UN’EUROPA DI CARTA STRACCIA - BRUXELLES AGGIORNA IL MODO IN CUI SI CALCOLA IL PIL: L’ITALIA SARÀ PIÙ RICCA DI 15/30 MILIARDI SENZA FARE NULLA

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Claudio Antonelli per "Libero Quotidiano"

Buone notizie sul fronte del Pil. Dal prossimo settembre l'Italia (come il resto dell'Euro - pa) si troverà con 15/30 miliardi di Pil in più. Una percentuale compresa tra uno e due punti. Fra nove mesi entrerà infatti in vigore il nuovo sistema di calcolo Ue dei bilanci nazionali e andrà a rimpiazzare il vecchio entrato in vigore nel lontano 1995. Un'era fa, praticamente, se si considera quanto nel frattempo sia cambiata l'economia e quanto valore abbiano raggiunto tutti i beni non tangibili.

L'Esa 2010 (European System of Accounts) aggiornerà tutti i database di Eurostat, aggiungendo i numeri relativi agli asset non tangibili. Il nuovo sistema consentirà di inserire le voci in ricerca e sviluppo (che da sole valgono circa 1,9% del Pil Ue), gli investimenti militari, gli accantonamenti pensionistici e i servizi assicurativi. Inoltre sarà calcolato più favorevolmente il valore dei beni esportati per la sola trasformazione. Complessivamente, con il nuovo sistema, l'Unione vedrà un aumento del Pil del 2,4%.

Per i Paesi membri ciò corrisponderà a un diverso aumento dei Pil nazionali: si passa dall'incremento minimo per Lettonia, Lituania, Romania e Ungheria (tra +0,1% e +1%) a quello massimo previsto per la Svezia (tra +4% e +5%). L'incremento italiano sarà compreso tra l'1% e il 2%. In poche parole l'Europa si adegua agli standard internazionali; gli Usa lo hanno fatto a fine luglio del 2013, guadagnando circa 3 punti di Pil. Tra le voci, infatti, Washington lo scorso anno ha inserito anche una sorta di contabilità creativa. Sono entrati nell'elenco pure i deficit degli schemi pensionistici.

Addirittura oltre oceano si contabilizzerà ogni cinque anni quello che le imprese si sono impegnate a erogare e non solo quello che effettivamente versano o verseranno. Una forchetta che dovrebbe aggiungere altro mezzo punto al Pil complessivo. A ben vedere è sembrato proprio di essere di fronte a una risposta scaltra alle mazzate dell'economia reale. A gennaio 2013 i dati del Pil avevano sorpreso tutti gli analisti con un meno 0,1%, segnando la prima contrazione da quando nel secondo trimestre 2009 gli Stati Uniti erano entrati in recessione.

Un perdurare di stime non soddisfacenti avrebbe imposto un ribasso anche per la seconda parte del 2013. Ma ecco che con sorpresa ad agosto 2013 il primo semestre è stato archiviato. Come fosse preistoria. E un più 3% di Pil - anche se deciso a tavolino - ha messo il turbo all'economia Usa. E ha permesso soprattutto a Barack Obama di gestire con maggiore serenità gli impegni presi in ambito di fiscal clift. Insomma, aggirare i tagli lineari. Quello che potrebbe accadere all'Italia. Certo, cum grano salis.

C'è sempre il fiscal compact che incombe su di noi. L'obbligo di stare nei parametri di bilancio imposti dall'Unione Europea, ma come hanno fatto gli Stati Uniti potremo muoverci con maggiore destrezza. Sarà decisamente più semplice stare sotto il 3% di deficit. Tutti gli investimenti in ricerca e sviluppo e le spese militari non saranno un costo ma un ricavo.

Basti pensare agli F 35, i caccia prodotti da Lockheed Martin e tanto contestati dalla sinistra italiana. Con il gioco contabile avviato dalla Ue la spesa, che nell'arco totale di vita del velivolo si aggira sui 12 miliardi, andrà a finire direttamente nel Pil e renderà ancora più interessante il ritorno della produzione sull'economia italiana previsto in 15 miliardi di euro. Allo stesso modo sarà più facile immaginare che anche l'Italia possa dotarsi di una vera agenda digitale da realizzare in breve tempo. Certo spostare l'asticella del deficit/Pil dovrebbe creare i presupposti di un taglio delle tasse e un aumento degli investimenti, ma senza far dimenticare il taglio della spesa pubblica.

Altrimenti il beneficio durerebbe poco. Il direttore dell'Istat Gian Paolo Oneto ha subito messo le mani avanti sostenendo che l'impatto dei nuovi calcoli sul rapporto deficit/Pil potrebbe essere proporzionale. «La revisione dei dati sul Pil non è conclusa. Potrebbe per esempio cambiare il perimetro della pubblica amministrazione», ha aggiunto Oneto, «nessuno può dire adesso con quali impatti, se positivi o negativi, sul deficit».

Comprensibile che l'Istat non voglia sbilanciarsi. Se comunque la Ue decidesse di favorire l'aggiustamento in termini di Pil e non di deficit, a quel punto si imporrebbe a dir poco una mossa politica da parte di Roma. In ogni caso, come l'ef - fetto possa essere negativo non ci riesce comprenderlo. A meno che la politica non ne approfitti per fare altro debito pubblico.

 

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