nella zona del Parco delle Esposizioni, una cerniera ideale tra il centro e la periferia destinati nei prossimi anni a riunirsi in un unico «Grand Paris».
I tempi sono cambiati, ma Hidalgo e i socialisti vorrebbero poi riprendere almeno in parte la grande tradizione presidenziale dei lavori pubblici come impronta indelebile sulla città (Pompidou affidò a Renzo Piano il Centro con il suo nome, Giscard avviò il progetto del Museo d’Orsay, Mitterrand si scatenò con piramide del Louvre, Opéra Bastille, Défense, Grande biblioteca).
Neanche un mese fa Parigi ha fatto parlare di sé con la spettacolare Fondation Louis Vuitton costruita da Frank Gehry, ma quell’opera resterà legata al patron Bernard Arnault, più che agli amministratori pubblici.
ANNE HIDALGO E BERTRAND DELANOE jpeg
La «Tour Triangle», senza costare un soldo al contribuente, darebbe un altro salutare scossone all’immagine un po’ bloccata di Parigi, meno dinamica rispetto alla rivale Londra. «Ma la Torre non serve a nulla, in città ci sono già oltre un milione di metri quadri di uffici vuoti», insiste implacabile Nathalie Kosciusko-Morizet.
Secondo destra e verdi quel progetto poi assomiglia a «un gigante di plexiglas», è brutto. Argomento a Parigi poco conclusivo, da quando a fine Ottocento i grandi nomi dell’epoca (da Maupassant a Dumas a Verlaine) chiamarono la Tour Eiffel «odiosa colonna di latta imbullonata».
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